Sono tante le testimonianze che mi giungono da adulti con disabilità che non sanno come appagare i desideri di affetto, d’amore e sessualità. A volte la persona con disabilità si approccia all’altro sesso parlando o facendo domande solo sulla disabilità propria o altrui. Per fortuna siamo persone quindi si può tentare un approccio più originale ed interessante, che non risulti quasi fastidioso.
È vero che le persone non sono il loro handicap o la loro malattia… ma sta prima di tutto a noi vedere e far vedere che c’è molto altro e che spesso è più interessante.
C’è poi da tener presente che, non tutte le famiglie sono in grado di promuovere una sana educazione all’amore, l’affettività e la sessualità. Inoltre la rete spesso nasconde molteplici insidie.
In questo articolo tenterò, soprattutto attraverso la narrazione di storie reali, di mettere in evidenza le insidie del web e come esse possono essere evitate con un maggior dialogo e una maggior educazione.
Le testimonianze raccolte
Di recente la storia di un signore mi ha molto colpito. Lo chiamerò Gianni. Gianni ha passato l’infanzia e l’adolescenza gattonando; era normale: si spostava in quel modo. Così facendo non perdeva occasione di scrutare sotto le gonne della madre e della zia! A distanza di qualche decennio si ricorda minuziosamente l’intimo delle donne. Non si tratta di un feticismo: lui desidera una compagna, ma vive quasi sempre a casa. Quando in tv c’è una scena erotica la madre la ridicolizza e fa di tutto per far cambiare canale al figlio ormai adulto. Forse molti genitori per loro pudore, imbarazzo ed un eccessivo senso di protezione perdono tante occasioni per educare i figli a tali tematiche; ma, probabilmente, il problema è anche che non vedono i figli come adulti.
Tornando al racconto di Gianni, la zia sapeva che il nipote le guardava sotto la gonna. Un giorno il ragazzo era a casa degli zii al lago d’estate. Stava a carponi sotto il tavolo e la zia a dischiuso le gambe e si è lentamente tirata su il vestito. Difficile pensare che la donna non l’abbia fatto a posta e che Gianni sia rimasto indifferente. Il racconto continua: “quella non è stata l’unica occasione per mia zia di farsi guardare le gambe e più su”. Non sta a me giudicare: posso solo dare dei suggerimenti. Una psico-sessuologa (per un caso simile) mi disse di far capire alle persone in questione l’importanza dei ruoli famigliari e porre l’accento sul fatto che il rapporto di coppia e l’erotismo vadano cercati a di fuori degli affetti con i genitori, fratelli, sorelle e parenti, ciò per evitare sofferenze: una madre che masturba un figlio lo fa con un carico di sofferenza, l’amore tra famigliari deve sfociare in sentimenti e supporti di tipo diverso.
Un piccolo supporto concreto e le testimonianze
Nel 2012, ho creato il gruppo Facebook: “Amore, disabilità e tabù: parliamone!” che oggi conta più di 1.500 iscritti tra normodotati e persone con disabilità.
Uno degli scopi del gruppo è incentivare lo scambio di informazioni tra pari e promuovere l’educazione affettivo-sessuale. Il gruppo è anche un luogo virtuale per conoscersi e per condividere i problemi legati a come ci vedono gli altri, o parlare dei desideri che molti non sanno come soddisfare. Grazie al gruppo, negli anni ho letto tante testimonianze e cerco di fare del mio meglio per supportare persone con disabilità e famigliari che mi chiedono spesso consigli.
E’ vero che l’amore è più totalizzante di qualche esperienza erotica. Tuttavia capisco che per un adulto sia più importante conoscere prima la sessualità e poi magari ricercare un amore corrisposto. Tante persone con disabilità hanno delle storie d’amore. Per molti rimangono storie platoniche e necessità fisiche proibite. Mi hanno colpito anche vari post, di un uomo che esprime sempre lo stesso desiderio. Lui ha la tetraparesi spastica e vorrebbe fidanzarsi con una donna con la sua identica disabilità. Va bene che spesso in una coppia di persone con disabilità ci si aiuta e ci si capisce di più. Ma quanto è bello farsi stupire da persone che, all’inizio non le vedresti mai come partner e poi gli eventi te le fanno osservare con occhi nuovi e diversi…? Bisogna anche guardare in faccia la realtà e farci stupire da essa.
Le mie esperienze, ma prima di tutto il dialogo tranquillo con mia madre sull’amore e la sessualità e il vivere da figlia le sue relazioni, mi hanno insegnato a non credere al principe azzurro e a cercare un uomo proprio come lo desidero. È bello lasciarsi stupire o ammettere i propri errori per non ripeterli in una nuova relazione.
Un’altra storia che ha toccato le mie emozioni ha come protagonista un uomo che è stanco di dover lottare per cose come il diritto al lavoro e la voglia di essere amato. Troppo spesso, per noi disabili – lamenta l’autore- tutto si riduce al sesso a pagamento. La persona in questione è stufa di essere spettatore della felicità altrui… Poi spiega che di recente è stato rifiutato. Capisco che uno o più rifiuti creino rabia, dolore e frustrazione. Per questo penso sempre più fermamente, che il ruolo delle famiglie nell’educarci all’amore, al rispetto di noi stessi e degli altri, a far fronte alle delusioni amorose sia ancora più fondamentale per una persona con disabilità. Non bisogna arrendersi o aspettare di essere troppo grandi per cercare l’amore e crearsi una propria autonomia. Meglio cominciare quando si è giovani, piacenti ed un po’ scapestrati piuttosto che dopo gli “anta”, i primi capelli bianchi che ci rendono più tristi.
L’importanza del “Durante Noi” per migliorare la situazione di tante famiglie
Altro punto sul quale riflettere: tante persone dai quarant’anni in su desiderano una vita indipendente sotto molteplici punti di vista. Non voglio scoraggiare nessuno, ma secondo me le famiglie più illuminate, e per fortuna me ne vengono in mente diverse, sono quelle che creano percorsi d’autonomia per i loro figli e altri giovani ed adulti con disabilità, a partire dal contesto scolastico o appena il figlio ha terminato la scuola. Penso sia più facile cominciare un cammino verso l’autonomia e distacco quando famigliari e figli sono ancora giovani. Può essere più facile e meno traumatico creare presto un “durante noi” più sereno per avere meno paura del “dopo di noi”.
L’educazione affettivo-sessuale è utile anche per non cadere nella Rete
Tornando all’educazione dei figli con disabilità, vorrei fare delle considerazioni che valgono anche per adolescenti normodotati: molto spesso non si pensa a metterli in guardia dai vari rischi della rete. Ad esempio si può essere vittima di Revenge porn: ovvero la condivisione pubblica di immagini o video intimi, senza il consenso dei protagonisti degli stessi. O di cyberbullismo che viene così definito dal vocabolario Zanichelli: “comportamento a danno di minori consistente in atti molesti o persecutori, utilizzando illecitamente dati personali.” Il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni pericolosi e diffusi tra i ragazzi, ma anche giovani e adulti con disabilità troppo spesso vengono presi di mira.
C’è anche un altro rischio molto diffuso sui socialnetwork del quale si parla poco. Si tratta di uomini e donne maturi e stranieri che raccontano di essere soli con dei figli a carico in un paese lontano. Queste persone si prendono tutto il tempo necessario per raccontarti di loro, per sapere come si svolge la tua vita, dopo averti illuso che è possibile ricominciare tutto da zero in un bellissimo rapporto d’amore eterno arriva puntuale la richiesta di denaro.
Una persona che conosco ha mandato del denaro e foto intime. Il giorno che la persona in questione si è rifiutata di mandare altri soldi si è sentito minacciare al telefono da un uomo che chiedeva 1.000 euro, altrimenti avrebbe pubblicato le foto. Per fortuna la storia ha un lieto fine, in quanto la vittima non ha versato altro denaro e i due truffatori sono spariti.
Purtroppo l’illusione di un amore rende tutti delle potenziali prede, questo vale soprattutto per chi non ha mai avuto esperienze e pensa che i sogni e le fantasie fatte per decenni si possano trasformare in amore vero. Anche in una coppia alle prime armi si può erroneamente pensare che le foto intime si cancellino facilmente e non saranno mai condivise con terze persone, purtroppo però a volte la realtà è diversa dalle nostre fantasie o aspettative: i fatti di cronaca ce lo ricordano quasi ogni giorno.
L’autonomia e il diritto-dovere di fare delle scelte
Alle tante persone con disabilità che mi chiedono consiglio su come crearsi una relazione, spiego quanto sia difficile ma essenziale assumere dei comportamenti che ci facciano sentire adulti e ci mostrino come tali a chi ci sta maggiormente accanto.
A mio parere molti problemi ed insoddisfazioni sono determinati da tanta solitudine associata ad una negata educazione sentimentale e sessuale. Grazie all’educazione ricevuta in famiglia e alla mia caparbietà, mi ritengo una persona fortunata e libera di fare le sue scelte.
Ai molti ragazzi e genitori che mi scrivono, spesso ho spiegato l’importanza della privacy, ma non mi sento di prendere decisioni al posto della persona, anche se a volte è questa la richiesta. Andreste da uno psicologo che vi dicesse in ogni minimo dettaglio come vi dovreste comportare? Infondo nel bene e nel male siamo un po’ artefici della nostra vita. Anche l’essere totalmente inerme è una scelta, magari non si è totalmente consapevoli di questa opzione o del fatto che non ci vogliamo impegnare in un processo di cambiamento, quindi rimaniamo inerti, ci lasciamo trattare come eterni bambini, lasciamo che gli altri o gli eventi si sostituiscano alla nostra volontà. Non chiariamo i nostri desideri agli altri e nemmeno a noi stessi.
Vorrei comunque sottolineare che l’ immaturità emotiva non giova a nessuno.
Spesso sono a disposizione per consigliare le persone su come trovare un’esperienza sessuale. Purtroppo la negazione dei bisogni affettivi e sessuali porta la persona a non avere limiti nel pormi domande intime e dettagliate. Non si tratta dei “leoni da tastiera”, bensì di quasi analfabeti sentimentali che forse hanno molto da imparare da loro stessi innanzi tutto. I bambini imparano a camminare cadendo, si fanno male e capiscono le situazioni pericolose: è normale. Forse è meno normale essere adulti e non essere “allenti” a cavarsela in tante situazioni ordinarie. Si parla tanto di percorsi di crescita personale, di life coach, tutto ciò, a mio avviso dovrebbe essere maggiormente utilizzato dalle persone con disabilità, soprattutto per chi desidera uscire dall’isolamento imposto dalla famiglia o dagli istituti.
Vorrei fare di più…
Sono tantissime le persone con disabilità che da quando ho creato il gruppo Facebook: “Amore, disabilità e tabù: parliamone”, nel 2012, si sono rivolte a me per chiedermi consigli relativamente a come esplorare la propria componente sentimentale. In alcuni casi mi sono proposta di fare una videochiamata con loro e il famigliare più vicino. Mi è stato garbatamente risposto che volevano dei consigli e un confronto senza coinvolgere nessun altro. Ovviamente ho rispettato la loro volontà. Penso però che in certi casi sarebbe più utile trovare dei punti d’incontro tra persone con vari tipi di disabilità, genitori, famigliari e terapisti.
Nel 2020, ho pubblicato il saggio polifonico RaccontAbili che, attraverso le interviste a trenta persone dedica ampio spazio a tematiche quali la famiglia, l’amore e la sessualità. Quest’anno (2022-2023) ho iniziato una collaborazione in qualità di esperta di sessualità delle persone con disabilità al programma “O Anche No”, di Rai Tre, dedicato all’inclusione e alla solidarietà realizzato con Rai per il Sociale. Ogni anno, dal 2017, tengo delle lezioni su “Amore, sessualità e disabilità” nell’ambito del Master in Neuropsicologia dell’età evolutiva, promosso dall’Università LUMSA. Vengo invitata spesso a convegni che parlano di donne doppiamente discriminate: perchè donne con disabilità. Sono laureata in scienze dell’educazione e della formazione e specializzata in lettere. Mi informo continuamente sul tema della sessualità. Mi piacerebbe molto poter mettere ancora di più a disposizione del prossimo le competenze che ho acquisito e continuo a coltivare con passione.
I diritti all’amore, all’affettività e alla sessualità dovrebbero essere riconosciuti quali diritti di ciascun individuo. Sarebbe auspicabile che tutte le famiglie, con il supporto di vari specialisti, creassero un percorso ben studiato per promuovere una vita piena e indipendente per la persona con disabilità, in famiglia e al di fuori di essa. Solo coltivando un sereno ed equilibrato “Durante Noi” ci si può liberare dalla paura del “Dopo di Noi”. Alla luce del mio bagaglio formativo e delle riflessioni fatte in questo articolo ed in varie sedi, mi piacerebbe fare un lavoro di equipe per supportare maggiormente tante situazioni.