- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ai tempi del COVID-19, quali sfide per il futuro?
Il Gruppo CRC celebra il suo ventennale e pubblica l’11° Rapporto CRC in un momento particolare in cui è in corso la seconda ondata pandemica che sta portando tutte le regioni italiane verso nuove restrizioni. Nel Rapporto, alla cui redazione hanno contribuito 135 operatori delle 100 associazioni che fanno parte del Network, si è provato a recepire l’impatto che la pandemia sta avendo sui quasi 10 milioni di bambini e adolescenti che vivono nel nostro Paese.
Fin dall’inizio dell’emergenza da Covid-19, il Gruppo CRC ha messo in evidenza come la crisi avrebbe colpito duramente anche i bambini e gli adolescenti, soprattutto coloro che vivono in contesti e situazioni di fragilità e in condizioni di svantaggio economico, educativo e socio-relazionale. Lo ha fatto tramite i propri editoriali, forte della consapevolezza che deriva dal lavorare sul campo. All’inizio della pandemia il Gruppo CRC aveva denunciato come le persone di età minore fossero rimaste invisibili alle istituzioni, perché di loro si era parlato solo come “figli”, “alunni” o come possibili fonti di contagio e non invece come titolari di diritti, senza pianificare un’azione strategica. Oggi al centro del dibattito ci sono le priorità da individuare nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per poter accedere ai finanziamenti del Fondo Next Generation dell’Unione Europea, tra cui la scuola e la necessità di colmare, il divario territoriale e le grandi disuguaglianze che caratterizzano la condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese.
L’11° Rapporto CRC non ci consegna solo una retrospettiva di questi due decenni rispetto ai passi avanti che sono stati fatti e sui ritardi che ancora permangono, ma allarga quindi lo sguardo sull’impatto della pandemia in corso che ha portato alla luce, aggravandole e dilatandole, le criticità monitorate nel corso degli anni e che si riassumono nell’assenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nella cultura politico-amministrativa e nell’agenda politica. Nelle raccomandazioni rivolte alle istituzioni competenti si esplicita invece l’auspicio che da questa crisi si possa ripartire con una consapevolezza ritrovata rispetto alla centralità e necessità di investire sui ragazzi e ragazze.
Il lancio del Rapporto avviene on line, in partnership con Vita, attraverso cinque appuntamenti di riflessione da oggi fino al 20 novembre, Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con il coinvolgimento di esperti ed istituzioni. Il Gruppo CRC ha invitato un’ampia rete di soggetti e referenti politici, a condividere il risultato del proprio monitoraggio, per sottolineare quanto sia fondamentale la trasversalità quando si tratta di pianificare efficacemente le politiche per l’infanzia e l’adolescenza e di quanto sia necessario l’impegno a tutti i livelli.
In ogni appuntamento inoltre si è voluto dare spazio alla voce diretta dei ragazzi e delle ragazze,
che neanche in questo periodo hanno avuto uno spazio di ascolto strutturato da parte delle istituzioni.
«Per garantire l’attuazione dei diritti sanciti nella Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, occorre rilanciare una rappresentazione sociale e culturale dell’infanzia come valore da salvaguardare e promuovere», sottolinea Arianna Saulini, coordinatrice del Gruppo CRC.
«Solo un approccio olistico e sistemico, che ponga al centro l’impatto sui bambini e sui ragazzi delle varie norme, misure, fondi e interventi, sia a livello centrale che locale, può produrre l’auspicata inversione di rotta rispetto all’aumento del disagio sociale. Per questo il Rapporto CRC afferma con decisione che servono azioni di sistema per ridurre le disuguaglianze presenti sul nostro territorio».
I cinque appuntamenti (clicca sul link)
Il rapporto
(clicca sull'immagine per leggere il rapporto)
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
Filomena Albano, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (AGIA), ha concluso il suo incarico lunedì 12 ottobre e ha ripreso il suo ruolo organico come magistrato. Dopo quattro anni di incarico non rinnovabile conclusosi il 28 aprile, Albano ha continuato a ricoprire le sue funzioni in regime di prorogatio, per assicurare la continuità del suo ruolo. L’Autorità garante è fondamentale per dare voce ai bambini, soprattutto quello più vulnerabili e assicurare la piena attuazione e la tutela dei diritti delle persone di minore età, in conformità a quanto previsto dalle convenzioni internazionali tra cui in primis la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. L’auspicio è che i presidenti di Camera e Senato nominino il prima possibile il nuovo Garante, per garantire che i diritti dei bambini e ragazzi vengano pienamente tutelati ed attuati, visto soprattutto il momento storico che sta vivendo il nostro Paese, segnato dalla pandemia di COVID-19. La pandemia ha portato con sé ripercussioni sociali ed economiche, che hanno aggravato situazioni precarie preesistenti. Questo non fa che mettere ancora di più in evidenza, l’importanza di questa figura di garanzia.
La nomina di una nuova Autorità garante era stata già sollecitata anche dalle 100 associazioni aderenti al Gruppo CRC (Gruppo di lavoro per la Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza) e viene nuovamente richiesta con urgenza tramite lettera inviata ai Presidenti di Camera e Senato. Il Gruppo CRC auspica che venga dato assoluto rilievo alle caratteristiche “di notoria indipendenza, indiscussa moralità e di specifiche e comprovate professionalità, competenza ed esperienza nel campo dei diritti delle persone di minore età nonché delle problematiche familiari ed educative di promozione e tutela delle persone di minore età”, che l’art. 2 della Legge istitutiva n.112/2011 attribuisce a tale figura e che le stesse Osservazioni conclusive indirizzate all’Italia nel 2019 dal Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia, hanno evidenziato. Inoltre, il Gruppo CRC evidenzia l’importanza del ruolo dell’ AGIA nel percorso di approvazione del nuovo Piano Nazionale Infanzia in corso di redazione da parte dell’Osservatorio nazionale infanzia e Adolescenza e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in cui sarà fondamentale dedicare la debita attenzione alle persone di minore età, a partire dal loro diritto all’educazione.
Il Gruppo CRC auspica quindi di poter riportare all’opinione pubblica, nel prossimo Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC), la cui pubblicazione è prevista per il prossimo 20 novembre, l’avvenuta nomina della nuova Autorità.
Per approfondimenti si veda la sezione del sito dedicata agli Istituti di garanzia a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
L’estate 2020 sta finendo e l’autunno, con le sue incognite, sta per iniziare.
Da un lato, la speranza, con l’inizio del nuovo anno scolastico, si è riaccesa; dall’altro lato, il timore della ripresa dei contagi e di quel che accadrà quando cesseranno le garanzie previste dalla legislazione di emergenza, contribuiscono a alimentare un clima di incertezza e un senso di precarietà.
Il riverbero della condizione emergenziale sulle famiglie, in particolare sui nuclei familiari più fragili per ragioni economiche, sociali, sanitarie (o per tutte queste ragioni), non ha tardato a farsi sentire, con un aumento del disagio nelle relazioni. Questo si è manifestato con diverse modalità: dalla crescita dei casi di maltrattamento in famiglia, all’accentuazione del disagio psichico, con esposizione dei soggetti più deboli a situazioni di pregiudizio.
Il tutto in una situazione in cui, a causa del lockdown, i presidi a tutela della famiglia e dei bambini, in primis la scuola, ma anche le varie agenzie sociali come le parrocchie, le associazioni sportive e i Servizi di Territorio (sociali, educativi, psicologici, di NPI, nonché sanitari in genere), hanno sostanzialmente cessato di operare, se non con modalità “da remoto”. Tali modalità, certamente, vengono incontro alla necessità di non lasciare del tutto scoperte aree di fondamentale importanza per il Paese – come l’istruzione, l’educazione e la protezione dell’infanzia – ma sicuramente non possono sostituire la presenza, il senso di comunità, la condivisione e la percezione diretta di eventuali problematiche.
Nel corso dell’estate, peraltro, la cronaca ha segnalato il caso di due bambini, in tenerissima età, morti in maniera traumatica. Si è appreso che le famiglie di entrambi i minori erano conosciute dai Servizi sociali e sanitari. Eppure la situazione di evidente pregiudizio in cui i bambini versavano non aveva fatto scattare quel tipo di preoccupazione idonea a mettere in atto interventi di tutela e protezione che, in determinate circostanze, devono avere riguardo esclusivamente al minore coinvolto.
In questo periodo, poi, è molto alta l’attenzione dell’opinione pubblica sugli effetti dell’allontanamento dei minori dal loro nucleo familiare, in specie quando l’allontanamento viene attuato dai Servizi per l’infanzia ai sensi dell’art. 403 Cod. Civ.
La risonanza emotiva delle ragioni dei genitori dei bambini coinvolti, amplificata dai media, specialmente dopo l’avvio di inchieste giudiziarie – che a breve porteranno a giudizio i soggetti ritenuti responsabili di allontanamenti non giustificati da motivi di evidente pregiudizio – contribuisce ad alimentare un clima di diffidenza nei confronti dei possibili interventi dei Servizi. Ciò implica un timore, da parte dei singoli operatori dei Servizi, di esporsi a possibili denunce o esposizioni mediatiche, ormai sempre più frequenti, visto anche il ruolo che ormai i social media svolgono nella formazione dell’opinione pubblica.
Noi, come UNCM, siamo vivaci assertori del più rigoroso rispetto della normativa vigente e della necessaria implementazione della normativa, la quale non garantisce tuttora un sufficiente e immediato controllo dell’Autorità Giudiziaria sulle decisioni amministrative dei Servizi di Territorio. Riteniamo necessaria e imprescindibile una modifica dell’art. 403 Cod. Civ. attraverso l’introduzione di una procedura che garantisca in tempi celerissimi una forma di controllo giurisdizionale, e dunque un immediato l’intervento del Giudice, il
quale provveda alla convocazione dei familiari del minore allontanato, in una situazione di perfetto contraddittorio, ossia con la piena conoscenza (salvo le situazioni di segreto istruttorio) dei fatti e comportamenti loro addebitati e che hanno giustificato l’agire dei Servizi.
Purtuttavia, riteniamo che il focus dell’intervento dei Servizi e della magistratura debba rimanere il bambino. Ci sono situazioni in cui allontanare un bambino dalla sua famiglia risulta indispensabile anche prima che vengano accertate responsabilità penali o condizioni dei genitori inadeguate per ragioni sanitarie, di dipendenze, o simili. Il traumatico decesso dei due minori di cui si è occupata la cronaca dell’estate appena trascorsa, ci dice un’ovvia verità: se i due bambini fossero stati temporaneamente allontanati dalla loro famiglia di origine e posti in condizione di sicurezza, anche consentendo il mantenimento delle relazioni con i genitori, oggi sarebbero vivi.
La politica, di fronte ad un tema scomodo, come quello della tutela dell’infanzia, ha preferito tacere. Rarissime sono state le voci, anche giornalistiche, che hanno evidenziato il paradosso di un’opinione pubblica sempre pronta a scagliarsi contro assistenti sociali che portano via i bambini, ma che non pare interrogarsi su cosa accade quando tale intervento manchi, a favore di bambini che poi, in famiglia, perdono la vita.
In questo clima, l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori suscita, sul piano politico, qualche perplessità.
Ci interroghiamo sul significato di una tale commissione che, con le competenze declinate all’art. 3 della legge istitutiva (Legge 29 luglio 2020, n.107) sembra voler attuare: una verifica dell’operato dell’Autorità Giudiziaria (numero dei provvedimenti emessi ai sensi degli artt. 330, 332 e 333 Cod. Civ. e loro attuazione), una verifica del ruolo dei Servizi sociali, anche all’interno del processo, una verifica della temporaneità dell’affidamento, del rispetto dei requisiti strutturali, organizzativi e delle situazioni di incompatibilità all’interno delle comunità di tipo familiare.
Si tratta di competenza che appartengono all’Autorità Giudiziaria che non per nulla è strutturata su più gradi di giudizio o a quella amministrativa, peraltro regionale visto il rinvio dell’art. 117 della Costituzione.
Le comunità di tipo familiare, che costituiscono una delle forma con cui, grazie a una legislazione autenticamente riformatrice e coraggiosa, si è superata l’istituzionalizzazione dei minori privi di un ambiente familiare idoneo, sono dunque oggi - dopo tutte le polemiche già scatenate contro gli affidamenti etero-familiari - sotto la lente d’ingrandimento della politica. Quest’ultima, invece di preoccuparsi di implementare quei servizi per il sostegno alle famiglie, che richiedono risorse e attenzione (si pensi alla domiciliarità degli interventi socio-sanitari, al coinvolgimento delle famiglie nei progetti di prevenzione dell’istituzionalizzazione, quali P.I.P.P.I.), in una condizione di campagna elettorale permanente, preferisce seguire il pensiero dominante con un’opzione sicuramente meno impegnativa sul piano economico e culturale, ma di dubbia efficacia qualora l’obiettivo sia la reale tutela dell’infanzia e degli strumenti idonei a sostenerla.
Milano 21 settembre 2020
Il Direttivo Unione Nazionale Camere Minorili
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
Gentilissimi,
con grande piacere condividiamo con Voi il breve video documentario che racconta la tre giorni promossa dall'associazione Agevolando (in collaborazione con Cnca e il contributo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali) a Roma in preparazione all'incontro dei ragazzi e delle ragazze in Parlamento al quale anche voi avete contribuito e partecipato. Era presente, con nostra grande soddisfazione, anche il Presidente della Camera Roberto Fico.
Si intitola "Non si diventa adulti a 18 anni e un giorno", che è la sintesi delle Raccomandazioni che in quell'occasione i ragazzi hanno scelto di presentare alle istituzioni, ai decisori politici, ai professionisti e ai giornalisti presenti. Il video è stato realizzato da Ryan Harris, regista e anche lui giovane care leaver. Qui la scheda tecnica del video.
In questo articolo potete trovare maggiori informazioni sul video: https://www.agevolando.org/notizie/non-si-diventa-adulti-a-18-anni-e-un-giorno-i-care-leaver-in-parlamento-nel-video-di-ryan-harris
E qui il video pubblicato anche su Facebook: https://www.facebook.com/associazioneagevolando/videos/648296119445478/
E IgTV: https://www.instagram.com/tv/CFh_WbyiMp7/
È sempre per noi una grande emozione poter ascoltare la voce potente e coraggiosa dei ragazzi care leaver e questo video raccoglie tanto del lavoro di advocacy fatto in questi anni anche insieme a voi.
Speriamo vorrete darne diffusione anche attraverso i Vostri canali informativi istituzionali per dare visibilità a un tema di cui purtroppo ancora troppo poco si parla e, sin da ora, Vi ringraziamo per la Vostra attenzione e per il Vostro lavoro.
Silvia Sanchini
Ass. Agevolando
347 1660060
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
15 settembre, Torino. La Giornata internazionale della democrazia è stata istituita l’8 settembre 2007 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con risoluzione A/RES/62/7 e viene celebrata il 15 settembre di ogni anno. L’Ordine Assistenti sociali piemontese celebra l’importante momento, ricordando che il processo di professionalizzazione degli assistenti sociali è strettamente intrecciato con il processo di democratizzazione. È chiaro il legame tra assistenti sociali e stato democratico, richiamato anche nell’art. 5 del Codice Deontologico dell’assistente sociale: “L’assistente sociale fa propri i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Riconosce il valore, la dignità intrinseca e l’unicità di tutte le persone e ne promuove i diritti civili, politici, economici, sociali, culturali e ambientali così come previsti nelle disposizioni e nelle Convenzioni internazionali.”
Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) afferma: “La figura dell’assistente sociale si è sviluppata in Italia, negli anni complicati e carichi di speranza del secondo dopoguerra, e la sua storia si è intrecciata indissolubilmente con quella della giovane democrazia italiana. Sono ancora tanti i problemi che attanagliano il nostro Paese e che impediscono il pieno godimento di diritti fondamentale e la partecipazione attiva alla vita democratica da parte di tutti i cittadini”.
Gli assistenti sociali denunciano la scarsità di dialogo tra società civile e classe politica, elemento fondante delle vere democrazie e impulso necessario per le politiche, anche sociali.
Prosegue Barbara Rosina: “Il drammatico contesto storico nel quale si trova il nostro paese, generato dall’emergenza sanitaria, evidenzia non solo l’importanza del dialogo tra società civile e classe politica ma anche quanto esso debba avere un’influenza reale sulle decisioni politiche. Gli assistenti Sociali del Piemonte già in passato hanno offerto la propria disponibilità alla collaborazione e al dialogo con tutte le forze politiche e la Giornata Internazionale della Democrazia è l’occasione per ribadire la nostra volontà di far parte di un processo partecipativo che rinforzi la nostra comunità sociale con scelte politiche che assicurino un uguale accesso alle opportunità e al godimento dei diritti affinché nessuno resti indietro”
Paola Vaio (consigliere Ordine Assistenti Sociali del Piemonte e assistente sociale presso un servizio sociale territoriale) interviene: “Le persone in difficoltà che accedono al sistema dei servizi socio-sanitari vivono sulla loro pelle la non piena realizzazione dei diritti. In particolare sono ancora tante le barriere che impediscono ai cittadini un accesso completo all'informazione, alla comunicazione, alla cultura, all'educazione, alla vita sociale, lavorativa, ricreativa e politica. Il nostro osservatorio è concretamente calato nel tessuto sociale e può essere un valore aggiunto per l’azione della nostra classe politica chiamata a risolvere tanti e diversificati problemi generati da pandemia che e ha messo in luce dure e profonde disuguaglianze nella nostra società e sta ulteriormente esacerbando le disparità esistenti; la risposta da parte delle politiche pubbliche è fondamentale per garantire equità, giustizia sociale.”
Il recente rapporto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile 2020 mostra che “prima della pandemia COVID -19, i progressi erano irregolari e non si era sulla buona strada per raggiungere gli Obiettivi entro il 2030. Ora, a causa del COVID-19, una crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti sta minacciando vite e mezzi di sussistenza, rendendo il raggiungimento degli obiettivi ancora più impegnativo. All'inizio di giugno, il bilancio delle vittime aveva superato le 400.000 persone e continuava a salire, quasi nessun Paese risparmiato. I sistemi sanitari di molti paesi sono arrivati all'orlo del collasso. La sussistenza di metà della forza lavoro globale è stata gravemente colpita. Più di 1,6 miliardi di studenti non vanno a scuola e decine di milioni di persone vengono respinte nella povertà estrema e nella fame, cancellando i modesti progressi compiuti negli ultimi anni.”
“L’evoluzione della situazione – conclude Barbara Rosina – è stata costantemente monitorata anche dal Consiglio Nazionale degli Assistenti Sociali. Di grande interesse, per tutta la comunità professionale, è il “Vademecum – Servizio Sociale professionale e post pandemia”, un documento di supporto degli assistenti sociali nell’azione professionale quotidiana in queste nuove fasi dell’emergenza sanitaria dovuta a Covid 19 prodotto dal CNOAS, con il contributo di AassNAS, ASProC, Asit, SocISS, SoStoSS, SUNAS, organismi di rappresentanza, a diverso titolo, della professione. I professionisti assistenti sociali sono stati e sono, e saranno ancora, chiamati ad essere parte attiva e generativa in un quadro fortemente instabile e con sviluppi incerti. In tale contesto è indispensabile per il nostro Ordine da un lato riprendere un dialogo di confronto, serio e strutturato, con la Regione Piemonte a garanzia della massima coesione sociale, di fronte alla sfida dell'emergenza, su tutto il territorio regionale, e dall'altro valorizzare l'esperienza maturata dai professionisti stessi. Condividiamo le parole di Liu Zhenmin, Sottosegretario generale per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite, quando sostiene che occorre rafforzare e unire gli sforzi per non lasciare indietro nessuno e per forgiare i percorsi di trasformazione necessari per creare un mondo più vivibile.”
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
Terre des Hommes rafforza gli interventi a Beirut per le famiglie dei quartieri più colpiti
Pur essendo passato un mese dalla gigantesca esplosione nel porto di Beirut, il trauma psicologico dei bambini dei quartieri più colpiti è ancora molto vivo e condiziona profondamente la loro quotidianità. Disturbi del sonno, paura ad addormentarsi, enuresi, irritabilità, tendenza all’isolamento, perdita d’appetito, apatia: sono solo alcuni dei disturbi riferiti dalle oltre 300 famiglie che lo staff di Terre des Hommes ha incontrato in questo periodo per una valutazione dei bisogni della popolazione più vulnerabile. “È emerso uno scenario devastante”, spiega Ilaria Masieri, responsabile dei progetti in Libano “Quasi tutti i genitori ci hanno detto di aver riscontrato nei loro figli reazioni che non avevano mai visto prima, e che nella larghissima maggioranza dei casi non sanno come affrontare. Più dell’87% ha dichiarato di aver bisogno di supporto psicosociale e il 41% ci ha chiesto un aiuto psicologico immediato, a riprova della gravità della situazione, che rischia di marchiare per sempre queste giovani vite. Più della metà di queste famiglie è costituita da rifugiati siriani, che già hanno dovuto sopportare le privazioni della guerra e il dolore dell’esilio. È quindi indispensabile che la comunità internazionale non dimentichi questa emergenza umanitaria, che purtroppo si innesta su una crisi economica e politica, ma anche sanitaria, dato l’aumento vigoroso dei contagi di Covid-19, di dimensioni immense. Bisogna trovare urgentemente le risorse necessarie per assicurare a questi bambini diritti fondamentali come protezione, istruzione e cure”.
Terre des Hommes, organizzazione non governativa impegnata da 60 anni nella protezione dei bambini, si è attivata nei giorni immediatamente successivi alla catastrofe organizzando attività ricreative psicosociali nelle zone più colpite dall’esplosione. In questi giorni stiamo rafforzando i nostri interventi di protezione dei bambini e delle bambine per fornire un adeguato supporto alle famiglie più vulnerabili, dove sono presenti bambini con bisogni speciali, disabili o a rischio di abbandono scolastico, anche per prevenire fenomeni come lavoro minorile e matrimoni precoci. Infatti, se in un primo periodo il supporto psicosociale si concentrerà sull’elaborazione del trauma e sullo sviluppo di meccanismi efficaci per far fronte ai vissuti d’ansia nei bambini, il nostro intervento ha come obiettivo finale il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie, tramite l’accesso a servizi sociali ed educativi di qualità.
Le modalità d’intervento sono complicate dalla situazione sanitaria in continua evoluzione, visto l’aumento dei contagi da Covid-19 che ha portato le autorità a istituire nuovi lockdown, ma gli operatori sono formati per fornire assistenza sia da remoto che in incontri individuali o collettivi, a seconda delle necessità, come hanno già fatto a partire da marzo per gli altri progetti in corso nel Paese. “Abbiamo stilato un piano di risposta in due fasi, che tenga conto dei bisogni immediati ma anche del supporto necessario per il reinserimento delle famiglie sfollate all’interno delle loro comunità di origine e per un graduale ritorno alla normalità”, precisa Masieri.
“Il nostro intervento prevede anche il versamento di contributi economici alle famiglie in difficoltà, per consentire di coprire le necessità più urgenti, la distribuzione di kit igienici per mamme e bambini e di dispositivi di protezione individuale. In tutto i beneficiari delle prime azioni che stiamo realizzando saranno quasi 3.500, ma i bisogni della popolazione sono enormi, se pensiamo che oltre 300.000 persone sono temporaneamente sfollate a causa dell’esplosione”, sottolinea Masieri.
A Karantina, uno dei quartieri più devastati dall’esplosione, Terre des Hommes sta lavorando per restituire alla comunità un parco giochi e una biblioteca, gravemente danneggiati dall’esplosione.
Per individuare più precisamente i bisogni dei bambini Terre des Hommes ha condotto un assessment su oltre 300 famiglie (tra cui 935 minori) che al momento dell’esplosione abitavano nei quartieri più vicini al porto. Nei prossimi giorni sarà disponibile il documento integrale dell’assessment - il primo che indaga le conseguenze psicologiche e psicosociali dell’esplosione sui bambini - sul sito di Terre des Hommes (www.terredeshommes.it).
Terre des Hommes Italia è presente in Libano da 15 anni con decine di interventi di sostegno all’educazione e protezione dei bambini vulnerabili libanesi e dei bambini rifugiati siriani, siriopalestinesi e palestinesi. Con il solo progetto Back to the Future, finanziato con il fondo Madad dell’Unione Europea, ha ristrutturato 8 scuole e riportato a scuola oltre 25.000 bambini.
Per contribuire ai progetti d’emergenza di Terre des Hommes a Beirut
Bonifico bancario conto intestato a Terre des Hommes
IBAN: IT37E0103001633000063232384
Bollettino postale c/c postale 321208
Online con carta di credito al link
https://terredeshommes.it/aiutiamo-bambini-le-famiglie-beirut/
Per maggiori informazioni e richiesta di interviste:
Rossella Panuzzo, Ufficio stampa Terre des Hommes
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
La Commissione parlamentare d'inchiesta sull'affido dei minorenni sia l'occasione per rafforzare il sistema di welfare, i servizi sociali e le azioni di sostegno alle famiglie e non per rimettere in discussione il sistema di tutela dei minorenni fuori famiglia. Presa di posizione della rete #5buoneragioni, costituita da Agevolando, Cismai, CNCA,
CNCM, Progetto Famiglia e Sos Villaggi dei Bambini
Roma, 29 luglio 2020 - La rete "5buoneragioni per accogliere i bambini che vanno protetti" - costituita da Agevolando, Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia (Cismai), Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Coordinamento Nazionale Comunità per Minori (CNCM), Progetto Famiglia e Sos Villaggi dei Bambini - prende atto dell'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse all'affidamento familiare e alle comunità che accolgono minorenni. Ma invita le forze politiche a coglierla come un'opportunità per rafforzare le azioni di sostegno alle famiglie, piuttosto che come un'occasione per mettere in discussione il sistema di tutela e per squalificare indiscriminatamente gli attori impegnati nella cura dei minorenni "fuori famiglia".
La Commissione svolgerà un ruolo importante se saprà affrontare le tante questioni che riguardano il diritto del bambino a crescere in famiglia: l'investimento sulla prevenzione, sul sostegno alla genitorialità più fragile, sul sostegno ai servizi sociali territoriali e alle Procure della Repubblica per i minorenni per renderli più efficienti, sul supporto all'autonomia dei giovani neomaggiorenni in uscita da percorsi di accoglienza, perché non si vanifichi il lavoro svolto con loro negli anni della prima infanzia e dell'adolescenza. Dunque, se saprà segnare un rilancio dell'impegno delle istituzioni rispetto alla tutela dei minorenni e al sostegno alle famiglie.
Il timore, invece, che l'istituzione della Commissione possa tradursi nell'ennesima "caccia alle streghe" nasce non solo dalla valanga di fango che, anche recentemente, è stata riversata indiscriminatamente sugli attori del sistema che si prende carico dei minorenni "fuori famiglia", ma anche dall'assenza, tra i compiti della Commissione, della verifica dei troppi limiti di un sistema di welfare inadeguato nel sostegno alle famiglie e ai bambini. Condividiamo pienamente l'esigenza di controllare l'adeguatezza organizzativa e operativa dei singoli attori in gioco e di sanzionare gli eventuali errori e ancora una volta ricordiamo che già le norme vigenti (la legge 184/83, la legge 149/01) prevedono doverosamente la funzione del controllo esercitato dalla Procura minorile e dai soggetti referenti per la vigilanza sulle strutture. Siamo convinti, supportati in questo da numerosi studi e ricerche, che il problema fondamentale che dovrebbe porsi la politica è quello di sostenere le famiglie nei difficili compiti che svolgono, invece di utilizzarle come principale ammortizzatore sociale del nostro sistema di welfare. E di potenziare il sistema di welfare e in particolare gli organici dei servizi sociali e della tutela nonché il sistema della giustizia minorile, che pur essendo un punto di riferimento a livello europeo, deve però fare i conti con la scarsità delle risorse impiegate, a cominciare da un numero di assistenti sociali gravemente insufficiente in larga parte d'Italia.
Ci auguriamo altresì che la Commissione d'inchiesta sappia opportunamente valorizzare gli esiti delle precedenti verifiche su questi stessi temi, al fine di evitare inutili ridondanze. In tal senso, offriamo fin da ora ampia disponibilità per specifiche audizioni sul tema.
Per info:
Agevolando - Silvia Sanchini
Cismai - Roberta Zampa
Cnca - Mariano Bottaccio
Cncm - Giovanni Tagliaferri
Sos Villaggi dei Bambini Italia - Valeria Sabato
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
Una nuova rete territoriale interdisciplinare a supporto degli asili nido e dei micro-nidi e nuove formule per sostenere la genitorialità nelle famiglie con bambini da zero a 3 anni, con un’ottica di prevenzione della violenza sui minori. Dall’impegno di ATS Città Metropolitana di Milano e Terre des Hommes nasce NidoInsieme.it, un portale d’informazione per genitori e di formazione per gli operatori dei servizi alla famiglia che intende promuovere il benessere e la cura dei bambini più piccoli, finanziato da Regione Lombardia. I contenuti saranno continuamente arricchiti dagli esperti della nuova rete, costituita anche da cinque ASST del territorio metropolitano, due Comuni (Milano e Magenta) e Azienda Futura del Comune di Pioltello. I primi video disponibili su NidoInsieme.it si focalizzano sull’emergenza Covid, per offrire delle risposte autorevoli ai più comuni dubbi e insicurezze legati alla salute e il benessere dei bambini.
"La tutela della salute dei bambini e dei loro genitori è tra gli obiettivi primari di ATS Città Metropolitana di Milano”, spiega la dottoressa Rossana Giove, Direttore Socio Sanitario dell’Agenzia di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano. “Questo progetto si inserisce nell’impegno continuo che l’Agenzia esercita di promozione del benessere dei più piccoli attraverso interventi a sostegno della genitorialità e per la formazione degli educatori delle scuole per l’infanzia. Il progetto si colloca nel quadro più ampio delle Politiche per la Famiglia e si configura come un’iniziativa per la promozione del benessere, la prevenzione delle situazioni di disagio infantile e la protezione dei bambini che frequentano gli asili nido e i micro nidi del territorio di ATS Città Metropolitana di Milano, in attuazione della Legge Regionale n. 18 del 2018 ‘Iniziative a favore dei minori che frequentano i nidi e i micronidi’”.
“NidoInsieme avvia un lavoro di rete favorendo un’attiva collaborazione e partecipazione al partenariato da parte di Comuni, Enti del terzo settore, ASST, autorità competenti”, aggiunge il dottor Aurelio Mosca, psicologo, Direttore del Dipartimento Programmazione per l’Integrazione delle Prestazioni Sociosanitarie con quelle Sociali (PIPSS) di ATS Città Metropolitana di Milano. “Il progetto è volto a dare coerenza ai diversi interventi a favore della prima infanzia che verranno proposti e realizzati dalle molteplici realtà che operano nel territorio metropolitano al fianco delle famiglie e dei bambini. Si svilupperà sul piano della prevenzione, individuando i segnali di disagio, potenziando e realizzando azioni informative e formative rivolti ad operatori e famiglie. In quest'ottica favorirà lo scambio di informazioni e di buone prassi, come pure garantirà la diffusione di campagne informative e forme di assistenza ai minori vittime e alle loro famiglie. Sosterrà la diffusione di interventi di protezione e tutela nei casi di violenza, con caratteristiche di qualità e innovative. Ciò anche attraverso l'adozione di protocolli che impegneranno le Istituzioni a lavorare in rete e con un approccio multidisciplinare".
“Il sostegno alla genitorialità è fondamentale perché è proprio all’interno delle famiglie che si possono manifestare comportamenti disfunzionali nei confronti del bambino che, se non debitamente contenuti e guidati, possono sfociare in violenza e maltrattamenti”, sostiene la dottoressa Federica Giannotta, Responsabile Progetti Italia di Terre des Hommes. “Nel sito NidoInsieme.it esperti pediatri e psicologi parleranno dei rischi di patologie poco conosciute come la discuria, l’ipercura o della Shaken Baby Syndrome e saranno presentati alcuni servizi innovativi presenti sul territorio a sostegno delle neomamme o nel riconoscimento e prevenzione dei casi di abusi o violenza che abbiamo contribuito a far nascere, come lo sportello Timmi all’interno dell’ospedale Buzzi”.
Al progetto, finanziato da Regione Lombardia, collaborano ATS Città Metropolitana di Milano, Terre des Hommes, Comune di Milano, Comune di Magenta, Azienda Speciale Servizi alla Persona e alla Famiglia Futura del Comune di Pioltello, ASST Fatebenefratelli Sacco, ASST Melegnano Martesana, ASST Ovest Milano, ASST Nord Milano, ASST Rhodense.
Lo scopo del portale NidoInsieme.it è informare i genitori con figli da zero a 3 anni d’età su argomenti come l’alimentazione più corretta per i bambini di quella fascia d’età, le regole da dare, come interpretare correttamente i comportamenti dei bambini, la gestione delle emozioni, la scelta del nido e rispondere ai frequenti dubbi come ad esempio l’opportunità o meno di fare uso di device elettronici. Una sezione del sito sarà dedicata alla formazione a distanza degli operatori dei nidi e micro nidi e alla promozione delle buone prassi.
Terre des Hommes dal 1960 è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e per assicurare a ogni bambino scuola, educazione informale, cure mediche e cibo. Attualmente Terre des Hommes è presente in 67 paesi con 816 progetti a favore dei bambini. La Fondazione Terre des Hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation, lavora in partnership con EU DG ECHO ed è accreditata presso l’Unione Europea, l’ONU, USAID e il Ministero degli Esteri italiano - Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale (AICS). Per informazioni: www.terredeshommes.it
Per maggiori informazioni e richiesta di interviste:
Rossella Panuzzo, Ufficio stampa Terre des Hommes
Jacopo Salvadori, Ufficio stampa ATS Città Metropolitana di Milano,
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
15 luglio, Torino. Oggi si celebra la giornata mondiale delle capacità dei giovani, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2014 con lo scopo di sensibilizzare e far riflettere sull'importanza di investire nei giovani e sul loro impegno attivo e concreto, al fine di ridurre il più possibile le disuguaglianze sia di accesso alla formazione di base e di specializzazione, sia di entrata nel mercato del lavoro.
Dalla ricerca “Il disagio giovanile nelle periferie” promossa nel 2019 dall’Arcidiocesi di Torino, a cura di Mauro Zangola, emerge che a Torino i Quartieri che fanno registrare la più alta presenza di giovani sono anche quelli dove si registrano i più alti tassi di disoccupazione e la maggior presenza di NEET, cioè di giovani fuori dal mercato del lavoro e dall’istruzione. Falchera, Aurora, Barriera di Milano, Regio Parco e Mirafiori Sud sono i quartieri in cui è maggiore il disagio giovanile. Ciò che si evidenzia è che i quartieri in cui i giovani hanno più difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro sono gli stessi in cui gli adulti hanno un livello di istruzione più basso. L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte interviene in questa Giornata per sollecitare la Rete dei servizi ad una più intensa collaborazione, l’unica via efficace per contrastare i circuiti di povertà e deprivazione, e le istituzioni a fornire più risorse perché ciò diventi la normalità e non una buona eccezionale pratica.
Antonio Attinà (Vice Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) afferma: “L’accesso al mercato del lavoro diventa sempre più difficile per chi non ha sviluppato specifiche competenze e abilità. Il rischio che si corre, con investimenti inadeguati per fronteggiare le disuguaglianze anche in questo ambito, è quello di condannare i giovani a divenire i futuri adulti poveri. Compito delle Istituzioni, in sinergia con il settore privato, è quello di garantire il diritto allo studio, abbattendo gli ostacoli che rendono difficoltoso l’accesso al mondo della formazione fornendo gli strumenti necessari per affrontare il percorso scolastico. Il voucher scuola della Regione Piemonte, ad esempio, è una misura importante, ma non sufficiente. Occorre sostenere i giovani e le famiglie durante tutto il processo formativo, offrendo corsi professionali regionali, tirocini o stage retribuiti, aumentare l’offerta formativa e di attività educative mirate che consentano di accrescere quelle competenze cosiddette “smart” e digitali”.
Focus dei servizi sociali è il contrasto di due fenomeni attuali e multidimensionali: la povertà educativa e la dispersione scolastica.
“Il mondo della scuola, insieme a quello dei Servizi sociali e alle famiglie, - racconta Chiara Biraghi (consigliere dell’Ordine regionale nonché assistente sociale presso un servizio sociale del biellese) - a causa del Covid-19 è stato costretto a far fronte a numerose sfide, una di queste la didattica a distanza. La DAD ha colto tutti impreparati: i diversi sistemi hanno dovuto implementare la loro collaborazione. I Servizi, affinché nessuno restasse indietro, hanno immediatamente rimodulato le loro attività, gli assistenti sociali sono stati di frequente sentinelle attente per intercettare i bisogni e ridurre le difficoltà, economiche, linguistiche e digitali di ogni famiglia”.
Una recente indagine Istat mostra un quadro non facile: il 14,3% delle famiglie con almeno un minore non possiede computer o tablet, e solo nel 22,2% delle famiglie ogni componente ha a disposizione un pc o tablet. E anche qui il grado d’istruzione influisce: nelle famiglie mediamente più istruite (in cui almeno un componente è laureato) la quota di quanti non hanno nemmeno un computer o un tablet si riduce al 7,7%. Nel 22,7% delle famiglie sono meno della metà i componenti che hanno a propria disposizione un pc da utilizzare. Solo per il 22,2% delle famiglie è disponibile un computer per ciascun componente.
“Per far fronte a questa drammatica realtà - aggiunge Carmela Francesca Longobardi (consigliera dell’Ordine piemontese e referente di progetti d’innovazione sociale presso un’impresa sociale) - il Terzo Settore ha tentato, insieme ai servizi sociali e ai territori, di fornire delle risposte creative e pratiche, grazie alla messa a disposizione, tramite bandi, di ben 24 milioni da parte delle Fondazioni bancarie piemontesi. Diviene sempre più importante consultare le comunità, co-progettando con loro mediante l’uso di strumenti partecipativi, al fine di immaginare soluzioni diverse a bisogni che si fanno più complessi. Non va dimenticato il fenomeno dei ritirati sociali. Soprattutto nelle situazioni più gravi, è necessario uscire dal virtuale per agganciare le famiglie nei luoghi in cui elle vivono”.
Antonio Attinà conclude: “Il virus è stato definito “democratico” e ha toccato tutti, indistintamente; alcune famiglie, le più fragili, hanno sofferto maggiormente l'impatto del lockdown compreso non poter accedere ai diversi servizi offerti normalmente dalla scuola e dalle istituzioni. Può essere utile un maggior coinvolgimento di tutte le forze sociali sul tema delle politiche del lavoro giovanili affinché si possa creare una sinergia ancora più strutturata che possa immaginare e sostenere progetti innovativi, finalizzati all'empowement dei giovani e all’acquisizione di competenze formali ed informali necessarie per l’ingresso nel mercato del lavoro, ed in questo noi siamo assolutamente disponibili”.
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751
- Scritto da Ubiminor
- Categoria: Comunicati
Osservatorio Terre des Hommes e ATS Milano sugli studenti della Città Metropolitana ai tempi del Covid
8 ragazzi su 10 chiedono più attenzione alle esigenze dei giovani
“La scuola è fatta da persone e senza di esse non può definirsi tale”: una sintesi folgorante che contiene tutti i disagi e le preoccupazioni degli studenti italiani in questa fine dell’anno scolastico. È il commento di uno degli oltre 500 studenti delle scuole superiori della città metropolitana di Milano che hanno partecipato all’indagine online “Essere Studenti ai tempi del Coronavirus” lanciato da Terre des Hommes assieme alla rete di EducaPari, il programma di peer education e il programma Food Game di ATS Milano Città Metropolitana. Condotto nel mese di maggio, questo sondaggio segue quello realizzato su scala nazionale e raccoglie le opinioni degli alunni delle scuole milanesi sul periodo del lockdown e le loro proposte per la riapertura della scuola a settembre.
“La città metropolitana di Milano è stata una delle zone più colpite dall’emergenza Covid-19, per questo ci è sembrato importante capire l’impatto, soprattutto emotivo, che ha avuto sugli studenti” dichiara Manuela D’Andrea, responsabile del progetto Network Indifesa di Terre des Hommes in partnership con Associazione Kreattiva. “Da anni, con il nostro Osservatorio e la rete di webradio Indifesa, ascoltiamo le voci degli adolescenti su argomenti cruciali, come gli stereotipi e le discriminazioni di genere, bullismo e violenza on line. Soprattutto, attraverso il Network, incoraggiamo la piena partecipazione e il protagonismo dei ragazzi nei processi decisionali che li riguardano da vicino. Purtroppo, quest’ultima indagine ci conferma che i ragazzi non si sentono considerati a sufficienza da chi prende le decisioni: infatti solo il 15,6% degli intervistati pensa che le loro esigenze siano state prese in considerazione in questo periodo di emergenza Covid”.
“Sono stati mesi difficili ma hanno rafforzato ognuno di noi in modo diverso”
Nei mesi della chiusura la salute psicologica dei ragazzi milanesi è stata messa a dura prova. 3 studenti su 4 si sono sentiti soli e la cosa che è mancata di più è vedere gli amici (81%), andare a scuola (45%) e fare sport (38,4%). La convivenza in famiglia è andata bene o molto bene per più di 8 ragazzi su 10. Ma tra chi ha risposto “male” (il 14%), quasi la metà lo ascrive al cattivo rapporto con i genitori e il 39% alla mancanza di privacy. Il 30% si lamenta degli spazi troppo stretti in casa e il 26% dei litigi tra i genitori. 6 ragazzi su 10 dicono di essersi sentiti stressati, quasi 1 su 3 è stato triste, ansioso o confuso. Non manca però chi si è sentito felice (14,2%), tranquillo (15,6%) e fiducioso (15,2%). La metà dei ragazzi e delle ragazze afferma che questa emergenza li ha resi più consapevoli di ciò che accade attorno, un quarto dice di sentirsi più maturo o responsabile. Il 20% invece non si sente cambiato.
"Riteniamo queste risposte molto significative per comprendere meglio l'impatto emotivo che ha avuto questo periodo di lockdown sui nostri giovani", dichiara Nicola Iannacone, responsabile del programma Educapari di ATS Città Metropolitana di Milano. "Questa fase di ascolto è particolarmente importante per riuscire a coinvolgere sempre più ragazzi del nostro territorio per una promozione attiva della salute. Tale lavoro rientra fra le attività previste nel protocollo d'intesa siglato con Terre des Hommes".
“Dovrebbero darci più libertà per imparare seguendo noi stessi, non numeri di pagine, cosicché gli insegnanti siano guide e compagni più che robot alla cattedra”
Passando all’esperienza della didattica a distanza (DAD), più del 10% afferma di non essere riuscito a seguire le lezioni a distanza e il 30% non è riuscito comunque a seguire tutte le lezioni. Spesso la condivisione forzata dei dispositivi ha ostacolato gli studenti, dato che il 18% degli intervistati non possiede un pc e tablet personale per seguire la didattica. A più di 6 ragazzi su 10 è mancato soprattutto il rapporto con i compagni, mentre solo il 12% ha menzionato la mancanza del rapporto con gli insegnanti. Docenti che per il 47% degli intervistati non erano adeguatamente preparati per offrire una DAD di qualità. Non solo, anche dal punto di vista umano, quasi la metà degli studenti milanesi sentono di non aver ricevuto dagli insegnanti il necessario aiuto a comprendere e vivere meglio un momento così particolare.
Come strumento didattico però la DAD non è condannata tout-court: quasi la metà dei rispondenti la considera utile per supportare la didattica tradizionale in futuro e vede favorevolmente un mix di lezioni in presenza e online per gestire la ripresa scolastica a settembre se fosse ancora necessario mantenere il distanziamento. Uno studente su 3 invece preferirebbe i turni con classi più piccole e 1 su 4 lezioni solo online.
“Ho imparato il valore dell'attività fisica quotidiana e quello di una sana alimentazione, credo che questi mi abbiano permesso una crescita maggiore in questo periodo e che quindi li porterò avanti anche dopo l'emergenza Covid”
Ma cosa è cambiato per gli altri aspetti della vita quotidiana? Per un ragazzo su 3 lo stare sempre a casa ha peggiorato la propria alimentazione, mentre il 25% circa la ritiene migliorata. Le serie e i film sono stati il passatempo più gettonato per 6 ragazzi su 10, più della metà ha passato parte del suo tempo libero nelle chat e videocall con gli amici. La lunga permanenza sulla rete ha portato 3 ragazzi su 10 a sentirsi più esposto ai pericoli online e la metà dei ragazzi ritiene che i fenomeni di cyberbullismo e sexting siano aumentati, anche se solo il 4% dichiara di aver subito atti di cyberbullismo, trolling e sexting.
La chiusura ha significato per il 26% degli studenti la completa inattività fisica, mentre il 45,5% ha trovato nuovi modi (allenamenti online, tutorial, app) per fare sport. Il lockdown ha significato per molti la scoperta di nuovi hobby, spesso attività tradizionali che la frenesia del vivere cittadino aveva messo in secondo piano. Il 36% ha scoperto come nuovo hobby la cucina, il 18% la musica e 16,4% la lettura.
“Ho compreso profondamente che la nostra società ha bisogno di una radicale rivoluzione per fronteggiare una crisi che sarà molto più devastante e che colpirà soprattutto noi giovani in futuro, la crisi climatica”.
IL NETWORK INDIFESA E L’OSSERVATORIO SUGLI ADOLESCENTI ITALIANI
Da due anni Terre des Hommes, assieme all’associazione Kreattiva, ha dato vita al Network indifesa, la prima rete italiana di WebRadio e giovani ambasciatori contro la discriminazione, gli stereotipi e la violenza di genere, bullismo, cyber-bullismo e sexting. La rete, fondata sulla partecipazione e il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze attraverso il coinvolgimento attivo in tutte le fasi del progetto, ha stimolato ndo gli studenti degli istituti secondari di secondo grado a realizzare programmi radio mirati alla conoscenza e alla riflessione su violenza, discriminazioni e stereotipi di genere. Dopo essere stata ospite dell’ultimo Radio City Milano, adesso Radio indifesa si è estesa a tutto il territorio nazionale grazie anche al finanziamento del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di BIC® e BIC Foundation. Al network hanno già aderito 12 WebRadio di tutto il territorio nazionale. Per info: www.networkindifesa.org
Terre des Hommes dal 1960 è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e per assicurare a ogni bambino scuola, educazione informale, cure mediche e cibo. Attualmente Terre des Hommes è presente in 67 paesi con 816 progetti a favore dei bambini. La Fondazione Terre des Hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation, lavora in partnership con EU DG ECHO ed è accreditata presso l’Unione Europea, l’ONU, USAID e il Ministero degli Esteri italiano - Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale (AICS). Per informazioni: www.terredeshommes.it
Per maggiori informazioni e richiesta di interviste:
Rossella Panuzzo, Ufficio stampa Terre des Hommes