Praticare la gratitudine per quello che di buono porta la vita potrebbe rendere più felici e più generosi, esattamente come la gratitudine rivolta ad altre persone, suggeriscono alcuni esperti, sottolineando che questa pratica potrebbe avere un grande valore educativo per i giovani.
Anche se a livello teorico si potrebbero conoscere i numerosi benefici della gratitudine, a volte nella realtà può creare soggezione, senso di vulnerabilità o essere imbarazzante ringraziare qualcuno direttamente, sentimenti che potrebbero scoraggiare dal praticarla.
Alcune personalità possono avere difficoltà con l'idea di gratitudine. Uno studio di qualche anno fa ha evidenziato come coloro che apprezzano senso di autonomia, indipendenza e individualismo possano trovare la gratitudine meno benefica e avere difficoltà ad accedere ai benefici della sua messa in pratica. Rispetto alle donne, gli uomini faticano costantemente di più con la gratitudine e con il dire "grazie", che per loro esprimono disagio e sentimenti di debolezza.
Nonostante queste difficoltà, i benefici della gratitudine per la salute e il benessere ne fanno una risorsa utile. Fortunatamente, sebbene si tenda a presumere che la gratitudine sia sempre diretta ad altre persone, un nuovo studio ha scoperto che si può provare gratitudine semplicemente per il momento presente. In altre parole, la gratitudine può esistere in forme diverse e conservare comunque benefici simili per la felicità individuale, il che significa che è accessibile in tutte le situazioni della vita.
Attraverso due specifici studi, i ricercatori hanno cercato di vedere se potevano distinguere tra "gratitudine per" qualcuno e "gratitudine per" qualcosa. Nel primo studio, a oltre cento studenti universitari sono stati assegnati in modo casuale due compiti: scrivere di qualcosa di buono che hanno vissuto come risultato di ciò che hanno fatto un'altra persona, o scrivere di qualcosa di buono che hanno vissuto che non era dovuto a qualcosa che loro o un'altra persona avevano fatto.
Hanno anche valutato scenari immaginari e giudicato la probabilità di provare emozioni diverse in essi. Questi scenari includevano "essere su una spiaggia" e "scoprire di non avere il cancro", momenti positivi che non hanno nulla a che fare con altre persone.
Il secondo studio era simile, tranne per il fatto che chiedeva ai partecipanti, sempre studenti, le diverse motivazioni che sentivano dopo un'esperienza positiva che non coinvolgeva altre persone.
È interessante notare, spiegano gli studiosi, che i partecipanti hanno riferito di essere grati sia quando hanno sperimentato qualcosa di buono grazie a un'altra persona sia (anche se leggermente meno) quando non era coinvolto nessun altro. Indipendentemente dalla forma di positività che vivevano, provavano gratitudine e, a loro volta, si sentivano più felici.
Quando le persone provavano un sentimento generale di gratitudine (non verso una persona in particolare), si sentivano anche più “spirituali”, intraprendenti e generose.
Allo stesso tempo, c'erano alcune evidenze dei potenziali svantaggi di riflettere sull'aiuto che si riceve dagli altri. Le persone che hanno scritto del sostegno avuto da altri hanno anche riportato più senso di obbligo e imbarazzo rispetto a quelle che hanno descritto eventi favorevoli e positivi casuali della vita, sebbene, in alcuni casi, anche la gratitudine verso nessuno si accompagnasse a un senso di obbligo e debito.
Sembra in definitiva che un senso più generale di gratitudine per la vita possa portare alcuni dei benefici che ci si aspetta dalla tipica gratitudine verso gli altri, come essere felici e generosi e voler aiutare le persone.
Mentre esistono molte pratiche e metodi disponibili per migliorare la propria gratitudine, se ci si trova in difficoltà, coltivare un senso generale di gratitudine per i momenti felici della propria vita può essere un buon punto di partenza, anche se non finisci per dire "grazie" a chiunque, concludono gli esperti, esortando a trasferire educativamente ai giovani questa loro constatazione.