I traumi e gli abusi vissuti nell’infanzia tendono a plasmare la percezione di se stessi, degli altri e del mondo in cui si vive. Da questa interiorizzazione delle esperienze negative nascono spesso, paradossalmente, anche sensi di colpa, per come vengono rielaborate.
A un bambino ancora lontano dalla consapevolezza, che viva in una famiglia problematica, può capitare di essere convinto di essere lui la causa di questi problemi.
Questo senso di colpa e vergogna pervasivo, di pensare di essere l’origine del dolore della sua famiglia, si radica profondamente nella personalità. Permane in genere per tutta la adolescenza e continua fino all'età adulta, se non viene elaborato, influenzando il modo in cui si vede se stessi e le proprie relazioni, specialmente nei momenti di conflitto o stress.
Occorrono, come spiegano i terapeuti, nei casi più difficili, anni di terapia per liberarsi dal peso della vergogna. Le “ricadute” poi in quella vecchia mentalità non sono rare. Sono schemi di pensiero che non scompaiono semplicemente con il tempo; richiedono uno sforzo attivo e molta auto-compassione per essere depotenziati.
Perché chi ha vissuto traumi infantili spesso incolpa se stesso
I bambini sono in una fase di sviluppo cognitivo in cui cercano naturalmente di dare un senso alle loro esperienze, spiega la psicologia, ma spesso non hanno gli strumenti cognitivi per elaborare ciò che è accaduto loro. Invece, potrebbero interpretare questi eventi attraverso una lente di egocentrismo, un tratto evolutivo comune.
I bambini piccoli tendono a vedere se stessi come il centro del loro mondo; quindi, potrebbero erroneamente credere di essere responsabili delle azioni o delle risposte emotive degli adulti che si occupano di loro. Se un genitore è violento, negligente o emotivamente lontano, il bambino potrebbe pensare che, se fosse “migliore”, questo non accadrebbe. Potrebbe sentirsi in colpa del malumore dei genitori.
Questo senso di colpa funge da meccanismo di difesa, consentendo ai piccoli di esercitare un senso di controllo su quello che vivono e che li circonda, anche se tale controllo è illusorio.
L'impatto delle dinamiche familiari
Quando il trauma ha origine all'interno della famiglia di origine, il potenziale di auto-biasimo risulta aumentato, poiché i bambini possono interiorizzare la disfunzione o l'abuso che si trovano a vivere, credendo di essere responsabili del conflitto o della ferita. Questo senso di colpa può essere esacerbato dal desiderio di proteggere l'unità familiare o di dare un senso alle dinamiche caotiche e deleterie, spesso portando a conseguenze emotive e psicologiche di lunga durata.
I bambini contano sui loro genitori per avere sicurezza, amore e validazione. Se questi adulti sono la fonte del trauma, ciò complica la loro percezione del proprio valore e della loro stessa identità. Possono interiorizzare la convinzione di non essere degni di amore o che i loro bisogni siano gravosi, fattori che portano a un profondo senso di colpa e vergogna.
Questo senso di colpa viene ulteriormente esacerbato dalle dinamiche emotive che esistono all'interno delle famiglie. Ad esempio, se un genitore esprime rabbia o delusione verso un figlio ancora piccolo, questi potrebbe interpretarlo come un riflesso delle sue inadeguatezze. Queste modalità di reazione possono radicarsi, tanto da portare i ragazzi a sviluppare convinzioni disadattive su se stessi che persistono fino all'età adulta.
Il ruolo della vergogna nell'auto-accusa
Il trauma infantile può avere effetti duraturi sul benessere mentale ed emotivo. Quando un minore viene portato a credere di essere lui stesso la causa per abusi o disfunzioni, non solo distorce il suo senso di identità, ma questo può anche preparare il terreno per problemi continui con l'autostima, il senso di colpa, la difficoltà a fidarsi degli altri e un forte senso di vergogna interiore. La vergogna è un'emozione potente che può contribuire in modo significativo all'auto-biasimo nei “sopravvissuti” al trauma.
Inoltre, i piccoli possono temere che rivelare il loro trauma o i loro sentimenti di colpa li porterà a ulteriore rifiuto o abbandono. Di conseguenza, possono rimanere in silenzio, interiorizzando il loro dolore e rafforzando la convinzione di essere i responsabili della loro sofferenza. Questo silenzio può creare barriere alla guarigione, poiché il riconoscimento del trauma e delle sue conseguenze si intreccia con sentimenti di colpa e vergogna.
Per guarire, disimparando l'auto-colpevolizzazione
Disimparare l'auto-biasimo per il trauma infantile subito è un processo profondamente impegnativo nella guarigione. Richiede di confrontarsi con le false convinzioni che sono state interiorizzate durante le esperienze traumatiche e di riconoscere l'impatto di fattori esterni, come le azioni (o le omissioni) dei genitori o delle dinamiche familiari.
Imparare a disimparare. Comprendere le radici dell'auto-biasimo nei sopravvissuti a traumi infantili implica riconoscere che queste convinzioni sono spesso il prodotto di fasi di sviluppo e dinamiche familiari e non sono colpa di chi non ha potere, i minori. Imparare a disimparare l'auto-biasimo implica non solo riconoscere le convinzioni dannose instillate durante l'infanzia, ma anche sviluppare una nuova narrazione che rifletta una comprensione più accurata del trauma: che non si è responsabili del trauma che si è subito e che l'auto-biasimo è una risposta ricorrente, ma dannosa, a queste esperienze.
Riformulazione. Riformulare il trauma aiuta a spostare la prospettiva dall'auto-biasimo all'auto-compassione. Questo processo aiuta a riconoscere che le proprie reazioni al trauma, come il sentirsi responsabili dell'abuso o della disfunzione, erano risposte naturali a situazioni sconvolgenti, ma che quelle risposte non definiscono il proprio valore o la propria identità. Riformulare significa riconoscere che non si è “colpevoli” per le azioni degli altri, incluso il fallimento di chi si è preso cura di noi o per la disfunzione all'interno della propria famiglia.
Cercare supporto. Trovarsi in ambienti che promuovono la sicurezza emotiva e la comunicazione aperta può aiutare a elaborare i propri sentimenti senza paura del giudizio. Il supporto di amici empatici, di altre persone che siano passate attraverso quella esperienza, terapeuti o gruppi di pari può convalidare le esperienze e aiutare a liberarsi dal peso dell'auto-colpevolizzazione.