Non sempre accade ma spesso è la scuola media il momento in cui iniziano a verificarsi in modo pesante atti di maltrattamento e di aggressività sociale, come prese in giro, esclusione, bullismo, maldicenze e contrapposizioni di gruppo.
Questi comportamenti ostili da parte dei compagni hanno l’obiettivo vittimizzare, isolare o far soffrire e sentire insicuro lo studente preso di mira, e far sentire i loro autori socialmente più potente.
Quella della scuola media è un'età in cui i giovani adolescenti si contendono una “posizione” sociale, l'appartenenza e il “predominio”, a volte con effetti nocivi per i compagni.
Gli psicologi spiegano che questo accade a partire dalla scuola media in quanto momento in cui la maggior parte dei giovani entra nel periodo della trasformazione adolescenziale, con la quale inizia il loro più complesso processo di crescita.
Questo comporta il fatto che si sentano separati dall’infanzia, non volendo più essere definiti e trattati come bambini. Si sentono però insicuri dal punto di vista dello sviluppo e, per questo motivo, hanno più bisogno di amici nella loro stessa condizione per avere supporto sociale.
Stanno anche vivendo i cambiamenti dovuti alla pubertà e sono più autocoscienti e sensibili alle modificazioni fisiche che non controllano.
Pertanto, la scuola media coglie i giovani in un'età più insicura e vulnerabile, quando anche un comportamento sociale poco offensivo può causare molta infelicità personale.
L’ostilità e l’aggressività sociale si manifestano con prese in giro, umiliazioni, insulti e provocano in questo caso nella vittima il timore di essere inferiore.
L'esclusione colpisce con il rifiuto. Gioca sulla paura dell'isolamento, provocando la paura di non poter avere amici. Il bullismo poi intimidisce poi con effetti concreti o minacciati. Gioca sulla paura dell'impotenza a sapersi difendere da soli.
Dicerie, calunnie, la diffusione di verità confidenziali o di menzogne vere, fanno leva sul timore della diffamazione e dei danni alla propria reputazione.
Il far gruppo contro un singolo porta al timore di subire molestie.
A quell’età impressionabile, quello che accade al presente può essere percepito come una cosa che durerà per sempre.
Se gli adulti non insegnano nulla in contrario e si permette all’aggressività sociale di dominare, i ragazzi che subiscono maltrattamenti possono avere conseguenze dannose più ampie e più durature nella loro vita.
Un insegnante può limitare questo esito intervenendo e parlando con gli studenti del trattamento sociale positivo e della comunicazione reciproca e amichevole che ci si aspetta nella sua classe. Potrà contrastare la presa in giro e il pregiudizio esigendo che ognuno si rivolga all’altro con rispetto.
L'esclusione può innescare la paura di discriminazioni sociali attraverso il rifiuto dell'appartenenza. La si può contrastare sollecitando il fatto che nessuno venga lasciato solo o tenuto fuori dalle attività di gruppo.
Il bullismo può diffondere molestie sociali e coercizione attraverso atti aggressivi reali o minacciati. A questo si mette un freno censurando l’aggressività in ogni sua forma.
Così pure un insegnante può mettere al bando nella sua classe diffamazione o i tentativi di dominare qualcuno attraverso la forza e il potere di un gruppo ostile.
Agli studenti occorre spiegare perché ogni atto di ostilità sociale renda la scuola solo un posto più pericoloso in cui stare, evitando di “guardare da un’altra” parte, perché in questo modo si permette a questo male di comunicarsi anche a chi all’inizio se ne tiene fuori.
Uno studente vittimizzato deve essere sostenuto nel non accettare l’aggressività sociale, perché non arrivi a credere che qualcosa non in lui non vada. La colpa deve essere attribuita a chi appartiene.
L’intervento e la prevenzione sono fondamentali in questo momento delicato della vita di uno studente, perché i danni psicologici potrebbero provocare effetti negativi anche molto più in là dell’adolescenza.