Cosa significa essere adulti e qual è l'evento che spinge un ragazzo a fare un passo oltre l’adolescenza e proiettarsi verso questa età della vita? Le risposte possono essere molteplici: la fine degli studi, l’ingresso nel mondo del lavoro, una situazione finanziaria stabile e indipendente, l’essere usciti dalla casa della famiglia o anche il fatto di aver fondato una propria famiglia.
Oggi però, in generale, si osservano slittamenti in tutti questi eventi, che avvengono un po’ più in là di quanto non avvenisse un tempo. Per problemi finanziari, difficoltà sociali, contingenze del mercato del lavoro e anche per fattori psicologici e di maturazione.
Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta si può estendere, comprendendo le punte estreme, dai 18 ai 29 anni a seconda del percorso individuale, anche se oggi risulta più comune la fascia “alta” di età, nel nostro paese.
Come si ridefiniscono, di conseguenza, i rapporti tra i giovani e i loro genitori?
L’ingresso nell'età adulta viene posticipato in seguito al protrarsi di una fase di esplorazione e sperimentazione fatta di anni di studio e lavoro precario.
Il ruolo dei genitori si modifica ma la loro responsabilità educativa e di sostegno permane e si protrae, di conseguenza.
L’evoluzione delle società occidentali, non solo della nostra, spiegano gli studiosi del fenomeno, ci porta a ripensare i giovani e le fasi del loro sviluppo. Viene proposta la definizione di età adulta emergente per indicare questa fase.
Il periodo dell’età adulta emergente si distingue dall’adolescenza e dall’età adulta per alcune specifiche caratteristiche.
Anzitutto per l’ampio spettro di possibilità, scelte e opportunità a disposizione dei giovani riguardo al loro futuro.
C’è poi il fattore dell’instabilità, legato a tutto quello che sta avvenendo nella loro vita, i cambiamenti legati a trasferimenti, alla formazione o alla sperimentazione di possibilità professionali.
È un periodo di esplorazione dell'identità e delle tante “strade” percorribili da un punto di vista sentimentale e professionale.
L’egocentrismo gioca un ruolo importante in questo periodo, in quanto permette ai giovani di diventare autosufficienti: di imparare a provvedere a se stessi;
E c’è anche il percepirsi come “in mezzo”, un sentimento di ambivalenza tra adolescenza ed età adulta: non sentirsi né adolescenti né adulti.
Un periodo poco definibile che si traduce in una “età delle possibilità”, con un progressivo guadagno di autonomia, una relativa indipendenza dalle regole sociali e il dedicarsi a numerose esplorazioni in molti ambiti personali e sociali.
Si allunga dunque il periodo che trascorre tra l'acquisizione dell'indipendenza dalla famiglia e il farsi una propria famiglia. Un momento caratterizzato da una forma di libertà effimera, non vincolata dal controllo genitoriale né da nuovi impegni familiari.
L'ingresso nella vita adulta non sembra avvenire, nella maggior parte dei casi, in modo sincrono e generalizzato, a una determinata età, ma dipende dalle esperienze proprie di ciascuno.
Il sentimento di essere adulti risulta quindi più legato ad un accumulo di esperienze sociali e non più a un dato fisso legato a un’evidenza di indipendenza finanziaria e di nuova condizione familiare.
L'emergere dell'età adulta costituisce, secondo gli studiosi, un periodo di transizione psicosociale, vale a dire un periodo accompagnato da cambiamenti importanti, spesso duraturi, che riguardano le rappresentazioni del mondo che gli individui hanno.
Una transizione graduale e ambigua, a livello familiare definirsi adulti sarà legato a cambiamenti avvenuti all'interno delle dinamiche relazionali con i genitori e con gli altri componenti del nucleo.
Autonomia e indipendenza vengono spesso confusi, ma sono due concetti distinti. L’autonomia è un concetto più generale, che comprende anche l’indipendenza, oltre al il distacco dalla famiglia, l’autogoverno. Essere autonomi significa poter agire secondo la propria volontà, scegliere da soli, autoregolarsi.
L’indipendenza è un aspetto dell’autonomia. Essere indipendenti significa essere in grado di prendere decisioni per se stessi, indipendentemente, ad esempio, dai propri genitori. Nell'autonomia la volontà individuale si esprime pienamente. L'indipendenza può ancora essere vincolata, come quando accade che un ragazzo, dopo il diploma, si trasferisca per frequentare l’università.
All'interno di una famiglia, il tipo di relazione che si stabilisce tra genitori e figli è decisiva per lo sviluppo dell'autonomia e dell'indipendenza dei giovani. Permette di costruire capacità che dureranno per tutta la vita. Una relazione che evolverà gradualmente durante l'adolescenza e l'emergere dell'età adulta.
La relazione genitore-figlio si ridefinisce gradualmente, da un ordine gerarchico si passa a un rapporto più simmetrico, che implica reciprocità. Una trasformazione che sarà facilitata dall'uscita di casa del giovane e che comporta un processo di separazione-individualizzazione, fino al percepirsi come un’entità pienamente distinta dai genitori.
Avviene una de-idealizzazione dei genitori. Il periodo dell'età adulta emergente può determinare un'ambivalenza di sentimenti tra il desiderio di rimanere legati e vicini ai genitori e il desiderio di diventare indipendenti.
Il giovane vuole essere trattato come un adulto. Tuttavia, alcuni genitori potrebbero continuare a sentire il bisogno di aiutarlo come se fosse ancora più piccolo.
La difficoltà sarà trovare un equilibrio tra distanza e prossimità nel ridefinire il rapporto. Il passaggio all’età adulta, spiegano gli esperti, avviene attraverso micro-transizioni all’interno della casa familiare e macro-transizioni al di fuori di essa.
In questo modo, i genitori permettono al giovane di diventare un adulto a tutti gli effetti. L'indipendenza dalla propria famiglia, dai propri genitori, è infatti il punto centrale della questione del diventare adulti.