No allo smantellamento del tribunale per i minorenni e della procura minorile, Sì ad una riforma della giustizia a misura di bambino. L’appello al Parlamento dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza
Roma, 30 gennaio 2017 - “In questo momento storico occorre aumentare il sistema di protezione dell’infanzia invece di indebolirlo, come rischia di fare la riforma del processo civile: Per questo dico No allo smantellamento del tribunale per i minorenni e della procura minorile e dico Sì ad una riforma della giustizia a misura di bambino”.
Così interviene la Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, sulla riforma del processo civile - già approvata alla Camera e ora in discussione al Senato – che prevede lo smantellamento dei tribunali e delle procure minorili.
“Con la soppressione del tribunale per i minorenni e la creazione di sezioni specializzate del tribunale ordinario non solo non si interviene per risolvere la frammentazione delle competenze ma si rischia di produrre una grave dissoluzione del bagaglio di enorme competenza ed esperienza nella materia dei diritti delle persone di minore età.
Competenza ed esperienza non sono fattori secondari quando si tratta della tutela di bambini e ragazzi. Si pensi al lavoro della procura minorile: non ha competenza solo in ambito penale, per i ragazzi autori di reato, ma anche in ambito civile, per tutelare i minori privi di adeguate figure genitoriali o sottoposti a situazioni pregiudizievoli. Per non parlare dei compiti di sorveglianza delle comunità in cui vivono i minori fuori dalla famiglia di origine, la cui regolarità è di vitale importanza per la buona riuscita dei percorsi di sostegno e per evitare abusi ai danni dei soggetti deboli.
E’ necessario comprendere – ribadisce la Garante - che occorrono magistrati dediti in via esclusiva ai compiti di tutela di bambini e ragazzi, anche per realizzare la funzione di filtro rispetto a tante istanze di disagio minorile.
Questo momento storico presenta nuove sfide, rese urgenti dalla aumentata situazione di povertà economica e dall’arrivo in Italia di tanti minori migranti, per questo non si può rischiare di indebolire il sistema di protezione per l’infanzia, che – conclude la Garante - è centrale per il futuro dell’Italia. Il rischio che il patrimonio professionale, culturale e il modello di giurisdizione a tutela delle persone di minore età - “conquiste di civiltà” per il nostro Paese - possa essere compromesso, deve assolutamente essere evitato”.
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