Roma, 30 settembre 2016
La pena deve aiutare gli autori di reato a riconsiderare criticamente ciò che hanno fatto e a ricostruire i legami del reo con la comunità e, ove possibile, con la vittima. Questo l'intento della "giustizia riparativa", oggetto di discussione a Rimini, ieri e oggi, in un seminario organizzato dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) con il titolo: "La pena oltre il carcere: territorio, comunità e mediazione". All'incontro hanno partecipato circa 150 persone, operatori del terzo settore e dei servizi pubblici, componenti degli Uffici per l'esecuzione penale esterna (Uepe) e garanti dei diritti dei detenuti. Sono intervenuti, fra gli altri: Gherardo Colombo, Lucia Castellano (D.a.p. - Direttore generale esecuzione penale esterna e di messa alla prova), Isabella Mastropasqua (Dirigente
L'evento ha avuto un momento di grande emozione nel racconto dell'esperienza di un gruppo di persone composto da vittime del terrorismo ed esponenti della lotta armata: Agnese Moro (figlia dello statista assassinato dalle Brigate rosse), Franco Bonisoli (ex esponente delle Br), Giorgio Bazzega (figlio del maresciallo di pubblica sicurezza Sergio Bazzega, ucciso dal Br Walter Alasia) e Maria Grazia Grena (ex aderente a Prima Linea) e Annalisa Zamburlini (uno dei facilitatori del gruppo). Un'esperienza di cui si rende conto nel volume "Il libro dell'incontro", curato dal padre gesuita Guido Bertagna (presente anch'egli al seminario), il criminologo Adolfo Ceretti e la giurista Claudia Mazzucato, tutti facilitatori di questo straordinario percorso di incontro e riconciliazione, assai impegnativo e duro per chi vi ha partecipato, che ha permesso loro non di cancellare quello che è successo, ma di poterlo rielaborare con una consapevolezza e una serenità prima impensabili.
Di grande interesse anche l'esperienza realizzata al carcere di Nuchis, grazie alla quale è stata coinvolta tutta la comunità di Tempio Pausania, dove il penitenziario ha sede, in un percorso di incontro con i detenuti, molti dei quali condannati per reati di mafia, e quella della mediazione penale itinerante in Basilicata. A illustrare il caso del carcere di Nuchis Carla Ciavarella, ora dirigente del D.a.p. ma ex direttrice e artefice dell'esperimento di Tempio Pausania, e Patrizia Patrizi, docente all'Università di Sassari ed esperta di giustizia riparativa.
"E' stato un incontro molto intenso e partecipato", dichiara don Armando Zappolini, presidente nazionale del CNCA, "che ha visto insieme, a riflettere e discutere su una questione nuova e fondamentale, esponenti del pubblico e del terzo settore. Verifichiamo, purtroppo, ancora una volta l'assenza della politica su un tema sociale importante. Siamo orfani della politica, in tutte le questioni di cui ci occupiamo, mancano visione e progettazione politiche. Questi due giorni hanno permesso di comprendere in modo inequivocabile che il carcere deve essere inteso come extrema ratio e non come risposta 'normale' di fronte ai reati. Concordiamo con quanto qui detto da Gherardo Colombo sul fatto che, per affermare una giustizia riparativa, sia necessario un lavoro culturale rivolto all'opinione pubblica, sedotta spesso dall'idea di un carcere che 'butta via le chiavi'. Così come siamo convinti che questa prospettiva pone domande forti di cambiamento anche al terzo settore, che deve rispondere a determinati requisiti per porsi come partner della magistratura e dei servizi sociali nel costruire risposte di giustizia riparativa. In tal senso,chiediamo al ministro della Giustizia di far proprie le conclusioni del tavolo di lavoro sulla 'giustizia comunitaria' attivato all'interno degli Stati generali dell'esecuzione penale e coordinato proprio da Colombo, che ha prodotto persino un articolato di legge che ci pare un contributo fondamentale per riformare l'esecuzione delle pene."
"Per tutte queste ragioni", conclude il presidente del CNCA, "riteniamo anche che sia assolutamente sbagliato abolire i Tribunali per i minorenni, come previsto nel testo di riforma della giustizia approvato alla Camera dei deputati. La giustizia minorile, per come funziona in Italia, ha già sviluppato una sensibilità e un'esperienza, con l'istituto della messa alla prova e i progetti individualizzati, che l'avvicinano fortemente all'approccio della giustizia riparativa. Un patrimonio che andrebbe completamente disperso nei tribunali ordinari, senza figure specializzate."
Info:
Mariano Bottaccio – Responsabile Ufficio stampa
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA)
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