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I genitori spesso si preoccupano quando i loro figli, da giovani adulti, stanno per andarsene di casa, impensieriti dalle difficoltà che dovranno affrontare. In genere, però, lo fanno senza riflettere attentamente sulla propria esperienza e sui problemi vissuti quando loro stessi hanno lasciato la famiglia per costruirsi una vita propria.

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Spesso, i dettagli e gli stessi contorni di quel passaggio delicato si sono persi nella memoria e non sono facilmente o volentieri ricordati.

Tuttavia, spiegano gli psicologi che conoscono, da terapeuti, le dinamiche familiari, può essere di valore inestimabile il fatto che i genitori si prendano il tempo di rivisitare il superamento di quella soglia importante nella loro vita, soprattutto quando arriva per il proprio figlio il momento di farlo.

Rievocare quell’esperienza invariabilmente mette a fuoco difficoltà simili che da giovani hanno affrontato e superato, e parlarne con i figli può essere loro d’aiuto a attraversare quelle stesse difficoltà e incertezze, nel percorso verso l'autosufficienza.

Un ostacolo comune a molti nell’attivare questo ricordo è che, per la maggior parte delle persone, il loro stesso distacco è stato pervaso da una certa quantità di dolore, avversità e complessità.

È impossibile procedere dall'adolescenza all'autonomia senza affrontare una serie di tempeste, sia interiori che esterne. Ma la storia che ognuno si racconta sul proprio distacco, o meglio, quella che ognuno ha scelto di raccontare a se stesso e ai propri figli, potrebbe essere avvolta da una luce benevole e solo positiva, ammorbidita e “romanticizzata”, dopo averne levigato le asperità.

Ripulire dalle difficoltà la propria narrazione è naturale e può fare sentire meglio, tenendo i fantasmi del passato sepolti e fuori dalla vista. Tuttavia, non è sempre la cosa migliore per i propri figli, che tendono a sentirsi in difficoltà in confronto ai genitori che sembrano ora abitare in modo sicuro e sereno (e apparentemente senza sforzo) nella dimensione della competenza e dell'autosufficienza.

I figli, anche i giovani adulti, sono sempre propensi a idealizzare i loro genitori, indipendentemente da quanto imperfetti possano essere, e si sentono abitualmente piccoli e di poco valore accanto alla “grandezza” reale o immaginaria del loro padre e della loro madre.

Naturalmente, l'obiettivo del rileggere senza edulcorarlo il passato deve essere fatto non solo perché si prova empatia per il figlio giovane adulto in difficoltà. Farlo, ricordando anche quello che si è superato faticando con successo contro difficoltà interiori e esteriori, legittima nel momento in cui si tratta di promuovere lo sviluppo dei propri figli, facendo apparire sia più reali che più affidabili.

Se un giovane si sta preparando per una “battaglia” (e il cammino verso la separazione e l'autonomia è, in effetti, una battaglia), chi potrebbe volere accanto a sé tra qualcuno che non ha mai combattuto e non è mai stato “ferito”, o qualcuno che ha combattuto, è stato ferito, ma alla fine è sopravvissuto e ha proseguito per la sua strada?

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Nello sforzo di proteggere i figli da storie che si teme possano spaventarli o sopraffarli, o per proteggere se stessi dal sentirsi nuovamente spaventati e sopraffatti, si potrebbe privarli involontariamente dell'opportunità di sentirsi potenziati e incoraggiati, e privare se stessi dell'opportunità di sentirsi ulteriormente potenziati e incoraggiati pensando a quanto raggiunto.

Questo non significa che i giovani adulti abbiano bisogno - o vogliano - sapere ogni dettaglio del duro cammino dei loro genitori verso l'indipendenza. Ci saranno sempre ricordi che si vorrà tenere per se stessi, con buona ragione.

È importante rivivere senza “editare” o censurare troppo le proprie vite per non perdere l'opportunità di essere un modello realistico per i propri figli – e realistico significa riconoscere che si è esitato nel cammino verso l'età adulta, che il proprio sviluppo non è stato poi così semplice e lineare.

Non bisogna, consiglia la psicologia, fuggire dal proprio passato, piuttosto comprenderlo e spiegarlo, questo aiuterà i giovani a intraprendere la loro strada.

Un adulto da genitore dovrebbe domandarsi quali siano state le sfide più grandi legate al lasciare casa e come le abbia gestite. Quali difficoltà ha tenuto per sé e quali altre ha condiviso con altri cercando sostegno.

Pensare anche a quali siano state le cose anche imbarazzanti o vergognose che si sono fatte nel tentativo di emanciparsi dalla propria famiglia; cosa si rimpiange di più di aver detto o fatto ai propri genitori mentre si cercava di uscire dal campo di forze della propria famiglia, e così via.

Quello che si sarebbe desiderato i propri genitori dicessero o facessero e che, a posteriori, avrebbe reso più facile e gestibile quel cambiamento.

Un genitore, in altre parole, dovrebbe arrivare a comprendere come le sfide del proprio ragazzo per rendersi autonomo riproducano o riecheggino le proprie di quel periodo della vita. Quale sia stato il proprio punto di svolta, quello che ha reso certi di avercela fatta.

Riflettere su queste questioni aiuterà un genitore a tornare utilmente indietro nel tempo e a riconnettersi con il suo passato in modi che ti consentiranno non solo di comprendere meglio il proprio figlio giovane adulto, ma anche di supportarlo e stimolare la sua crescita in modi significativi ma ancora tutti da scoprire.


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