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L'adolescenza è spesso un periodo sovraccaricato emotivamente nella relazione genitore/figlio. La crescente distanza, dovuta alla differenziazione delle personalità, nello sviluppo dei giovani, e i disaccordi che ne derivano, possono provocare momenti di rabbia tra genitori e figli adolescenti.

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Man mano che i figli diventano più assertivi, l’adolescenza inizia a logorare la vecchia vicinanza e compatibilità dell’infanzia a cui genitore e figlio erano abituati, creando lo spazio per  una maggiore libertà di sviluppo.

L'adolescenza è un periodo spesso irritante poiché il giovane si oppone e si allontana dall'autorità dei genitori, si distacca socialmente e si differenzia dal bambino che è stato, forma una “seconda famiglia” di amici e mostra un atteggiamento da adulto. Tutte queste dinamiche alterano la precedente relazione con i genitori.

In questo modo l’adolescenza separa sempre più genitori e figli, un necessario passaggio evolutivo caratterizzato da una distanza e da diversità prima inesistenti.

In casa ora possono esserci più momenti di frustrazione, irritazione, opposizione e rabbia sia nei giovani sia negli adulti. Poiché l'adolescente desidera sempre più affermare la propria autorità, è più facile che si arrabbi quando non può farlo, quando la libertà che vorrebbe gli viene negata.

Non si perde l’amore reciproco ma mantenere la vicinanza solita in genere diventa più difficile.

Può essere forte la sensazione per i genitori di sentirsi offesi dal loro ragazzo, ora più passivamente e attivamente resistente e, per desiderio di indipendenza e di espressione di individualità, meno facilmente arrendevole e conformabile alle richieste degli adulti.

Quello che generalmente funziona meglio per i genitori, consigliano gli psicologi, rispetto alle reazioni di rabbia e ai divieti è lavorare per assecondare lo sviluppo dei figli, accettando che l’adolescenza cambierà non solo i figli ma loro stessi, e la relazione.

Quando invece i genitori si oppongono con rabbia a questo adattamento, è importante, per evitarlo, che analizzino e comprendano l’infelicità che ne deriva.

Cos'è la rabbia?

La rabbia, spiega la psicologia, è spesso l’esito emotivo di una contrarietà a qualche esperienza che si giudica indesiderata, inaspettata, ingiusta o immeritata: Una reazione a quello che si percepisce come un torto.

Nella maggior parte dei casi, le persone si arrabbiano quando sentono di avere ricevuto un'offesa, un rifiuto a qualcosa che si desidera o un attacco al loro benessere. È un sentimento complicato da gestire. Per certi versi può essere utile, per altri dannoso.

Utile quando è una reazione di difesa che si oppone alle violazioni del proprio benessere e può sostenere una risposta che esprime i propri sentimenti, che protegge o che corregge qualcosa di ingiusto.

Dannosa quando può arrecare ferite come contraccambio immediato a quello che qualcuno ci ha fatto.

Rabbia e adolescenza

L'adolescenza può essere un'età più arrabbiata poiché il desiderio di libertà diventa più urgente e le esigenze della vita familiare vengono sentite sempre più come frustranti. Il giovane vuole potere di più, non accetta quello che gli adulti vorrebbero facesse. Le restrizioni e le richieste dei genitori diventano più difficili da accettare perché ostacolano la libertà personale.

Per quanto riguarda i genitori, la crescente resistenza dei figli sotto forma di discussione attiva e resistenza passiva può rendere la relazione con loro più diffidente e faticosa. In questa situazione è più facile offendersi l'uno con l'altro.

I giovani si lamentano per la poca indipendenza concessa e per non sentire accettati i propri cambiamenti personali. Parallelamente, i genitori criticano da un altro versante le stesse due questioni.

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Cause della rabbia

Può aiutare gli adulti, nella loro funzione educativa, capire come può sorgere la rabbia. Sebbene ci siano molte cause, ci sono situazioni comuni di minaccia del proprio benessere, dai fronti opposti della relazione genitore/adolescente.

Riguardano atti che si ricevono come un’offesa, oppure lo stress provocato da un eccesso di richiesta sulle cose da fare. Frustrazione per non aver raggiunto l’obiettivo del proprio impegno. Il sentirsi maltrattati o obbligati a fare cose indesiderate.

La rabbia può derivare dalla sorpresa nell’affrontare un fatto imprevisto, dall’impazienza di dover aspettare qualcosa che si vorrebbe subito, dalla delusione di una speranza che non si avvera.

Poiché la rabbia generalizzata può essere difficile da gestire perché sembra difficile comprenderne fino in fondo le origini, gli psicologi affermano che può essere utile definire bene la questione per cui ci si è arrabbiati.

È meglio descrivere fattualmente quello che si è percepito come una violazione per poterlo comprendere meglio: parlare in termini di ciò che è accaduto o non è accaduto, e che ha dato origine a un sentimento di offesa. Così almeno adulti e giovani possono capire per cosa realmente si sono arrabbiati.

Sebbene la rabbia possa far sentire male e portare a comportarsi in modo incontrollato, può anche essere utilizzata in molti usi costruttivi. Ad esempio, per obiettare, per protestare contro un’offesa, per denunciare una violazione, per proteggere da una ferita, per dare più forza a un intervento correttivo.

La rabbia può aiutare a opporsi a maltrattamenti, esprimere opposizione, lamentele, per difendere i propri diritti e correggere torti.

Naturalmente, dal lato negativo, dal momento che può essere manipolativa, intimidatoria e offensiva se espressa con forza, un adulto non dovrebbe usare mai la rabbia per fare il prepotente o punire. Con l'esempio e l'insegnamento, i genitori possono insegnare ai figli di non usare la rabbia per ferire o ottenere ciò che vogliono. In famiglia, la rabbia non deve essere mai usata in modo aggressivo.

Gestire la rabbia

Gestire la rabbia può diventare complicato. È bene, come detto, far leva sulla rabbia per mettere a fuoco e rispondere agli attacchi al proprio benessere; ma non darle sfogo gravati da un senso di risentimento o usarla nei confronti dei figli  per giustificare qualcosa di sbagliato.

Anche quando è arrabbiato un adulto deve esprimerlo in modi utili e non offensivi.

Il compito della gestione emotiva può essere impegnativo. Occorre imparare a non usarla per alimentare il rancore, per mantenere il risentimento, per giustificare un'azione sbagliata o per ottenere ciò che si vuole.

L’adolescenza è già un periodo turbolento per i figli adolescenti, i genitori devono mantenere la propria sobrietà emotiva, quando si oppongono, tenendo fede a ciò che dicono e rispettando per primi le regole che stabiliscono.

Quando ci si sente arrabbiati, bisogna anzitutto comprendere il vero motivo per cui lo si è. E chiedersi cosa avverrebbe se si cambiasse il proprio atteggiamento mentale (la percezione, il giudizio o l’aspettativa), se questo allevierebbe o annullerebbe il proprio senso di offesa.

La rabbia è complicata perché spesso può essere un'emozione di copertura , che maschera un altro sentimento infelice, un travestimento per sentirsi frustrati, feriti, minacciati, delusi o sospettosi.

Quando si è arrabbiati, vale la pena chiedersi cosa, oltre alla rabbia, si sta provando.

Non è che non ci si dovrebbe arrabbiare, non sarebbe un buon consiglio, consigliano gli psicologi. Perché c'è posto per una rabbia onesta. Se ben utilizzata, la rabbia identifica qualche offesa del benessere e può dare energia creando una sana risposta che mette in chiaro le cose, protegge e indica una correzione.

Quello di cui danno esempio i genitori è un insegnamento fondamentale. Se gestiscono la propria rabbia in modo costruttivo fanno in modo che una figlia o un figlio possano imparare a fare lo stesso.


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