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Uno degli stereotipi più comuni riguardo gli adolescenti è quello del ragazzo o della ragazza scontrosi, che non vogliono parlare con nessuno, vivono in un mondo quasi inaccessibile agli adulti, hanno problemi e pensieri che non desiderano condividere, men che meno con i genitori.

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È il figlio adolescente che, quando un genitore gli chiede come è andata la giornata, borbotta a malapena "bene". O la figlia adolescente che, dopo una semplice richiesta di apparecchiare la tavola, se ne va infuriata in camera sua lamentandosi di come le si dica sempre cosa deve fare.

A partire da questi luoghi comuni, si potrebbe pensare che gli anni dell'adolescenza siano destinati a essere pieni di imbarazzanti o persino cupi silenzi tra i genitori e gli adulti in generale, e i ragazzi.

Ma tre nuovi studi suggeriscono, al contrario, che gli adolescenti crescono al meglio quando sono motivati ​​a parlare con gli altri, compresi i familiari, e sono anche molto sensibili alla risposta che ricevono da loro.

Niobe Way, psicologa dello sviluppo presso la New York University e coautrice di uno di questi studi, ritiene che gli adolescenti che coltivano questo legame con gli altri e vengono ascoltati quando sono disposti a condividere le proprie esperienze, presentano una situazione opposta a quella fotografata dei crescenti tassi di depressione, ansia e i problemi e le difficoltà sociali tra i giovani.

Essere socialmente curiosi rende più felici

La curiosità verso gli altri, o “curiosità interpersonale”, implica la volontà e il desiderio di entrare in contatto con gli altri e di conoscere le loro esperienze interiori ed esteriori.

In uno studio, un gruppo di ricercatori ha intervistato circa 400 studenti di prima media di New York, provenienti da contesti diversi, sulla loro curiosità interpersonale, nonché sulle loro relazioni e sul loro benessere.

La prima scoperta fondamentale dello studio è stata che la curiosità interpersonale si manifesta in diverse forme per gli adolescenti. I ricercatori hanno chiesto a questi adolescenti quali domande avrebbero voluto porre ad amici, familiari e insegnanti, e la maggior parte delle loro domande rientrava in una di queste categorie:


Curiosità su di me: domande riferite al ragazzo stesso che le pone, spesso per comprendere o esplorare se stessi. Ad esempio, "Cosa pensi davvero di me?"

Curiosità riferito all’interlocutore: domande riguardano la persona a cui vengono poste, nel tentativo di conoscerla meglio: "Qual è la tua paura più grande?"

Curiosità sulla relazione: domande sulla relazione tra l'adolescente e la persona a cui vengono poste, spesso esplorando il legame tra i due: "Qual è il tuo ricordo preferito di noi insieme?"

Curiosità sulle relazioni dell’altro: domande che riguardano le altre relazioni della persona a cui vengono poste, di solito per comprendere il suo legame con gli altri: "Davvero non sopporti tuo fratello?"

In generale, gli adolescenti con un livello più alto in ciascuno di questi quattro tipi di curiosità tendevano a essere più empatici, a impegnarsi in un ascolto più attivo e a avere amicizie di maggiore qualità. In particolare, quelli con un livello alto di "curiosità verso l’interlocutore", la quale sembra una qualità fondamentale negli adolescenti disposti a entrare contatto con i coetanei, avevano maggiori probabilità di riferire di essere ascoltatori empatici e attivi.


La curiosità interpersonale potrebbe fungere da catalizzatore per gli adolescenti, spingendoli a entrare in contatto con gli altri e a coltivare quelle connessioni che sono così importanti per loro in questa fase della vita.

Il silenzio è prezioso, ma l'ascolto lo è ancora di più

La curiosità potrebbe motivare gli adolescenti a entrare in contatto con i coetanei, un altro studio tuttavia mostra cosa succede quando non sono in grado di entrare in contatto.

I ricercatori hanno intervistato regolarmente un gruppo di sei adolescenti canadesi per tre anni. Attraverso i questionari, i ricercatori hanno esaminato come si sentivano gli adolescenti nei momenti in cui parlavano e ascoltavano gli altri, così come quando erano silenziosi o taciturni in compagnia di amici e familiari.

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In generale, tutti questi adolescenti si sentivano felici quando parlavano e ascoltavano.

Come ha detto un ragazzo adolescente del gruppo della ricerca: "Quando parlo, posso dare la mia versione delle cose, posso davvero far capire alla gente cosa sto cercando di sostenere”. Un'altra ragazza ha spiegato che quando ascoltava, "Se si tratta di uno dei miei amici, allora mi sento come se lo stessi aiutando... quindi mi sento più o meno come quando parlo".

Come si sentivano gli adolescenti quando stavano in silenzio con gli altri? Su questo, i risultati dello studio erano un po' più contrastanti. Alcuni adolescenti si sentivano a loro agio a stare in silenzio, come una ragazza che ha spiegato: "Mi sento bene, mi fa capire i punti di vista degli altri e come si sentono... invece di sapere solo cosa penso io stessa". Altri sentivano di perdere la connessione con gli amici.

Quando questi adolescenti sentivano di non essere ascoltati, il loro benessere crollava. Un adolescente ha riferito di sentirsi "un po' indesiderato". Questo sottolinea quanto sia importante dare attenzione agli adolescenti quando si aprono e parlano con noi.

Occorre fare attenzione al modo in cui si risponde

Un altro studio ha suggerito che gli adolescenti sono particolarmente sensibili alla risposta che ricevono quando cercano di entrare in contatto con gli altri, in particolare con gli amici.

È stato esaminato il modo in cui due amici reagivano l'uno all'altro durante una conversazione di 15 minuti su un problema riscontrato da ciascuno di loro.

I ricercatori hanno scoperto che gli adolescenti che hanno ricevuto risposte positive e sensibili quando hanno condiviso il loro problema, come il fare domande o dire qualcosa di incoraggiante, hanno avuto sintomi depressivi inferiori nove mesi dopo. Al contrario, quelli che hanno ricevuto risposte negative o poco interessate, come il cambiare argomento o minimizzare il problema, hanno avuto un rischio maggiore di sintomi depressivi nove mesi dopo.

I benefici più forti sembrano provenire da amici che hanno la stessa propensione a dare risposte positive, soprattutto tra le ragazze. Se una ragazza ha espresso molte risposte positive mentre la sua amica ne ha condivise solo alcune, questa coppia si è trovata in una situazione peggiore rispetto a due amiche che hanno espresso solo poche risposte empatiche.

Diversa la situazione quando entrambi gli amici dicevano poco o niente. Per quanto sia importante per gli adolescenti sentirsi accettati come sono, se nessuno dei due è disposto a fare un passo verso la vulnerabilità, allora entrambi perdono l’occasione di una relazione significativa.

Il supporto sociale è fondamentale durante gli anni dell'adolescenza, poiché i giovani stanno affrontando sfide nuove e complesse. Queste sfide sono parte del motivo per cui i problemi di salute mentale come la depressione spesso iniziano durante l'adolescenza e la prima età adulta. Quindi le risposte che gli adolescenti ricevono dai coetanei e dai genitori quando si fanno aprono a loro sono molto significative.

In definitiva, questi studi evidenziano che gli adolescenti che sono disposti a tendere la mano, mostrando curiosità e interagendo con altri ricettivi nei loro confronti, hanno maggiori probabilità di coltivare le relazioni che possono aiutarli a sentirsi al meglio. Nel saper gestire la curiosità sociale potrebbe risiedere una delle chiavi per superare la fase di difficoltà relazionale e psicologica che molti ragazzi stanno oggi vivendo.


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