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“Presadiretta”, un’occasione persa.
Roma, 28 gennaio 2015. La puntata “Famiglie abbandonate” di Presadiretta, Rai Tre, andata in onda domenica scorsa è stata un’occasione persa, sprecata. Spiace dirlo.
E sì che gli autori erano stati avvertiti. “Badate – gli era stato detto da più parti – non fatevi ingannare. Mai si allontana un minorenne a motivo della povertà del proprio contesto familiare: lo si fa solo dopo aver messo in atto interventi educativi e sociali per evitare di giungere a questo provvedimento”.
Molto spesso, invece, i protagonisti delle vicende si convincono che ciò avvenga solo a causa della loro condizione economica disagiata. Che da sola non è mai causa di allontanamento. Essi, poi, non riescono a percepire l’importanza di tutti gli altri elementi tenuti in conto dal Tribunale per i Minorenni: trascuratezza e incuria; maltrattamenti gravi e abusi; patologie dei genitori e dipendenze; inadeguatezza o assenza di altre persone della famiglia allargata in grado di svolgere adeguatamente le veci dei genitori.
E purtroppo le narrazioni delle diverse situazioni presentate in “Famiglie abbandonate” hanno proposto un solo punto di vista, limitato, ad escludendum, spesso - spiace dirlo - lontano dalla realtà.
Ecco l’occasione persa, sprecata: non aver saputo (o voluto) dare spazio anche a quegli altri aspetti, a quelle altre motivazioni, a quei veri e reali motivi che inducono – esclusivamente per il bene del minore – alla decisione, sempre dolorosa, dell’allontanamento.
C’è, infine, un altro punto che val la pena segnalare. Ed è la tabella che – nella storia di copertina di “Famiglie abbandonate” – avrebbe dovuto rappresentare la prova regina della tesi che sottende l’intera trasmissione.
Secondo i numeri citati – dei quali non viene rivelata la fonte e che sono stati intravisti per pochi istanti su un foglio leggibile solo con un fermo immagine - i casi di allontanamento per problemi abitativi delle famiglie sarebbero il 20% del totale, quelli per problemi economici il 26%, quelli per problemi lavorativi dei genitori il 16%. Tutto vero dunque, secondo quella tabella: la tesi della puntata regge, ti tolgono i figli se sei povero.
Peccato, però, che quei numeri siano quelli relativi ai “motivi secondari” di allontanamento. Nella tabella relativa ai “motivi principali” essi praticamente si azzerano e sono a corollario di problematiche gravi e gravissime: quelli per problemi abitativi sono in realtà il 2% del totale, per motivi economici il 3%, per quelli lavorativi l’1%.
Mentre è l’inadeguatezza genitoriale a rappresentare il 37% dei casi di allontanamento come motivo principale e il 27% come motivo secondario.
Ecco, una semplice, veritiera e corretta lettura di una banale tabella avrebbe impresso a “Famiglie abbandonate” tutt’un altro sapore e non staremmo ora qui a rammaricarcene.
E non avremmo tutti, ora, un grande amaro in bocca.
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Con preoccupazione abbiamo assistito alla puntata della trasmissione Presa Diretta andata in onda sulla terza rete della RAI il 25 gennaio scorso, dal titolo “Famiglie abbandonate”.
Con l’intento apprezzabile di denunciare la carenza di aiuti socioeconomici destinati ai nuclei più disagiati con figli minorenni (già oggetto di preoccupazione nell’ultimo rapporto sull’Italia del Comitato ONU sui diritti dell’Infanzia), la trasmissione ha dato però un’immagine deformata e unilaterale del funzionamento della giustizia minorile nel suo complesso, contraddicendo, di fatto, l’intenzione dichiarata del conduttore secondo cui non si debba “fare di tutta l’erba un fascio” e che “sono tantissime le sentenze dei tribunali per i minorenni che effettivamente hanno salvato i bambini dall’abbandono e dalla violenza”.
Ogni tipologia di lavoro è migliorabile e possono esserci casi di malfunzionamento che vanno certamente stigmatizzati e corretti, ma possiamo affermare che i Tribunali per i Minorenni non emettono provvedimenti di allontanamento di minori dalla famiglia per esclusive ragioni di povertà.
I provvedimenti limitativi della responsabilità genitoriale, proprio per la gravità delle loro conseguenze, sono dettagliatamente motivati, ma nella trasmissione non è stato riferito per intero il contenuto delle motivazioni, né è stata data notizia dell’iter processuale e in particolare della possibilità di impugnazione e del suo esito (inducendo gli spettatori a ritenere che avverso le decisioni dei Tribunali non vi sia alcun rimedio), né è stato sempre interpellato, come doveroso, il rappresentante legale e processuale dei minori (tutore o curatore speciale).
Il sistema dell’informazione riveste un ruolo prezioso e insostituibile quando, nell’esercizio del diritto di cronaca e di critica, opera in coerenza con le raccomandazioni espresse dalla Carta di Treviso, approvata da ultimo il 30 marzo 2006, che prevede, nel caso di soggetti deboli, che “l'informazione sia il più possibile approfondita con un controllo incrociato delle fonti (...) e in modo tale da assicurare un approccio al problema dell'infanzia che non si limiti all'eccezionalità dei casi che fanno clamore, ma che approfondisca, con inchieste, speciali, dibattiti, la condizione del minore e le sue difficoltà, nella quotidianità”. E’ stata poi particolarmente grave e plateale la violazione dei principi affermati dalla stessa Carta che, “per tutelare l’anonimato del minore”, richiedono di evitare la pubblicazione di tutti gli elementi che consentono facilmente l’identificazione dei minori e di escludere dalla comunicazione pubblica “sensazionalismi e qualsiasi forma di speculazione”.
Capita spesso che trasmissioni televisive critichino l’operato della giustizia minorile, peraltro sempre sgradito a qualcuno, in modo da stimolare emozioni irrazionali, ma dispiace che lo stesso stile approssimativo sia stato tenuto in una trasmissione che, di norma, si distingue per la professionalità dei giornalisti e l’equilibrio dei contenuti. La scelta degli interventi e la qualità degli stessi ci è parsa in questa occasione assolutamente orientata a dimostrare una tesi precostituita, con il risultato, a nostro parere dannoso, di dare informazioni errate e di aumentare la già grande conflittualità.
Roma 28 gennaio 2015
Il segretario generale AIMMF Il Presidente AIMMF
Susanna Galli Francesco Micela
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