Trascorrono spesso le loro giornate impegnati su smartphone, tablet o computer, e il loro tempo libero facendo sport - saranno la prossima generazione destinata a dover affrontare forme di dolore e malessere cronico. A fronte della loro giovane età, i millennials sostengono che il dolore acuto o cronico non è estraneo alla loro vita e già interferisce con la sua qualità.
Il loro metodo preferito per gestire il dolore? Il cambiamento dello stile vita, volto a includere se necessario l'esercizio fisico, il mangiare correttamente, lo smettere di fumare e il perdere peso, secondo quanto rilevato da un'indagine commissionata dalla Società americana di anestesiologi (ASA)e realizzata su un ammpio campione di giovani, a livello nazionale.
Il sondaggio ha anche trovato che i millennials hanno la metà delle probabilità, rispetto ai baby boomers, di rivolgersi agli oppioidi per gestire il dolore. Uno su cinque di loro si rammarica di aver fatto uso di antidolorifici, ritenendoli sostanze che creano una pesante dipendenza .
Ma mentre i risultati riflettono una tendenza positiva, rivelano altresì, tra loro, una notevole carenza di conoscenze sull'argomento.
L'indagine ha infatti trovato che molti millennials hanno:
- più probabilità di ottenere gli oppioidi in modo non appropriato. Uno su 10 li ha avuti da un altro membro del nucleo familiare, senza prescrizione medica, rispetto al 3 per cento di Gen Xers (i nati tra il 1965 e il 1984), e all'1 per cento dei baby boomer.
- più probabilità di ritenere che assumere un oppioide senza prescrizione medica, sia una cosa opportuna. Quasi il 30 per cento dei millennials infatti pensa sia opportuno assumere un farmaco oppioide senza aver consultato un medico, rispetto al 20 per cento dei Gen Xers e al 12 per cento dei baby boomer.
- meno probabilità di smaltire gli oppioidi inutilizzati in modo sicuro. Infatti, 1 su 5 di loro ha dichiarato di "non conoscere" quale sia il modo migliore per eliminare in modo sicuro gli oppiacei sicuri e solo il 37 per cento era consapevole che portarli ai centri di raccolta presso farmacie e ospedali sia il modo corretto per il loro smaltimento.
"È incoraggiante che i millenalials vedano il valore di optare per metodi più sicuri e spesso più efficaci per gestire il dolore" ha dichiarato il presidente dell'ASA Jeffrey Plagenhoef.
"Ma, chiaramente, hanno bisogno di un'ulteriore educazione in tema di oppiacei e di dolori cronici, perché i farmaci assunti inizialmente per curare il dolore possono trasformarsi in nemici contro cui lottare per tutta la vita, per combattere la dipendenza".
Imparare a gestire il dolore in modo sicuro ed efficace è fondamentale: il 75% dei giovani afferma di avere avuto esperienza di dolore acuto (il quale arriva improvvisamente e dura meno di tre mesi) e quasi il 60% ha avuto dolore cronico (che dura più di tre mesi).
La fonte di questo dolore risiede nel loro stile di vita, incluso l'uso della tecnologia (che porta ad affaticamento degli occhi, a malattie del collo, a dolore alla mano o al dito, al polso o al braccio), alle emicranie e alle lesioni sportive.
Secondo l'indagine, per i millennials (18-36 anni) e per i membri della Generazione X (età 37-52) è più probabile che il dolore abbia interferito con le loro responsabilità lavorative, con le loro abilità genitoriali e con la partecipazione alle attività familiari.
È importante affrontare il dolore prima che questo influisca sulla qualità della vita, recandosi da uno specialista in grado di comprendere e affrontarne l’origine, ma l'impegno nel cambiamenti dello stile di vita, prima che il dolore diventi cronico, è ovviamente preferibile.
Quando possibile, la prevenzione è la cosa migliore. "Il dolore cronico non deve essere una risposta automatica all'invecchiamento" ha detto il dottor Plagenhoef. "Cambiamenti sani come l'esercizio fisico, la nutrizione adeguata e il mantenimento di un peso corretto, possono permettere ai millennials di non dover affrontare alcuni dei dolori cronici che i loro genitori e i loro nonni stanno esperendo".
Per aiutare tutte le generazioni a gestire efficacemente il loro dolore, ASA offre i seguenti suggerimenti:
- fare una pausa nell’uso dei dispositivi digitali: sono infatti frequenti i problemi causati da smartphone, tablet e altri dispositivi tecnologici. Per evitare ciò, occorre utilizzarli a livello dell’occhio, invece di guardare in basso per lunghi periodi di tempo, abitudine che affatica collo e schiena; utilizzare la funzione di dettatura per limitare lo sforzo del dito e del polso; sedersi dritti e fare ogni tanto stretching. Per evitare l’affatticamento dell’occhio provocato dai video, bisogna guardare lontano periodicamente, mettendo una distanza adeguata tra gli occhi e lo schermo;
- se si fa sport, non bisogna esagerare, di colpo, nel fine settimana, ma esercitarsi in modo progressivo, riscaldando bene i muscoli. E se si sente dolore dopo qualche movimento, occorre intervenire subito e in modo adeguato;
- bisogna ricordarsi di muoversi, sia che ci si trovi in una biblioteca o in un posto di lavoro, alzandosi e muovendosi almeno una volta all'ora, se non di più. Stare troppo seduti può provocare dolori alla schiena. Stendere le gambe, mettersi in piedi e camminare regolarmente, piuttosto che restare seduti per lunghi periodi di tempo;
- occorre prefiggersi di guarire, prima che il dolore diventi cronico, adottando uno stile di vita sano. Partecipare regolarmente a esercizi di allenamento aerobico e di resistenza a basso impatto. Mantenere un peso sano e fare una dieta equilibrata.
Se un medico prescrive gli oppiacei, bisogna fare molte domande e avere ben chiaro come prenderli in modo appropriato. Non bisogna continuare ad assumerli quando il dolore diminuisce. E, infine, bisogna smaltire correttamente quelli avanzati, anche per evitare che ne facciano uso altre persone cui non siano stati prescritti.
L'indagine è stata condotta online dal 7 al 9 agosto 2017, tra 1.001 adulti di 18 anni o più grandi: il 34 per cento millennials, il 25 per cento Gen Xers, il 35 per cento sono baby boomer (età 53-71) e il 6% della silent generation (età 72-92). Il campione demografico rappresentativo comprendeva 504 uomini e 507 donne.
I materiali dello studio sono disponibili sul sito della American Society of Anesthesiologists.