{xtypo_rounded1}Carlo Trionfi, psicologo e psicoterapeuta, organizzatore del Convegno sul “Master per la Tutela dei Minori”, risponde ad alcune domande di Ubiminor, per illustrare gli obiettivi e le motivazioni dell’evento.{/xtypo_rounded1}
Quali sono le ragioni alla base dell’incontro del 31 gennaio?
Questo convegno cade in un periodo particolare nella storia della tutela minorile, caratterizzato da una forte crisi nel sistema sociale, una situazione che genera situazioni di grande allarme nelle famiglie. A questo si aggiungono le conseguenze prodotte dalle difficoltà economiche: attualmente i servizi hanno scarsissime risorse da dedicare alla presa in carico dei minori. A questo proposito è interessante ricordare quello che viene segnalato, per esempio, dall'ultimo rapporto di “Save the children”, nel quale si evidenzia come, sul territorio italiano, i servizi per i minori intervengano in modo talvolta anche puntuale e specifico, producendo tuttavia attività scollegate: un insieme di provvedimenti mirati ma, nel suo complesso, poco coeso e coerente. È come se ci fosse capacità di produrre azioni puntuali ma non una visione globale, con un'impronta culturale precisa, che permetta di integrare i diversi servizi all’interno di una prospettiva nuova e coerente.
Il convegno dunque aspira a dare un’idea di quella che dovrebbe essere una visione d’insieme degli interventi di tutela?
Sì, nella situazione attuale diventa importante un passaggio culturale in questa direzione.
{xtypo_quote_right}Quello della mediazione è un tema centrale per noi. La mediazione è uno dei dispositivi che sosteniamo fortemente, in contrasto con i dispositivi giuridici di carattere forte e imperativo a cui la tutela minorile si è spesso appoggiata in passato{/xtypo_quote_right}
L’altro tema, che motiva l’impegno all’organizzazione di questo evento, è il forte cambiamento in corso nella cultura della tutela minorile. Molti aspetti della tutela minorile, molti dispositivi proposti nella messa in atto degli interventi, appaiono oggi superati. Gli stessi problemi che affrontava un tempo la tutela minorile sono oggi differenti. Ad esempio, con riferimento alle famiglie, la tutela minorile si è confrontata dalla sua nascita con il tema del segreto all'interno del nucleo familiare. Il disvelamento del segreto familiare è stato uno dei punti cardine dell’intervento della tutela fino a qualche anno fa. Oggi il segreto non è più il tema centrale, lo è invece quello del conflitto. Le famiglie fanno fatica a mantenere una tenuta formale, a controllare dinamiche interne di tipo conflittuale. Siamo in presenza, in generale, di nuclei familiari che tendono a “scoppiare”. Il livello di conflittualità all'interno delle famiglie è sempre più alto, così come tra le coppie di genitori, tanto che aumentano le separazioni e parallelamente crescono le separazioni di tipo conflittuale.
Per questo, all'interno del nostro convegno abbiamo invitato a parlare uno degli avvocati più riconosciuti sul tema delle separazioni conflittuali, Laura Hoesch e dall'altro abbiamo chiesto un contributo a Irene Bernardini, fra le prime ad operare come mediatrice familiare in Italia – oggi coordina il centro di mediazione familiare GeA (Genitori Ancora) del Comune di Milano.
Quello della mediazione è un tema centrale per noi. La mediazione è uno dei dispositivi che sosteniamo fortemente, in contrasto con i dispositivi giuridici di carattere forte e imperativo a cui la tutela minorile si è spesso appoggiata in passato. Oggi occuparsi di tutela dei minori e di cura della famiglia è possibile a solo se si è fatto proprio, nella prassi, il concetto di mediazione e di giustizia riparativa. Una volta, per esempio, si allontanavano coattivamente con maggiore facilità i minori dalle loro famiglie, rompendo i legami tra genitori e figli. Oggi questo succede con frequenza molto inferiore, poiché si inizia a comprendere la gravità che la lacerazione dei legami, per quanto compromessi, può causare. Oggi abbiamo strumenti differenti per cercare di rimediare a situazioni familiari altamente problematiche.
{xtypo_quote}Noi sposiamo una cultura di giustizia minorile mite, e stiamo cercando di vedere, tutti insieme, come questo orientamento si possa declinare all'interno di tutti i contesti che riguardano il minorile, quindi anche all'interno dei percorsi penali. {/xtypo_quote}
La mediazione sembra sia ancora una pratica molto marginale all'interno dei percorsi penali…
Lo è all'interno della situazione italiana. Tutti i rapporti e gli indicatori che arrivano dagli osservatori europei, vanno nella direzione di una sollecitazione ad attivare percorsi di mediazione con la vittima, anche nel contesto penale minorile. Noi abbiamo dalla nostra una giurisprudenza penale minorile che comunque favorisce una riconciliazione. La Messa alla Prova è un dispositivo virtuale. Un beneficio importante che ha salvato molti adolescenti dalla detenzione e che merita ancora una riflessione. Un dispositivo che consente nella sostanza una riconciliazione, che non punisce ma riabilita, e rieduca, pensando che la rieducazione possa favorire la riabilitazione della persona all'interno dei contesti sociali.
Come è possibile però rendere efficace un tipo di giustizia che favorisce, anche in ambito penale, la ripresa del percorso evolutivo per gli adolescenti che non hanno un contesto familiare di riferimento: adolescenti stranieri o comunque senza figure parentali in grado di farsi carico delle loro difficoltà, di contenere il loro bisogno di trasgredire? Per rispondere a questo interrogativo abbiamo chiamato a parlare Alfio Maggiolini che da più di vent’anni dirige il servizio psicologico del Minotauro all’interno dei servizi della giustizia minorile e Lamberto Bertolè che ha dedicato molti anni alla cura e all’accoglienza degli adolescenti che commettono reati.
{xtypo_quote_left}Le trasformazioni sono molto rapide, quindi attualmente, a livello preventivo, dobbiamo anzitutto arrivare a comprenderle. Che cosa sta succedendo? Che cosa andrà a succedere? Occorre saper prendere in considerazione le nuove situazioni{/xtypo_quote_left}
La giustizia minorile sta fortemente cambiando e di questo andremo a parlare, perché i problemi attuali non possono essere affrontati con i dispositivi di vent'anni, trent'anni fa. Anche persone che storicamente hanno contribuito a costruire l’attuale cultura della tutela minorile, come Stefano Cirillo e Gustavo Pietropolli Charmet, oggi sottolineano meno gli aspetti del maltrattamento o dell'abuso, arrivando a comprendere la situazione del minore nella complessità della sua dinamica familiare e della sua dinamica evolutiva.
In che termini si può intervenire in modo preventivo sulle situazioni che stai descrivendo, in questa situazione di forte trasformazione del rapporto genitori - figli?
Le trasformazioni sono molto rapide, quindi attualmente, a livello preventivo, dobbiamo anzitutto arrivare a comprenderle. Che cosa sta succedendo? Che cosa andrà a succedere? Occorre saper prendere in considerazione le nuove situazioni familiari, ad esempio le famiglie monoparentali, le famiglie omosessuali, le famiglie adottive, la famiglia ricomposta a seguito di separazioni. Il primo interrogativo che dobbiamo porci in queste situazioni nuove, è come possa essere esercitato il ruolo di cura e di tutela proprio dei genitori all'interno di quello specifico clima familiare, in quella specifica situazione che può avere un “funzionamento” molto diverso da quello della famiglia tradizionale.
Io credo che intervenire preventivamente significhi andare a sollecitare chi si trova di fronte a situazioni familiari “diverse”, affinché possa riconoscere quelle situazioni non come negativamente diverse da quelle tradizionali – diverse in un'accezione squalificante della parola –, ma le riconosca bensì per il valore, l’importanza che la diversità, la pluralità insita in queste situazioni familiari, conserva.
Sarà un convegno per addetti ai lavori?
Non solo. Questo convegno assume una valenza particolare in quanto si rivolge a tutti coloro che, a vario titolo, hanno a che fare con bambini e con adolescenti. L’obiettivo è che il sostegno e la cura a bambini e adolescenti possano essere allargati il più possibile proprio in un ottica di prevenzione.
Sarà un allargamento significativo, che differenzierà il convegno dal master, il cui obiettivo è invece quello di formare degli esperti della cura e della tutela dei minori – che siano assistenti sociali, psicologi, avvocati o educatori –, i quali conservino una competenza congiunta su come intervenire nel campo della tutela minorile.
Un'altra cosa molto importante che abbiamo cercato di fare nel Convengo, così come nel Master, è dare spazio a realtà sociali che hanno fatto la storia della tutela minorile, sollecitandole affinché congiuntamente, in questo momento di crisi, propongano insieme i cambiamenti che è necessario fare. All'interno del convegno, interverranno tre realtà importanti come CBM CAF e CTiF, le quali si sono poste l’obiettivo di realizzare un nuovo modello innovativo di intervento nel settore del maltrattamento all'infanzia, dei bambini maltrattati dalle loro famiglia. Sono realtà nate dallo stesso albero, che oggi dopo aver intrapreso percorso differenti, si ritrovano a lavorare nuovamente insieme, seppure con linguaggi diversi, proponendo un modello di intervento congiunto.
Il modello dell’integrazione, della proposta comune, del superamento delle specificità, per realtà che a diverso titolo operano tuttavia nello stesso ambito – quello della tutela del minore – sarà quello attorno al quale si svolgerà anche il convegno, con un taglio tale da risultare significativo, come dicevo, per un pubblico allargato e non solo per la comunità scientifica.
Qui il programma del convegno e la scheda di iscrizione
Il convegno è stato realizzato con il patrocinio della Fondazione Cariplo