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IN ITALIA Sono quasi 402.000 i minori in carico ai servizi sociali e di questi 77.493 sono vittime di maltrattamento
Sui 117 comuni per i quali è stata possibile una comparazione EMERGE UN preoccupante AUMENTO DEL 14,8% dei casi
Questi i dati della seconda Indagine Nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia
realizzata da Terre des Hommes e CISMAI - Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia per l’Autorità Garante dell’Infanzia e Adolescenza
Finalmente l’Italia dispone di una fotografia nuova sulla dimensione della violenza sui bambini. La survey presentata oggi riporta dati riferiti al 2018 e costituisce la fonte più aggiornata sulla dimensione epidemiologica del maltrattamento sui minorenni nel nostro Paese. Per una porzione dei comuni interessati dalla ricerca (117 su 196) è stato oltretutto possibile effettuare un vero e proprio monitoraggio, primo e unico caso ad oggi per l’Italia, da cui emerge un aumento del fenomeno. I dati ritraggono una realtà drammatica con cui istituzioni e policy maker, nonché la comunità tutta, devono confrontarsi, adottando un approccio critico che parta dal riconoscimento dell’importanza dei dati oggettivi ed istituzionali nella definizione di politiche di prevenzione.
Aprile 2021, Sono 401.766 i bambini e ragazzi presi in carico dai servizi sociali in Italia, 77.493 dei quali sono vittime di maltrattamento. Questi i primi e pesanti dati che emergono dalle pagine della seconda Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia, condotta da Terre des Hommes e CISMAI, per l’AGIA.
L’indagine, realizzata tra luglio 2019 e marzo 2020, su dati del 2018, si conferma un’esperienza robusta e significativa dal punto di vista statistico: ha infatti coperto un bacino effettivo di 2,1 milioni di minorenni residenti nei 196 Comuni italiani coinvolti e selezionati dall’ISTAT.
La forma di maltrattamento principale è rappresentata dalla patologia delle cure (incuria, discuria e ipercura) di cui è vittima il 40,7% dei minorenni in carico ai Servizi Sociali, seguita dalla violenza assistita (32,4%). Il 14,1% dei minorenni è invece vittima di maltrattamento psicologico, mentre il maltrattamento fisico è registrato nel 9,6% dei casi e l’abuso sessuale nel 3,5% .
Se ad essere seguiti dai Servizi Sociali, in generale, sono più i maschi, bambine e ragazze sono invece più frequentemente in carico per maltrattamento (sono 201 su 1000, rispetto a 186 maschi). Anche gli stranieri lo sono di più rispetto agli italiani: ogni 1000 bambini vittime di maltrattamento 7 sono italiani, 23 stranieri.
Questa seconda Indagine ha modificato, ampliandola, la griglia di raccolta dati utilizzata in passato, consentendo di esplorare nuovi aspetti del fenomeno; sappiamo così che i minorenni vittime di maltrattamento multiplo sono il 40,7% e nel 91,4% dei casi il maltrattante afferisce per lo più alla sfera familiare (genitori, parenti stretti, amici dei genitori, ecc.).
Quanto alla fonte della segnalazione del maltrattamento, per la maggior parte dei casi, è l’autorità giudiziaria ad attivarsi in tal senso (42,6%). Seguono agli ultimi posti ospedali e pediatri.
L’intervento dei servizi sociali risulta più frequente al Nord che al Sud e nel 65,6% dei casi ha una durata maggiore di 2 anni. Di fronte a queste segnalazioni i principali interventi adottati dai Comuni sono l’assistenza economica e l’assistenza domiciliare (rispettivamente per il 28,4% e 23,9% dei casi, ossia un totale del 52,3% dei casi), a cui si ricorre molto di più rispetto all’allontanamento del minore dal nucleo famigliare (in totale il collocamento in comunità e l’affido famigliare si attestano sul 35%).
Grande novità introdotta dall’Indagine è la possibilità di comparare i dati relativi al maltrattamento sui bambini e gli adolescenti su un campione di 117 comuni che avevano preso parte anche alla rilevazione del 2015 (dati 2013). I dati raccolti raccontano un aumento del fenomeno sotto ogni profilo: cresce infatti sia il numero dei minorenni in carico ai Servizi in generale, sia di quelli in carico per maltrattamento. Parliamo di un +3,6% di bambini e ragazzi in carico ai servizi sociali in generale e di un + 14,8% di bambini e ragazzi in carico perché maltrattati.
LE NOSTRE RACCOMANDAZIONI
L’indagine, dettata dalla necessità di allineare l’Italia agli altri Paesi e rispondere alle raccomandazioni internazionali e alle sollecitazioni del Comitato ONU per i diritti dell’Infanzia, dimostra che anche nel nostro Paese è possibile realizzare una raccolta dati sul maltrattamento significativa in termini quantitativi e qualitativi e un monitoraggio sull’andamento del fenomeno.
I rappresentanti delle Istituzioni e i policy maker hanno il dovere di confrontarsi con il fenomeno della violenza sui minori e assumersi la responsabilità di affrontare il problema in maniera sistematica e prioritaria.
Terre des Hommes e CISMAI si rivolgono al Governo italiano affinché si faccia carico dell’istituzione di un sistema informativo nazionale permanente di raccolta dati sul maltrattamento e promozione di banche dati sul fenomeno.
L’Indagine costituisce una proposta concreta affinché anche il nostro Paese possa adottare politiche efficaci contro la violenza in danno di bambini e bambine, a cominciare dalla messa in atto di adeguati strumenti conoscitivi e di azioni di prevenzione di un fenomeno che insiste in modo preoccupante su tutto il territorio. Le due organizzazioni ricordano che esiste già uno strumento istituzionale che potrebbe rispondere a questo obiettivo, ossia il Casellario dell’Assistenza che, con minimi adeguamenti, potrebbe svolgere una puntuale e permanente rilevazione del fenomeno.
“Siamo estremamente orgogliosi di questo lavoro di ricerca sul maltrattamento, che condotto con metodologia scientifica è un unicum nel panorama italiano. Ci preoccupa al contempo lo scarso interesse dimostrata dalle Istituzioni. Il nostro impegno insieme a CISMAI non terminerà certo qui, continueremo a lavorare alla raccolta di dati e al monitoraggio del fenomeno e continueremo a spronare le Istituzioni affinché dedichino la dovuta attenzione a questo problema.” Dichiara Donatella Vergari, Presidente Terre des Hommes, “L’infanzia deve tornare ad essere una priorità delle agende politiche per garantire diritti, protezione e cura a tutti i bambini, specialmente ai più fragili. E l’ideazione e programmazione di politiche efficaci passa necessariamente da una valutazione scientifica e continuativa dei dati. Ne va del benessere, della cura e dei diritti dei nostri bambini e delle nostre bambine e quindi anche del futuro del nostro Paese”.
"Da tempo esistono Leggi e Piani con i quali il Governo ‘si impegna nel reperimento dei dati relativi a questo fenomeno e nella mappatura dei servizi e delle risorse disponibili nel settore' (Piano 2000-2001), ma sono rimasti tutti senza seguito. Così come senza alcun seguito sono rimaste le raccomandazioni del Comitato ONU all’Italia perché adotti un sistema nazionale di raccolta dei dati.” Afferma Giovanni Visci, Presidente di CISMAI “Almeno due gli aspetti macroscopici dell'indagine pubblicata oggi che richiamano la nostra attenzione: il numero rilevante di minori seguiti dai Servizi Sociali e quelli maltrattati tra questi; tra le fonti di segnalazione del maltrattamento, Ospedali e Pediatri continuano ad essere latitanti. Rivolgiamo un appello affinché questa sia l’ultima indagine che viene proposta da CISMAI e TERRE DES HOMMES nel silenzio delle Istituzioni e ci auguriamo che presto sia predisposto un sistema di monitoraggio nazionale che consenta davvero di programmare i servizi a tutela dei minori di età"
Leggi il rapporto
Il CISMAI da 27 anni lavora per la prevenzione, il riconoscimento e la valutazione delle forme di maltrattamento, violenza e abuso a danno di bambine, bambini e adolescenti, per individuare e diffondere le procedure adatte a intervenire nelle famiglie, per offrire agli operatori coinvolti gli strumenti di tutela e sostegno.
Terre des Hommes dal 1960 è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e per assicurare a ogni bambino scuola, educazione informale, cure mediche e cibo. Attualmente Terre des Hommes è presente in 67 paesi con 816 progetti a favore dei bambini. La Fondazione Terre des Hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation, lavora in partnership con EU DG ECHO ed è accreditata presso l’Unione Europea, l’ONU, USAID e il Ministero degli Esteri italiano - Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale (AICS). Per informazioni: www.terredeshommes.it
Per maggiori informazioni e richiesta di interviste, contattare: CISMAI Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. +39 3406288237
Terre des Hommes Italia Anna Bianchi, Ufficio Stampa Terre des Hommes Italia, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ; +39 3341691927
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Solidando, il supermercato solidale di iBVA, dall'8 marzo raddoppia i suoi sforzi. Lo annunciano dallo storico ente no profit milanese di via Santa Croce 15, proprio mentre i numeri dell'emergenza alimentare in città continuano a crescere, e le stime parlano di una richiesta di sostegno quasi raddoppiata negli ultimi mesi.
A Solidando le famiglie in difficoltà economica possono fare la spesa gratuitamente, come in un normale supermercato, pagando poi con una tessera a punti. Un modello di sostegno alimentare attivo dal 2016, che grazie al suo assetto organizzativo, ha permesso alla struttura di rimanere aperta anche durante i periodi di lockdown. Per questo Solidando è rientrato ufficialmente per il 2021 nel “secondo dispositivo di aiuto alimentare” dell’Ufficio Food Policy del Comune di Milano. E a tal proposito ha deciso di rilanciare.
"Se una cosa è certa è che nei prossimi mesi, da una lato la crisi sanitaria potrebbe risolversi, ma dall'altro quella economica no, e le povertà - a noi piace declinarle sempre al plurale - saranno destinate a persistere se non a incrementare" spiega il direttore Matteo Ripamonti. "Per questo motivo ci è stato chiesto dai nostri partner d'implementare gli sforzi nell'immediato futuro, e così dall'8 marzo a Solidando raddoppieranno le ore di apertura, raddoppierà la merce a disposizione, raddoppierà l'utenza che accoglieremo e raddoppieranno i volontari per gestire il tutto. Uno sforzo non indifferente, ma a cui non potevamo sottrarci".
Uno sforzo possibile grazie al sostegno materiale di IMPact Foundation, partner del progetto.
IMPact Foundation è la fondazione d’impresa attraverso cui si realizza la corporate philanthropy di IMPact SIM, impresa specializzata in risparmio gestito nata nel 2018 dall’idea di Fausto Artoni, Stefano Mach e Gherardo Spinola, la quale si caratterizza per aver adottato, sin dalla sua nascita, un modello aziendale a forte vocazione sociale. Lo Statuto di IMPact SIM prevede infatti che almeno il 50% degli utili annuali distribuibili siano destinati, in modo vincolante, a finanziare iniziative ad impatto sociale. IMPact Foundation nasce dunque per essere lo strumento filantropico giuridicamente indipendente attraverso cui dare sistematicità strategica ed operativa al perseguimento degli obiettivi di corporate philanthropy di IMPact SIM.
"La crisi sanitaria, poi diventata crisi economica, ha rapidamente acuito forme di povertà già esistenti. I numeri sulle famiglie a Milano in condizioni di emergenza alimentare sono aumentati negli ultimi mesi in modo drammatico, soprattutto a causa della perdita del lavoro" racconta Gherardo Spinola, Presidente di IMPact Foundation. "Tante persone, ritrovatesi improvvisamente in condizioni d'indigenza hanno dovuto chiedere aiuto anche per il cibo. La decisione di sostenere il progetto di iBVA è stata per noi molto naturale. Riteniamo che garantire la sicurezza alimentare in momenti di forte crisi, come quello che stiamo vivendo, sia imprescindibile per permettere a padri e madri di famiglia di rimettersi in piedi, dando loro la possibilità di liberare, almeno in parte, il budget familiare per investire nella formazione e nella ricerca di nuovi posizionamenti nel mercato del lavoro, elemento per noi centrale, in ragione del focus strategico di IMPact Foundation sulla lotta alla disoccupazione."
"Senza il supporto di IMPact Foundation non ce l'avremmo fatta, ma anche senza il supporto dei volontari e degli operatori, che da lunedì 8 consentiranno un incremento così cospicuo delle nostra portata d’azione assistenziale" conclude Ripamonti. "È la dimostrazione di quanto un dialogo fra mondo profit e no profit possa essere possibile, e soprattutto proficuo. Questo dialogo è la strada indicata da molti come quella più promettente per fronteggiare la crisi che ci è caduta addosso. E noi siamo contenti di essere in cammino".
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Mentre ancora una volta arrivano immagini e testimonianze drammatiche di migranti e rifugiati, fra cui minori non accompagnati e famiglie con bambini, abbandonati nella neve in condizioni disperate ai confini orientali dell’Unione Europea, Amnesty International Italia, Asgi, Centro Astalli, CeSPI, CNCA, Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR, Defence for Children International Italia, Emergency, Intersos, Oxfam Italia, Salesiani per il Sociale, Save the Children Italia, SOS Villaggi dei bambini e Terre des Hommes intendono richiamare pubblicamente l’attenzione sui rischi per i minorenni alla frontiera tra Italia e Slovenia.
Secondo i dati ufficiali diffusi a settembre 2020[1], nel corso dell’anno l’Italia ha quadruplicato le riammissioni dall’Italia alla Slovenia, sulla base dell’accordo bilaterale del 1996, arrivando ad effettuarne 962 da gennaio a fine settembre 2020, a fronte di 250 nell'analogo periodo dell'anno precedente. Il trend appare confermato dai dati diffusi recentemente da reti e organizzazioni della società civile, che riportano 1.240 respingimenti tra il 1 gennaio e il 15 novembre 2020[2].
Nell’ambito dell’attuazione di tale accordo fra i due Paesi, recentemente definita “illegittima sotto molteplici profili” dal Tribunale Ordinario di Roma e causa di una serie di respingimenti a catena che rimanda migranti e richiedenti asilo in Bosnia ed Erzegovina e li sottopone al rischio di violenze e abusi, emerge anche la preoccupante disapplicazione delle tutele previste dalla L. 47 del 2017, Legge Zampa.
Ad allarmare le organizzazioni sono infatti due direttive in materia di valutazione dell'età inviate il 31 agosto e il 21 dicembre 2020 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Trieste alla polizia di frontiera.
In contrasto con le garanzie sancite dalla Legge Zampa e dal Protocollo sulla determinazione dell'età approvato dalla Conferenza Stato-Regioni a luglio 2020, tali Direttive autorizzano in via generale la polizia a considerare come maggiorenni i migranti intercettati al confine Italia-Slovenia che si dichiarano minorenni, rispetto ai quali la polizia stessa non abbia alcun dubbio circa l’età adulta, senza il vaglio giurisdizionale richiesto dalla legge.
Tale indicazione assegna di fatto all’autorità di Pubblica Sicurezza un potere discrezionale circa l’attribuzione dell’età anagrafica ai migranti e rifugiati sottoposti a controlli in frontiera e così facendo si pone in evidente contrasto con quanto stabilito dalla Legge Zampa, che prevede che l’accertamento dell’età sia svolto tramite documenti o tramite esami socio-sanitari, sempre attraverso una procedura multidisciplinare, nell’ambito di un procedimento di competenza dell’Autorità giudiziaria minorile.
È importante ricordare che le riammissioni illegali dall’Italia alla Slovenia sono solamente il primo tassello di una catena di respingimenti che riporta migranti e rifugiati dall’Italia alla Bosnia, attraverso violenze e continue violazioni dei loro diritti, di cui sono stati recenti testimoni anche i parlamentari europei Bartolo, Benifei, Majorino, Moretti e Smeriglio, impegnati nei giorni scorsi in una missione fra Italia, Croazia e Bosnia per monitorare in prima persona la situazione dei migranti in quelle zone.
La prassi adottata a Trieste rischia di avallare pratiche che contrastano con il divieto di respingimento dei minori stranieri non accompagnati previsto dall’art. 19 Testo Unico Immigrazione, come modificato dalla stessa Legge Zampa.
Recenti inchieste giornalistiche hanno riportato la presenza in Bosnia di diversi minori non accompagnati che hanno dichiarato di essere stati riammessi dall’Italia in Slovenia. È probabile che gli stessi siano stati identificati come maggiorenni dalla polizia di frontiera italiana, secondo le direttive della Procura minorile, senza che venisse avviato alcun procedimento di accertamento dell’età.
Per questo motivo, Amnesty International Italia, Asgi, Centro Astalli, CeSPI, CNCA, Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR, Defence for Children International Italia, Emergency, Intersos, Oxfam Italia, Salesiani per il Sociale, Save the Children Italia, SOS Villaggi dei bambini e Terre des Hommes auspicano che Il Ministero dell’Interno, la Procura presso il Tribunale per i minorenni di Trieste e le altre autorità competenti adottino tutte le misure necessarie affinché:
- cessino definitivamente le riammissioni illegali alla frontiera italo-slovena nei confronti di richiedenti asilo e migranti, compresi i minorenni;
- siano pienamente applicate le norme previste dalla Legge Zampa sulla protezione dei minori non accompagnati, con particolare riferimento all’accertamento dell’età e al divieto assoluto di respingimento.
Roma, 5 febbraio 2021
[1] Qui il documento
[2] Rivolti ai Balcani, La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa, gennaio 2021. Il documento riporta i dati emergenti da una richiesta di accesso civico generalizzato di Altreconomia.
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61% di ragazzi e ragazze vittime di bullismo o cyberbullismo
93% si è sentito solo. Un altro effetto del covid19
I dati dell’osservatorio indifesa 2020 di terre des hommes e scuolazoo
Bullismo e Cyberbullismo rimangono una delle minacce più temute tra gli adolescenti, dopo droghe e violenza sessuale. Ragazzi e ragazze non si sentono al sicuro sul web e dopo il cyberbullismo, è il Revenge porn a fare più paura, soprattutto tra le ragazze.
Nell’anno del covid-19 i giovani esprimono tutta la sofferenza per il senso di solitudine, il 93% di loro afferma di sentirsi solo, con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente.
4 febbraio 2021, Milano. L’osservatorio indifesa, realizzato nel corso del 2020, anche quest’anno ci riporta una fotografia della realtà raccontata direttamente dai ragazzi, attraverso le risposte di 6.000 adolescenti, dai 13 ai 23 anni, provenienti da tutta Italia.
Preoccupano i numeri di quella che sembra essere un’esperienza di sofferenza quotidiana per troppi giovani: il 68% di loro dichiara di aver assistito ad episodi di bullismo, o cyberbullismo, mentre ne è vittima il 61%.
Ragazzi e ragazze esprimono sofferenza per episodi di violenza psicologica subita da parte di coetanei (42,23%) e in particolare il 44,57% delle ragazze segnala il forte disagio provato dal ricevere commenti non graditi di carattere sessuale online.
Dall’altro lato l’8,02% delle ragazze ammette di aver compiuto atti di bullismo, o cyberbullismo, percentuale che cresce fino al 14,76% tra i ragazzi.
I ragazzi della GenZ conoscono bene la pericolosità del web
Tra i partecipanti alla rilevazione 6 su 10 dichiarano di non sentirsi al sicuro online. Sono le ragazze ad avere più paura, soprattutto sui social media e sulle app per incontri, lo conferma il 61,36% di loro. Tra i rischi maggiori sia i maschi che le femmine pongono al primo posto il cyberbullismo (66,34%), a seguire per i ragazzi spaventa di più la perdita della propria privacy (49,32%) il Revenge porn (41,63%) il rischio di adescamento da parte di malintenzionati (39,20%) stalking (36,56%) e di molestie online (33,78%). Mentre dopo il cyberbullismo, l’incubo maggiore per le ragazze è il Revenge porn (52,16%) insieme al rischio di subire molestie online (51,24%) l’adescamento da parte di malintenzionati (49,03%) e la perdita della propria privacy (44,73%).
Il Revenge porn emerge come nuovo tema che preoccupa i giovani
Proprio il Revenge porn è stato un nuovo tema affrontato dai ragazzi nella rilevazione di quest’anno. 1 adolescente su 3 conferma di aver visto circolare foto intime sue, o di amici sui social network.
Quasi tutte le ragazze (95,17%) però riconoscono che vedere le proprie foto/video hot circolare senza il proprio consenso online, o su cellulari altrui è grave quanto subire una violenza fisica. La percentuale scende leggermente per i ragazzi (89,76%).
Persistono, anche se minoritari, vecchi pregiudizi da sconfiggere, il 15,21% dei ragazzi considera come una “ragazza facile” la ragazza che decide di condividere foto o video a sfondo sessuale con il/la su* partner. Mentre per le ragazze questo è vero per l’8,39% dei casi.
Nell’anno del COVID-19 aumenta in modo preoccupante il senso di solitudine
Pesanti le conseguenze, per i ragazzi italiani, del COVID-19 e delle misure di isolamento e distanziamento sociale: il 93% degli adolescenti ha affermato di sentirsi solo, con un aumento del 10% rispetto alla rilevazione precedente. Un aumento ancora più significativo se si pensa che la percentuale di chi ha indicato di provare solitudine “molto spesso” è passata dal 33% a un drammatico 48%.
“I dati dell’Osservatorio Indifesa 2020 destano allarme e ci dicono come gli effetti della pandemia e i drastici cambiamenti che questi hanno portato nella vita dei ragazzi siano già oggi drammatici. L’isolamento sociale, la didattica a distanza e la perdita della socialità stanno provocando una profonda solitudine e demotivazione ma anche ansia, rabbia e paura - afferma Paolo Ferrara Direttore Generale di Terre des Hommes.
La solitudine sta portando anche a un ripiegamento sempre maggiore nei social dove aumentano i rischi di bullismo, cyberbullismo e, per le ragazze, di Revenge porn. Finalmente la legge n. 69/2019 ha disciplinato questa fattispecie come reato, ma non possiamo abbassare la guardia sugli aspetti educativi: il Revenge porn sottintende il tradimento di un rapporto di fiducia ed è fondamentale ribadire che non possono essere ammessi atteggiamenti ambigui o colpevolizzanti nei confronti delle vittime!
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24 gennaio, Torino. Si celebra la Giornata internazionale dell’educazione: una giornata proclamata nel 2019 dall’Assemblea generale delle Nazioni unite per riconoscere all’educazione la sua centralità per il benessere umano e lo sviluppo sostenibile. Il diritto all’educazione è sancito dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che prevede un’istruzione elementare gratuita e obbligatoria, come si legge nella Costituzione Italiana.
L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte interviene promuovendo l’importanza di una comunità educante capace di sostenere il benessere di bambini e ragazzi attraverso la collaborazione e la sinergia di tutti gli attori di un territorio.
“I dati ISTAT relativi al Piemonte ci dicono che le persone con età tra 0 e 19 anni nel 2019 sono più di 700.000 - afferma Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) - Per noi sono 700.000 storie importanti, tutte diverse, anzi uniche. Storie che vanno comprese e tutelate. Oggi la differenza è fatta dal contesto all’interno del quale crescono i nostri bambini e i nostri giovani. Che si tratti di un quartiere popolare o di una zona montana, la differenza è fatta dalla possibilità di accedere ai servizi e alle opportunità di socializzazione o di fare sport. Per questo diventa fondamentale il ruolo di una comunità sociale coesa nell’intento di creare opportunità. Una comunità capace di considerare tutti, e consapevole che educare non significa portare tutti ad eccellere ma aiutare ognuno a crescere nel migliore dei modi. Per questo ci piace ricordare lo slogan “Nella vita si può anche non capire”, riportata sulla t-shirt di un docente il giorno degli scrutini per rivendicare il diritto a non capire da parte degli studenti. La maglietta è stata un dono dei suoi allievi per sottolineare il rispetto della diversità e dei tempi di ognuno, anche se differenti dai propri. La cultura (come ci richiama Umberto Galimberti) non è soltanto un’educazione intellettuale, ma soprattutto educazione delle emozioni e quindi dei comportamenti. Se si vuole operare un contrasto efficace e preventivo alla povertà educativa e all’abbandono scolastico occorre integrare e valorizzare gli studenti che, pur impegnandosi, non brillano e magari non riescono ad ottenere grandi risultati”.
Il report di dicembre 2020 sullo stato dell’istruzione nel mondo redatto dalla Banca Mondiale evidenzia il drammatico aumento del numero di minori privati dalla pandemia della possibilità di istruirsi. Su 720 milioni di bambini afferenti alla fascia d’età del ciclo delle elementari, la povertà educativa, intesa anche come mancanza di opportunità non meramente scolastiche come il diritto al gioco e alle attività sportive, colpisce 382 milioni di loro.
Sabrina Anzillotti (Consigliera Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) precisa: “L’emergenza sanitaria farà innalzare ulteriormente sino a 454 milioni il totale di bambini che presentano problematiche connesse alla difficoltà di apprendimento, di lettura e comprensione di un testo. La situazione è aggravata inoltre dal blocco delle attività in presenza e dalla perdita di reddito delle famiglie. Le ragazze pagano il prezzo più alto. Il 63% è costretto a dedicare più tempo alle faccende domestiche, ostacolando il diritto allo studio. La pandemia ha evidenziato e acuito le disuguaglianze precedenti: 1 studente su 8 non possiede un laptop, 2 minori su 5 vivono in case prive di spazi adeguati per studiare, soprattutto nelle aree più svantaggiate del nostro Paese”.
A dettagliare un quadro già brutale è l’indagine Ipsos “I giovani ai tempi del coronavirus”, che fa emergere che ben 34 mila studenti italiani sono a rischio di abbandono scolastico per gli effetti della pandemia e della didattica a distanza. Il 46% degli studenti definisce l’anno che sta vivendo “un anno sprecato”.
Anzillotti prosegue: “Risulta necessario promuovere interventi per dar voce e visibilità alle giovani generazioni, combattendo così un orizzonte che si preannucia cupo e con poche prospettive. Occasioni come il Learnig planet festival 2021, che propone una conferenza online sul tema: “Recuperare e rivitalizzare l’educazione per la generazione Covid-19”, servono ad ispirare e responsabilizzare gli studenti di tutte le età affinché contribuiscano alla creazione di un futuro migliore e più a loro misura, per renderli capaci di invertire quel senso di “inutilità” sperimentato in questo periodo di emergenza. Occorre inoltre tornare alla mission di contrastare la povertà partendo proprio da quella educativa, arginando così il circolo vizioso che muove da quella materiale a quella delle opportunità di crescita, favorendo il protagonismo dei giovani e il consolidamento di una comunità educante che attivi percorsi di cittadinanza attiva per ascoltare, accogliere, sostenere nella pratica quotidiana la ostruzione del futuro delle nuove generazioni”.
Rosina conclude: “Apprendiamo dai mass-media che la Giunta di Rivoli ha presentato una mozione dal titolo “I rischi della cultura gender”. Sul tema siamo già intervenuti nel 2017 e se si fanno passi avanti, in alcuni contesti e istituzioni, c’è sempre il rischio dietro l’angolo che si vada indietro. Nei giorni moderni, dove le criticità e le fragilità sociali sono maggiori, sta capitando più spesso del previsto. Per questa ragione, è importante presidiare, oggi più di prima, perché i diritti di tutti vengano tutelati. La povertà educativa è generata anche da una comunità che non è in grado di insegnare valori umani fondamentali quali l’accettazione delle diversità, l’integrazione sociale, la tolleranza e l’uguaglianza”.
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751
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Rivista promossa dall’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia.
Numero 2/2020. La famiglia nella crisi adottiva.
Qui l'indice e l'anteprima degli articoli
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Siamo reti di associazioni, cooperative sociali e cittadini che vivono e lavorano a fianco degli adolescenti, promuovendo in tutta Italia progetti di sostegno e di protagonismo in favore di ragazze e ragazzi. In questi mesi stiamo raccogliendo un crescente disagio rispetto a come essi si sentono trattati dalle Istituzioni.
Le conseguenze della tragica esperienza della pandemia ricadranno pesantemente sui giovani, che hanno subìto un brusco arresto nel loro naturale percorso di emancipazione dal nucleo familiare, che spesso hanno perso i loro nonni - punti di riferimento primari nella nostra società -, che si troveranno a dover sostenere il peso di un debito che necessariamente oggi lo Stato deve contrarre per fra fronte alle esigenze economiche originate dalla crisi.
Riteniamo, quindi, necessario che le Istituzioni facciano ogni sforzo possibile per mitigare gli effetti di questa situazione, in primo luogo tornando a garantire pienamente il diritto alla scuola.
La scuola non è solo didattica, ma anche luogo di apprendimento collaborativo, di relazioni e di esperienze. È proprio questo specifico contesto relazionale che concorre a formare i giovani cittadini. Precludere l’accesso a questo spazio avrà conseguenze pesantissime nei prossimi anni in termini di crescita del tasso di dispersione scolastica, aumento delle problematiche e patologie connesse alla fase di crescita degli adolescenti, riduzione della produttività complessiva del paese.
La scuola produce un bene essenziale per la collettività: il futuro. Lo fa, formando i cittadini che quel futuro stanno già scrivendo. È un bene che dobbiamo coltivare e preservare con ogni mezzo perché sono lo sguardo e la parola dei giovanissimi che potranno indicarci la strada da intraprendere per costruire un mondo più giusto e sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale (vedi, ad esempio, il movimento Fridays for Future). Solo una classe dirigente con un respiro corto può pensare che la didattica a distanza sia sufficiente per garantire la produzione di questo bene.
Per questo chiediamo con forza che ci sia una diversa attenzione ai giovani, e in particolare alla fascia degli studenti delle scuole superiori.
Ben sapendo che la situazione è complessa, invitiamo le Istituzioni a realizzare tempestivamente le seguenti due azioni:
- Equiparare la scuola superiore alle attività produttive essenziali, prevedendo che almeno il 50% delle attività sia sempre svolto in presenza (fatti salvo i casi di lockdown totale delle attività produttive).
- Inserire gli studenti delle scuole superiori (compatibilmente con le fasce d’età per cui il vaccino è testato) e il personale scolastico tra le categorie prioritarie per la vaccinazione. Questa azione avrebbe una forte valenza simbolica e potrebbe contribuire a ridurre i problemi connessi ai trasporti verso le
CNCA
Forum Disuguaglianze Diversità Associazione Culturale Pediatri
ALI per Giocare
Centro Studi Saveria Antiochia Osservatorio antimafia (SAO) Rete I.T.E.R.
Associazione Agevolando
Soroptimist Italia
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In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), l'Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo rende noti i dati dell'ultima ricerca, condotta su 5.700 adolescenti e giovani di età compresa tra i 13 e i 23 anni. Ragazze e ragazzi hanno le idee chiare: la violenza non è solo stupro, ma anche pressioni psicologiche, discriminazioni nei luoghi di studio e di lavoro, commenti sessisti sui social, bullismo e cyberbullismo, revenge porn. E la scuola non è sentita come luogo sicuro o in cui trovare conforto, ma è qui che 5 ragazzi su 10 dedicherebbero almeno un'ora a settimana per impegnarsi in prima persona nella lotta alla violenza di genere e di orientamento sessuale.
Milano, 25 novembre 2020 – La violenza di genere è reale, si consuma ai danni delle ragazze e delle donne in molti modi e forme, subdole o palesi, attraverso gesti, parole o comportamenti discriminatori, ed è un ostacolo concreto allo sviluppo delle ragazze come persone, come attori della società, come risorse per l'economia. Questa è la visione dei più giovani, nati tra il 1997 e il 2007, che emerge dall'ultimo questionario dell'Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo sulla percezione della disparità fra generi e violenza, discriminazioni e stereotipi di genere, bullismo, cyberbullismo e sexting fra la GenZ italiana. I risultati dell'indagine giungono in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), ricorrenza che assume un significato ancora più forte nell'anno della pandemia da Coronavirus, che ha impattato pesantemente sul fenomeno della violenza domestica[1].
"La violenza sulle donne e sulle ragazze sta esplodendo sempre di più, anche a causa del lockdown. Un'emergenza nell'emergenza che cresce all'interno delle nostre case e corre sul web, ma che trova anche in altri luoghi un terreno avvertito come sempre più fertile”, dichiara Paolo Ferrara, Direttore Generale di Terre des Hommes. "I ragazzi e, soprattutto le ragazze, ne sono consapevoli, percepiscono la violenza e la discriminazione di genere come un'urgenza su cui intervenire e vogliono essere protagonisti in prima persona di un cambiamento che avvertono sempre più centrale sia a livello locale che a livello mondiale. È ora che la politica, le imprese, gli enti filantropici e i media facciano un passo avanti deciso per contrastare la violenza e la discriminazione e la mettano, finalmente, al centro delle loro agende”.
L'ITALIA "NON È UN PAESE PER DONNE” PER 9 RAGAZZE SU 10
Tra i più giovani esiste una forte consapevolezza del fenomeno. Secondo l'Osservatorio, l'85% dei ragazzi ritiene che in Italia ci sia un reale allarme femminicidi e violenza contro le donne, ma il dato medio cela un'importante differenza di genere: sono 7 su 10 i maschi che ritengono vi sia un allarme fondato, ma il rapporto sale fino a 9 su 10 se si considerano le risposte delle femmine. Solo il 15% non crede che ci sia un rischio diffuso, ma anche qui il dato scorporato per genere parla di un 29% di maschi a fronte di un 10% di femmine.
Rispetto alla violenza assistita, più della metà degli intervistati (51%) è stato spettatore di forme di violenza verbale, il 39% a forme di violenza psicologica, 1 su 4 ha visto con i suoi occhi episodi di violenza fisica come schiaffi e calci (14%) e lancio di oggetti (10,5%). C'è anche un 33% che dice di non essersi mai trovato di fronte a violenze contro le donne.
Parlando poi di violenza subita dai ragazzi almeno una volta nella vita, emergono al primo posto gli atti di bullismo (45%) che se sommati a quelli di cyberbullismo (16%) interessano oltre 6 ragazzi su 10. Seguono la violenza psicologica da parte di coetanei (42%), commenti a sfondo sessuale da parte di estranei online (36%), violenza psicologica da parte di adulti (24%). Nei ragazzi forte è anche la consapevolezza della globalità del problema. Guardando fuori dall'Italia, ai paesi più poveri del mondo, il 77% dei giovani vede nei matrimoni forzati una delle più penose piaghe subite dalle ragazze, seguito da abusi e maltrattamenti (65%), prostituzione e tratta (54%), gravidanze precoci e violenze sessuali (entrambe al 45%), mutilazioni genitali e sfruttamento lavorativo (entrambi al 37%).
DISCRIMINAZIONI, PREGIUDIZI, ALLUSIONI: LA VIOLENZA NON È SOLO FISICA, ALLARME WEB E SOCIAL
Il 54% degli studenti che hanno partecipato al questionario ritiene che le molestie sessuali siano la forma di discriminazione peggiore che subiscono le donne, ma a questo dato si associa quello sulla discriminazione economica, che viene riconosciuto dal 13% degli intervistati, e sul mancato riconoscimento delle proprie capacità, segnalato dal 19%. Il posto di lavoro è il primo tra i luoghi in cui c'è più violenza/discriminazione contro le ragazze/donne: lo pensa il 66% dei ragazzi. Il 48% sente come luogo di discriminazione il web, e il 33% indica gli ambienti della politica. Quanto alle minacce maggiori per un/a ragazzo/a, il 34% ritiene che sia la violenza sessuale, seguita con un distacco di 5 punti percentuali dalle droghe (30%) e da bullismo e cyberbullismo che insieme ottengono il 28% delle risposte. Ma cos'è una molestia sessuale? Per il 76% lo è qualsiasi contatto fisico indesiderato; il 59% indica il fenomeno del revenge porn e la stessa percentuale parla dei comportamenti "inappropriati” a sfondo sessuale su web e social, e del tentativo di violenza fisica. 4 punti in meno, con il 55% delle risposte, emerge anche il tema dei commenti sessisti e delle insinuazioni a sfondo sessuale.
FIDUCIA E RIFUGIO: LA MAMMA SÌ, LA SCUOLA NO MA RIMANE LUOGO DI IMPEGNO
La mamma rimane la persona di cui i ragazzi si fidano di più: il 36% la considera il punto di riferimento in caso di difficoltà. Solo 1 su 4 indica gli amici e 1 su 10 il fratello o la sorella. Ancora più giù troviamo il partner (9%) e poi il papà (6%). La figura dell'insegnante non raggiunge l'1% delle risposte (0,7%). Il 48% confiderebbe alla mamma una violenza subita, seguita immediatamente dagli amici (46%); ben distanziati troviamo il partner e il papà (entrambi al 21%) e il fratello/sorella (18%). Significativo che più di 1 su 10 (11%) dichiari che non si confiderebbe con nessuno.
La scuola non è dunque percepita come baluardo dinanzi a un pericolo, anzi addirittura il 20% del campione lo ritiene il luogo in cui si sente meno sicuro. Per contro, passando dalle percezioni alle esperienze concrete, il 70% delle ragazze dichiara di non essersi mai sentita discriminata in classe, da compagni o insegnanti, perché femmina. Anzi, la scuola diventa luogo in cui impegnarsi per combattere contro pregiudizi e violenze di genere: il 51% degli intervistati dedicherebbe 1 o più ore a settimana per impegnarsi in prima persona a scuola nella lotta alla violenza di genere e di orientamento sessuale, mentre il 23% dedicherebbe 1 o più ore al mese.
Per questo Terre des Hommes e ScuolaZoo chiedono che nelle scuole siano attivati e promossi dei meccanismi di peer education, che consentano ai ragazzi di essere protagonisti di un cambio culturale anche e soprattutto nei confronti dei propri coetanei. Le istituzioni scolastiche devono favorire la partecipazione degli studenti tramite momenti di formazione specifici e offrire spazi in cui la loro voce possa essere ascoltata. Inoltre, è importante che strumenti come l'Osservatorio indifesa, che raccolgono senza filtri l'opinione dei giovani su argomenti cruciali per la loro vita, diventino un punto d'osservazione permanente e riconosciuto dalle istituzioni governative per orientare le politiche sui temi che li riguardano.
«ScuolaZoo entra in contatto quotidianamente con oltre 4 milioni di studenti in tutta Italia e lo facciamo con un dialogo vero, cioè chiedendo e ascoltando il loro punto di vista», commenta Francesco Marinelli, Direttore Editoriale di ScuolaZoo. «Con i nostri contenuti e progetti editoriali cerchiamo di intrattenerli, informarli, rendendoli protagonisti di tutte le iniziative editoriali. Perché questa generazione, la GenZ, vuole esprimersi e rendersi parte attiva, e noi rappresentiamo il loro megafono. È grazie a questo tipo di approccio che riusciamo a metterci in sintonia con loro, attraverso un linguaggio comune. E siamo contenti di essere promotori di messaggi come quelli che Terre des Homme da sei anni ha scelto di trattare e divulgare insieme a noi».
Giunto alla settima edizione, l'Osservatorio indifesa è realizzato con il coinvolgimento diretto dei R.I.S - Rappresentanti d'Istituto ScuolaZoo, primo e unico network nazionale apartitico di Rappresentanti d'istituto delle scuole superiori che collabora per migliorare la scuola italiana in modo inclusivo e partendo dai ragazz*.
I R.I.S. hanno rivisitato contenuti e forma del questionario, in modo da creare un'indagine che partisse dalle domande della GenZ e che utilizzasse il linguaggio dei giovani. Il questionario è stato poi distribuito in tutte le 349 scuole d'Italia in cui sono presenti i R.I.S. e online, attraverso i canali social di ScuolaZoo.
L'OSSERVATORIO SUGLI ADOLESCENTI ITALIANI E IL NETWORK INDIFESA
Dal 2014 Terre des Hommes, in collaborazione con ScuolaZoo, porta avanti l'Osservatorio indifesa, uno strumento per ascoltare la voce dei ragazzi e delle ragazze italiane su violenza di genere, discriminazioni, bullismo, cyberbullismo e sexting. Dal suo avvio a oggi più di 26.000 ragazzi e ragazze di tutta Italia sono stati coinvolti tramite il sito e il canale instagram di ScuolaZoo (4 milioni di follower) in quello che rappresenta, a oggi, l'unico punto d'osservazione permanente su questi temi. Uno strumento fondamentale per orientare le politiche delle istituzioni e della comunità educante italiana.
Dal 2018 Terre des Hommes, assieme all'associazione Kreattiva, ha dato vita al Network indifesa, la prima rete italiana di WebRadio e giovani ambasciatori contro la discriminazione, gli stereotipi e la violenza di genere, bullismo, cyber-bullismo e sexting. La rete, fondata sulla partecipazione e il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze attraverso il coinvolgimento attivo in tutte le fasi del progetto, ha stimolato gli studenti degli istituti secondari di secondo grado a realizzare programmi radio mirati alla conoscenza e alla riflessione su violenza, discriminazioni e stereotipi di genere. Al progetto Network indifesa, finanziato dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di BIC® e BIC Foundation, hanno già aderito 12 WebRadio di tutto il territorio nazionale. Per info: www.networkindifesa.org
La Campagna "indifesa” di Terre des Hommes è nata per garantire alle bambine di tutto il mondo istruzione, salute, protezione da violenza, discriminazioni e abusi. Con questa grande campagna di sensibilizzazione Terre des Hommes ha messo al centro del proprio intervento la promozione dei diritti delle bambine nel mondo, impegnandosi a difendere il loro diritto alla vita, alla libertà, all'istruzione, all'uguaglianza e alla protezione. Tutto ciò a partire da interventi sul campo volti a dare risultati concreti per rompere il ciclo della povertà e offrire migliori opportunità di vita a migliaia di bambine e ragazze nel mondo.
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
25 novembre, Torino. L’emergenza generata dall’epidemia di coronavirus ha aumentato gli episodi di violenza sulle donne, poiché spesso la violenza avviene dentro la famiglia. E se i membri non hanno possibilità di uscire dal contesto familiare, sono inevitabilmente più esposti a ciò che accade all’interno delle abitazioni.
Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) identifica gli ingranaggi di un sistema messo in difficoltà dell’emergenza: “Le disposizioni normative in materia di distanziamento sociale utili a contenere il contagio si sono rivelate un elemento ostacolante l’accoglienza delle vittime. È più difficile depositare una denuncia, occorre più tempo per farsi refertare gli esiti della violenza, colleghi impegnati nel settore segnalano la difficoltà a sottoporre le donne al tampone in tempi brevi per procedere con l’ingresso in struttura, la scarsa disponibilità di posti, agenti delle Forze dell’Ordine ridotti di numero perché malati”.
Cinzia Spriano (consigliera dell’Ordine ed esperta in materia) dichiara: “Nel rispetto delle prescrizioni emergenziali previste, i servizi socio-assistenziali – essendo essenziali - sono aperti, e garantiscono l’operatività e il funzionamento in questa seconda ondata come nella prima. Anche i centri antiviolenza e le case rifugio sono attivi. Tuttavia, sono emerse criticità nella fase di accoglienza della donna e anche di messa in protezione, ad esempio con la convalida di arresti (che in alcuni casi sono stati coordinati “da remoto”). Si è registrata una diminuzione delle denunce da parte delle donne in primavera, riprese poi nell’estate dove si sono registrati aumenti di notizie di reato che riguardano principalmente il delitto di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.) e di “atti persecutori” (art. 612 bis c.p.). Se ne deduce che le vittime hanno avuto meno occasioni per poter accedere ai commissariati o alle caserme, perché non potevano uscire a causa dell’emergenza sanitaria ed erano più controllate. Servono procedure più coordinate tra servizi sociali e Forze dell’Ordine. Il sistema dei servizi esiste e sta in piedi, ma in questo periodo di crisi si sono acuite pericolosamente le problematiche già esistenti e da tempo segnalate a livello politico”.
“I Centri antiviolenza e le Case rifugio - ricorda Barbara Rosina - costituiscono il fulcro della rete territoriale nei percorsi di accompagnamento delle donne nella fuoriuscita dal circuito della violenza. In Piemonte sono attivi 20 Centri antiviolenza, 81 sportelli, 12 Case rifugio per le donne vittime di violenza e di maltrattamenti. I finanziamenti regionali convogliano quasi esclusivamente nel supporto dei centri, mentre sono scarsi per i servizi sociali che quotidianamente operano in aiuto di donne vittime appartenenti a contesti multiproblematici. Senza dimenticare la necessità di lavoro di prevenzione da fare con i giovani (educazione sentimentale, percorsi che aiutino i genitori ad accompagnare i figli alla parità di genere), un ulteriore sostegno è necessario inoltre per l'attivazione di percorsi di rieducazione degli uomini autori di violenza, in particolare sul piano della prevenzione, già previsto nel Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020. Ricordiamo che il Dipartimento per le pari opportunità, come raccomandato nell’art. 16 della Convenzione di Istanbul, riserva specifiche risorse per il sostegno di programmi di prevenzione, recupero e trattamento per uomini maltrattanti per prevenire la recidiva e per favorire l’adozione di comportamenti non violenti nelle relazioni interpersonali. Occorre lavorare affinché anche questi percorsi siano accessibili su tutti i territori, ne discuteremo il prossimo 30 novembre nel corso di una tavola rotonda nella quale si rifletterà sugli interventi legati al recupero degli autori di violenza.”.
Conclude la Presidente dell’Ordine Assistenti sociali del Piemonte Barbara Rosina: “Ci associamo alle parole del Premier Conte pronunciate nella giornata di ieri al Senato durante l’evento “Dalla parte delle donne. Il ruolo fondamentale dei centri antiviolenza”, organizzato dalla Commissione d'inchiesta sul femminicidio. Riteniamo fondamentale il ruolo della politica nel guidare ed indirizzare una comunità nazionale con la massima fermezza, affidandosi agli esperti che, oltre che dialogare con la società, possono offrire alla politica stessa una più completa consapevolezza. Ciò può garantire un rafforzamento della osmosi tra sistemi ed istituzioni e società civile sul tema dei diritti alimentando un circolo virtuoso tra i diversi poli. Solo una politica adeguatamente formata e informata su questi temi può agire in maniera efficace. Gli assistenti sociali non si tirano indietro, le loro competenze e conoscenze sono a disposizione delle istituzioni, della società e della politica per lavorare in termini di prevenzione, formazione ed informazione a favore dei diritti delle vittime e di quelli degli autori di violenza e della società nel suo complesso”.
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751