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Sono ormai passati molti anni dalla prima legalizzazione della cannabis per l’uso occasionale negli adulti in molti stati occidentali, tuttavia la ricerca scientifica sembra non aver ancora fatto un punto definitivo e condiviso per fornire raccomandazioni, basate sull’evidenza, in merito ai rischi per i più giovani che ne fanno uso.

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Krista Lisdahl, neuropsicologa clinica presso l'Università del Wisconsin-Milwaukee, studia l'uso di cannabis tra gli adolescenti da vent'anni e ciò che osserva scientificamente la preoccupa molto.

Ha visto molti giovani entrare in contatto con la cannabis a vari livelli, dal provarla una volta a una festa all'usarne potenti preparati quotidianamente. Il numero dei giovani da lei osservati è cresciuto man mano che gli sforzi per legalizzare la cannabis per uso ricreativo si intensificano in tutto il mondo. In alcune delle sue ricerche, circa un terzo degli adolescenti che usano regolarmente cannabis mostrano pesanti segni di disturbo e non riescono a smettere di consumare questa droga nonostante gli impatti negativi sulla loro vita.

La studiosa ha quindi cercato prove più conclusive in merito a rischi del consumo di cannabis.

Le campagne di informazione antidroga sono diminuite, spiega, e i giovani ricevono messaggi talvolta contrastanti sui suoi rischi in una cultura che dipinge sempre più la cannabis e altre droghe precedentemente illecite come innocue o potenzialmente terapeutiche.

"Gli adolescenti sono intelligenti, si rendono conto quando gli adulti usano la cannabis" osserva la Lisdahl. Ciò rende gli avvertimenti e i divieti generali praticamente inutili.

Sono passati ormai dieci anni da quando la droga è stata ufficialmente legalizzata per uso ricreativo da parte di adulti dai 18 anni in su in Uruguay, e dai 21 anni in su negli stati del Colorado e Washington. Molti altri stati e paesi hanno seguito l’esempio, e i ricercatori stanno cercando di capire come stanno cambiando di conseguenza le modalità di utilizzo; come questa droga influisca sullo sviluppo del cervello; e come l’uso di cannabis sia correlato a problemi di salute mentale come depressione, ansia e schizofrenia.

I dati raccolti finora non espongono elementi incontestabili: i giovani consumatori non sembrano di numero maggiore rispetto a prima della legalizzazione, risultano però esserci tendenze verso un consumo più problematico. L’uso frequente coincide anche con tassi più elevati di problemi di salute mentale e rischio di dipendenza, ma potrebbero esserci altre spiegazioni per queste conseguenze. Da sottolineare che risulta difficile studiare e paragonare gli stessi prodotti, e con la stessa potenza, a cui le persone possono ora accedere facilmente.

Di conseguenza, alcuni ricercatori temono che la società stia andando incontro, inconsapevole, a un grosso problema di salute pubblica. “Temo che questo ci colpirà come ci ha colpito il tabacco”, afferma Nora Volkow, direttrice del National Institute on Drug Abuse di Bethesda, nel Maryland. Anche se i rischi derivanti dal consumo di cannabis sembrano meno pesanti "è come giocare alla roulette".

Nella speranza di gestire meglio la situazione, la sua organizzazione ha finanziato lo studio Adolescent Brain Cognitive Development (ABCD). Avviato nel 2015, l’ABCD ha reclutato più di 10.000 bambini di età compresa tra 9 e 10 anni, con l’obiettivo di acquisire immagini annuali del loro cervello per monitorare il modo in cui i diversi fattori influenzano il loro sviluppo. I partecipanti hanno ora tra i 16 e i 18 anni e alcuni stanno iniziando a entrare in contatto con la droga, afferma la professoressa Lisdahl, che co-dirige il progetto. "Quindi dovremmo essere in grado di misurare davvero l'impatto dell'avvio all’utilizzo della cannabis".

Cambiare le modalità di utilizzo

La cannabis medicinale è legale in alcune parti degli Stati Uniti dal 1996, il Colorado e Washington hanno aperto la strada alla legalizzazione del suo uso ricreativo nel 2012.

Una serie di indagini biennali del Dipartimento di sanità pubblica e ambiente del Colorado ha rilevato che il consumo di cannabis tra gli studenti di età compresa tra 14 e 18 anni è diminuito da un tasso stabile di circa il 21% nel periodo 2005-2019 al 13% nel 2021. Ma la legalizzazione è destinata ad avere effetti diversi in diverse aree, afferma James MacKillop, psicologo clinico presso la McMaster University di Hamilton, in Canada. Non si è verificato alcun picco iniziale nel consumo di cannabis tra gli adolescenti quando è stata legalizzata in Canada per gli adulti di età pari o superiore a 18 anni, 5 anni fa. Ma c’è stato un aumento nell’uso quando hanno iniziato ad aprire negozi di cannabis illegali che non avevano la licenza del governo.

"Ci sono ora più vetrine di cannabis che Tim Horton" afferma MacKillop, riferendosi a un famoso coffee shop canadese onnipresente. Potrebbero emergere anche altre conseguenze negative. Un recente studio condotto in Ontario ha rilevato che i residenti che si trovavano a pochi passi da una rivendita di cannabis avevano maggiori probabilità di frequentare un ospedale per il trattamento della psicosi, che è sempre più collegata a prodotti a base di cannabis ad alta potenza.

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Valutare i pericoli della cannabis

I ricercatori hanno misurato non solo quanti adolescenti usavano cannabis, ma anche quanti la usavano a livelli problematici, cosa che molte ricerche in passato non avrebbero preso in considerazione. Il picco nell’uso potrebbe essere il risultato di un aumento del dibattito e dell’attenzione dei media sulla legalizzazione, secondo gli studiosi. Molti di loro sono interessati a capire quando l’uso disinvolto diventa problematico. È qui che pensano che la ricerca dovrebbe concentrarsi, “piuttosto che preoccuparsi del tipico diciassettenne che fuma uno spinello a una festa”.

Sebbene l'uso non sia esploso tra le persone di età inferiore ai 21 anni, ci sono preoccupazioni circa i tipi di prodotti venduti. Sempre più spesso, ciò che è disponibile ha concentrazioni molto più elevate di THC, il principale ingrediente attivo della cannabis.

"La cannabis di oggi non è la cannabis del passato", afferma Ryan Sultan, psichiatra clinico della Columbia University di New York City. La concentrazione di THC nei prodotti ottenuti dalla Drug Enforcement Administration statunitense è aumentata di oltre tre volte dal 1996 e molti rivenditori vendono liquidi per lo svapo e prodotti per il "dabbing", un metodo per consumare THC concentrato in grado di rilasciare grandi quantità di droga nei polmoni.

Impatti sulla salute

I preparati ad alta potenza comportano rischi molto più elevati di indurre psicosi e alcuni ricercatori temono che ciò possa avere effetti a lungo termine. "Ciò che spaventa a morte la comunità psichiatrica è il legame tra cannabis e schizofrenia" afferma Sultan.

Uno studio condotto su oltre 40.000 persone affette da schizofrenia in Danimarca, dove la cannabis è legale dal 2018, ha rilevato che circa il 15% dei casi potrebbe essere legato a un disturbo da uso di cannabis, con una percentuale ancora più alta tra i giovani uomini.

Non è tuttavia chiaro se questa associazione sia causale o meno. Potrebbe darsi che le persone affette da schizofrenia stiano cercando la cannabis per auto-medicarsi. Esistono problemi simili nel chiarire le connessioni tra cannabis e depressione e ansia, ma le associazioni esistono.

In uno studio condotto su quasi 70.000 adolescenti negli Stati Uniti, Sultan ha scoperto che circa 1 su 40 era dipendente dalla cannabis. Un altro 1 su 10 faceva uso di cannabis ma non era dipendente. Anche in questo gruppo, i giovani avevano il doppio delle probabilità di soffrire di attacchi di depressione insieme ad altre conseguenze negative, come saltare la scuola, ottenere voti inferiori rispetto ai non consumatori e essere arrestati.

Alcuni ricercatori stanno lavorando per stabilire i possibili meccanismi attraverso i quali la cannabis può influenzare la salute mentale, mentre altri stanno trovando collegamenti attraverso ricerche e analizzando le cartelle cliniche. Molti sperano che risultati più conclusivi arrivino da studi a lungo termine come ABCD.

Gli studi che esaminano solo le connessioni in un singolo momento nel tempo sono limitati. "Bisogna chiedersi: qual è il motivo per cui si scopre che gli adolescenti consumatori di cannabis mostrano livelli più elevati di depressione?" chiede Madeline Meier, psicologa clinica presso l'Arizona State University di Tempe. “È perché la cannabis ha causato depressione in questi adolescenti o è perché gli adolescenti depressi cercano selettivamente la cannabis? Oppure c’è una terza variabile?”

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Cosa sta succedendo nel cervello?

La cannabis funziona imitando i neurotrasmettitori cannabinoidi naturali nel corpo, che possono attivare una manciata di recettori nel cervello. "Sta imitando quel sistema, ma lo sta ingannando", dice la professoressa Lisdahl, perché i prodotti a base di THC ad alta potenza stimolano i recettori molto più di quanto farebbero le attività quotidiane.

Negli adolescenti, una delle preoccupazioni principali è la capacità del THC di legarsi facilmente a un recettore, chiamato CB1. Questi recettori si trovano in tutto il cervello, ma sono particolarmente comuni nelle aree associate alla ricompensa e al funzionamento esecutivo, che includono la memoria e il processo decisionale. Il CB1 è più abbondante nel cervello degli adolescenti che in quello degli adulti.

I ricercatori stanno cercando di vedere come l'uso prolungato di cannabis, in particolare di prodotti con alte concentrazioni di THC, possa influire sulla salute mentale o sulle funzioni cognitive. Meier e i suoi colleghi hanno analizzato gli effetti del consumo di cannabis in età adulta per un gruppo di circa 1.000 persone nate tra il 1972 e il 1973. Hanno scoperto che coloro che usavano cannabis ottenevano costantemente punteggi più bassi, in media, nei test del QI rispetto a coloro che usavano cannabis meno frequentemente o per niente. E questo effetto è stato più pronunciato nelle persone che hanno iniziato a usare cannabis durante l'adolescenza.

Meier afferma che il suo lavoro evidenzia che l'uso poco frequente di cannabis nell'adolescenza non porta a un declino cognitivo significativo. Ma, dice, “è comunque sufficiente per sollecitare cautela contro l’uso”. Il problema più grande, è che le persone che iniziano a farne uso durante l’adolescenza corrono un rischio maggiore di uso a lungo termine.

Alcuni ricercatori hanno dunque creato soluzioni alternative per studiare la cannabis per strada. Bryan e altri in Colorado hanno trasformato diversi furgoni in laboratori mobili, che chiamano furgoni della cannabis, per consentire loro di analizzare il sangue dei consumatori di cannabis prima e dopo aver assunto la droga. I ricercatori hanno iniziato ad espandere il loro lavoro agli adolescenti.

Volkow sta lavorando per incrementare la ricerca sulla cannabis nel panorama attuale, pieno di vaporizzazione, dabbing, preparati edibili e altri prodotti. E Lisdahl si sta preparando per la fase successiva dello studio ABCD. La maggior parte del suo gruppo ha ora un’età compresa tra i 16 e i 18 anni, il momento in cui lei e altri si aspettano che alcuni inizieranno a usare cannabis. Quando la dottoressa Lisdahl parla ai giovani del suo studio e ai loro genitori, teme che ci siano poche indicazioni concrete su come proteggersi dalla cannabis; quindi, deve dare consigli caso per caso.

"Vorrei solo avere informazioni affinché i ragazzi e gli adulti possano prendere decisioni migliori per se stessi".

La studiosa spera anche di stabilire fino a che punto la cannabis sia eccessiva e cosa contribuisca al rischio di sviluppare un disturbo da uso di cannabis. Ciò potrebbe differire da ragazzo a ragazzo e potrebbe coinvolgere la genetica e persino la struttura del cervello.

“Ho visto di persona che la cannabis sconvolge cose come la velocità di pensiero, l'attenzione complessa e la memoria a breve termine, e influenza negativamente successo scolastico e potenzialità cognitive".  Anche solo sottolinearlo a un adolescente può fare la differenza, o almeno tenerlo informato dei rischi potrebbe correre.


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