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Il bullismo e le provocazioni che una volta rimanevano confinati nei cortili della scuola o nei luoghi di incontro e di gioco dei giovani, tendono oggi a riversarsi e a manifestarsi sempre di più attraverso messaggi di testo, video e negli spazi virtuali dei social media.

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Un nuovo studio dimostra che l'effetto combinato di queste due modalità di violenza, il bullismo concreto e il cyberbullismo, può avere un effetto potente sugli adolescenti, producendo in misura più che doppia la possibilità che le vittime sviluppino a loro volta comportamenti aggressivi quali l’ostilità verbale, la tendenza a provocare scontri fisici e a danneggiare oggetti di proprietà altrui.

Un abstract dello studio, "Incremento del rischio di comportamento aggressivo tra le vittime di forme molteplici di bullismo" è stato presentanto a Baltimora il 30 aprile scorso, in occasione del Meeting 2016 della Pediatric Academic Societies.

Sottolinenando che già diversi studi precedenti hanno mostrato che le vittime di aggressione da parte dei pari sono a maggior rischio di rendersi responsabili della vittimizzazione di altri coetanei, i ricercatori hanno valutato la probabilità di un campione nazionale di adolescenti, di età compresa tra i 10 e i 17 anni, di mostrare comportamenti ostili a seconda che essi stessi avessero fatto esperienza di bullismo, cyberbullismo, o di entrambi.

Nel complesso, il 43 per cento dei ragazzi dello studio hanno riportato di avere vissuto episodi di bullismo, mentre il 7 per cento ha riferito di essere stato vittima una qualche forma di cyberbullismo.

Gli adolescenti che sono stati colpiti da bullismo reale o online hanno fatto rilevare più probabilità di dar vita a comportamenti aggressivi come il combattimento fisico, il danneggiamento di proprietà, l'ostilità verbale e la costrizione dei compagni ad adeguarsi alle loro volontà

Ma gli adolescenti vittime di entrambe le forme di violenza, reale e virtuale, pari al 3 per cento dei giovani, hanno fatto rilevare più del doppio delle probabilità, rispetto agli altri (colpiti da solo uno delle due forme di violenza) di sviluppare comportamenti aggressivi.

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Tra i ragazzi che hanno sperimentato entrambe le forme di vittimizzazione, il 38 per cento ha messo in mostra comportamenti aggressivi, rispetto al 15 per cento di coloro che avevano subito cyberbullismo e il 4 per cento di coloro che avevano vissuto attacchi bullistici di persona.

Il ricercatore anziano Andrew Adesman, a capo del dipartimento di pediatria dello sviluppo e comportamentale del Cohen Medical Center di New York, ha commentato che è davvero preoccupante, anche se non sorprendente, che le vittime di molteplici forme aggressione da parte dei pari, manifestino un rischio tanto grande di rendersi responsabili loro stesse di comportamenti aggressivi simili a quelli che hanno subito.

"Questi comportamenti possono comprendere forme di ritorsione contro i loro aggressori, azioni aggressive al fine di respingere i tentativi futuri di bullismo o, peggio ancora, riproposizione di quanto subito nei confronti di coetanei in precedenza non coinvolti nelle violenze" ha detto.

Il capo ricercatore Alexandra Hua ha sostenuto che, visto il crescente uso di telefoni cellulari e di internet tra i giovani, ci dovrebbe essere anche, parallelamente, una maggiore attenzione al cyberbullismo e a questi effetti negativi "a valle", specialmente se la violenza virtuale si accompagna a modalità fisiche di bullismo.

"Siccome gli studenti che sono vittime hanno maggiori probabilità di mostrare comportamenti aggressivi verso gli altri" ha sottolineato, "questo fenomeno può portare ad un circolo vizioso in cui i bulli fanno diventare a loro volta bulli coloro che sono stati le loro vittime".


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