Promuovere creatività e slancio verso il nuovo, desiderio di esprimersi e di sperimentare, aspirazione a una personalità autonoma e non gregaria, capace di evitare le insidie del conformismo e delle pressioni mediatiche, dovrebbe essere uno degli obiettivi della relazione educativa.
Recenti ricerche hanno approfondito il tema dei fattori che possono essere alla base della creatività.
Da questa ricerche si evince in particolare che:
- chi ha vissuto o studiato all’estero ha prodotto soluzioni più innovative ai problemi che ha dovuto affrontare rispetto a chi non aveva fatto questa esperienza;
- uno studio, realizzato a Taiwan, ha rilevato che gli studenti delle scuole medie provenienti da famiglie biculturali erano, in media, più creativi degli studenti provenienti da famiglie monoculturali;
- in un esperimento controllato, giovani stimolati con immagini culturali cinesi e americane hanno generato risposte più creative – in una rivisitazione della storia di Cenerentola – rispetto a quelli stimolati a pensare in una singola cultura o non stimolati affatto.
Se le esperienze culturali possono influenzare i livelli di creatività, anche i valori culturali possono essere determinanti. Esistono verifiche precise a sostegno di questa linea di ragionamento. Negli ultimi cento anni, spiegano i ricercatori, la società americana è diventata culturalmente più flessibile: meno formale, meno rigida e più tollerante nei confronti delle deviazioni dalla norma. Nello stesso periodo, anche gli americani sono diventati più creativi, come indicato dal numero di brevetti concessi, di lungometraggi prodotti e di nomi insoliti scelti per i bambini
Uno studio transnazionale sul conservatorismo e sulla creatività
In uno studio recente, un gruppo internazionale di ricercatori guidati da Agata Groyecka-Bernard dell’Università di Wrocław (Polonia) ha esaminato la relazione tra conservatorismo e creatività in 28 nazioni. Prendendo spunto da studi precedenti, hanno definito il conservatorismo come “tradizionalismo e conformità ” e la creatività come “la capacità di realizzare prodotti originali e utili”.
I ricercatori hanno reclutato quasi settemila volontari, più della metà femmine, in 28 paesi dei cinque continenti. Circa la metà dei partecipanti erano studenti o personale universitario.
I partecipanti allo studio hanno completato una versione della scala del conservatorismo di Henningham. Nello specifico, hanno indicato il loro sostegno o mancanza di sostegno (sì o no) per dieci questioni sociali, tra cui pene detentive più rigide, aborto legalizzato, diritti dei gay, verginità prematrimoniale, multiculturalismo e autorità religiosa.
I partecipanti hanno anche completato un test per la misurazione del pensiero creativo chiamata Drawing Production Test, in cui ai soggetti viene chiesto di completare un disegno incompiuto composto da poche forme. Ogni immagine completata è stata analizzata da due valutatori che hanno lavorato in modo indipendente. Il punteggio complessivo della creatività di un partecipante si basava su 13 criteri, tra cui l'aggiunta di nuovi elementi, la rottura di un confine , l'umorismo , l'uso di segni o simboli e l'originalità dell'immagine realizzata.
Il conservatorismo è risultato associato a una minore creatività
La professoressa Groyecka-Bernard e il suo gruppo di ricerca hanno scoperto che, in tutti i 28 paesi, i giovani più conservatori tendevano ad essere meno creativi nei loro disegni. La relazione non era forte, ma persisteva anche dopo che i ricercatori avevano controllato statisticamente l’influenza dell’istruzione, del sesso e dell’età.
Quando i ricercatori hanno esaminato la relazione tra conservatorismo e creatività all’interno di ciascun paese, hanno fatto una curiosa scoperta. In alcuni paesi – Croazia e Svezia, ad esempio – conservatorismo e creatività erano correlati negativamente; cioè, i punteggi delle due misure tendevano a muoversi in direzioni opposte. In altri paesi – Cina e Portogallo, ad esempio – non c’era quasi alcuna relazione tra le due variabili. In alcuni paesi – Colombia e Germania, ad esempio – conservatorismo e creatività erano positivamente correlati.
Tuttavia è da sottolineare la principale scoperta dello studio: in 28 nazioni dei cinque continenti, gli individui che avevano opinioni tradizionali su questioni sociali e religiose erano, come gruppo, giudicati meno creativi rispetto agli individui che avevano opinioni non tradizionali.
Occorre tenere presente, sottolineano i ricercatori, che, in questo studio, la creatività è stata misurata con un'attività di completamento del disegno. Una diversa misura di creatività – pensando ad esempio a tutti i diversi usi di un mattone – avrebbe potuto produrre risultati diversi. Nonostante i limiti dello studio – e tutti gli studi hanno dei limiti – i risultati transnazionali della ricerca si adattano perfettamente ai risultati di altri studi che hanno utilizzato partecipanti di un singolo paese: i conservatori, come gruppo, tendono ad essere meno creativi.
Perché? Ebbene, i conservatori desiderano strutturazione, tradizione, conformità e prevedibilità, mentre gli individui più liberali sono aperti a nuove esperienze e capaci di tollerare l’ambiguità. Si dice che questi due tratti – essere aperti e sentirsi a proprio agio con l’incertezza – promuovano il pensiero divergente e il pensiero laterale, entrambi fortemente associati alla generazione di nuove soluzioni ai problemi.
Consigli per genitori e insegnanti
Cosa significa tutto questo per genitori e insegnanti che vogliono favorire il pensiero creativo nei loro figli e studenti? Innanzitutto, il consiglio è di spiegare esplicitamente ai giovani che le caratteristiche della creatività sono l’originalità e l’utilità, quindi di incoraggiarli a essere creativi quando affrontano i problemi che si trovano di fronte.
In secondo luogo, quando si interagisce con i ragazzi, soprattutto quelli piccoli, bisogna essere di mentalità aperta, flessibile e accettare l’ambiguità. Dando esempio di questo tipo di mentalità, si comunica ai giovani il permesso di colorare “anche al di fuori dalle righe".