L’adolescenza è oggi di solito associata all’idea di essere collegati a tutto per tutto il tempo - connessi a innumerevoli social-media, inseguiti dal marketing online, la posizione sempre tracciabile dai dispositivi GPS.
Le dimensioni apparentemente iper-connesse dei giovani possono però mascherare lacune profonde nella vita di tutti i giorni.
Sono tanti i segnali, dal mondo della scuola a quello del lavoro, unitamente alla crescita dei livelli di ansia tra molti giovani, che la generazione che sta ora entrando nell'età adulta, anche se iper-collegata virtualmente, potrebbe mancare di quelle connessioni sociali reali che sono cruciali per il loro sviluppo e per il loro futuro.
Quello dei ragazzi al di fuori di ogni percorso formativo o lavorativo è un problema non solo nel nostro Paese.
Circa un giovane su otto negli Usa viene considerato “disconnesso”, secondo la definizione dei sociologi. Il termine si riferisce generalmente ai giovani che non lavorano né frequentano la scuola. Una condizione di cui spesso si parla nel dibattito pubblico per introdurre e affrontare problemi sociali che vanno dalla criminalità giovanile ai bassi tassi di laurea.
Il filo conduttore di queste analisi e discussioni, è che la "sconnessione" include forme sovrapposte di disagio e isolamento, che pervadono gli anni formativi più importanti – tra questi giovani e il lavoro o la scuola, si frappongono la violenza delle comunità in cui vivono, scuole sottofinanziate, abitazioni fatiscenti, quartieri degradati e l’assenza di coetanei e adulti di supporto nelle loro vite.
Piuttosto che fissare la “disconnessione” come un problema che si manifesta tra i 16 ei 24 anni, i nuovi dati descrivono come essa operi nel corso di tutta la vita.
Measure of America (MoA), un progetto del Social Science Research Council, ripercorre le vite dei giovani fino a tre decenni fa, per effettuare proiezioni su quanto le condizioni in cui hanno vissuto ha messo in moto. Al di là delle scontate prospettive economiche negative, in base a scarse prospettive lavorative e mancanza di titoli scolastici, i dati mostrano che un tipico giovane “disconnesso” tende a scivolare su un percorso sempre più divergente dai suoi pari.
Oggi alcuni preferiscono utilizzare il linguaggio del “bicchiere mezzo pieno” e parlano di "giovani con opportunità", per promuovere un intervento positivo, invece di limitarsi a descriverli come marginali senza possibilità. Ma sia se si considera la gioventù disconnessa come una perdita o come una risorsa, l'analisi, che monitora circa tre decenni di esperienza dei giovani, presenta due possibili percorsi per i ragazzi che si impegnano, da sperimentarsi in termini di investimenti sociali.
Gli impatti più evidenti di essere socialmente disconessi per adolescenti e giovani adulti, sono economici, ma essere attivi nella scuola o nel lavoro, si lega a molte altre cose che sono dei beni sociali, tra cui "maggiore impegno civico e partecipazione politica; migliore salute e più lunga aspettativa di vita; relazioni affettive più stabili; genitorialità più sensibile e reattiva; e una maggiore capacità di adattarsi al cambiamento".
Il danno economico a lungo termine della disconnessione dei giovani non è solo un disagio personale; riflette e perpetua divisioni strutturali di ricchezza che determinano modelli più ampi di marginalità sociale, che si riproducono nelle generazioni future. In un gruppo campione di giovani monitorati dal 1993 al 2003, quelli che sono stati “disconnessi” per un anno o più, guadagnavano quasi la metà annualmente, 15 anni dopo, rispetto ai giovani che erano in una condizione di normalità scolastica o lavorativa.
I fattori che sono alla base della disconnessione risultano più difficili da individuare rispetto alle sue desolanti traiettorie future.
I ragazzi non diventano emarginati di propria scelta: forse i problemi di salute di un genitore costringono un adolescente a lasciare la scuola per fornire assistenza a casa; forse i traumi prodotti da una famiglia abusante spingono un giovane all’interno del sistema della giustizia penale. Tuttavia, qualunque fattore abbia bloccato la loro vita, fornendo loro strumenti per riconsolidare le loro esistenze da giovani può salvarli da una vita di privazioni.
Migliorare le condizioni di vita nei quartieri degradati, destinare fondi a scuole periferiche frequentate da giovani poveri, sostenere attivamente studenti con disabilità e competenze linguistiche limitate, tutti questi fattori producono una rete di sicurezza che può mantenere saldi i giovani mentre si stanno formando.
Persino gli investimenti sociali nel trasporto pubblico e in altre infrastrutture sociali possono aiutare i giovani a iniziare la propria vita lavorativa vivendo in alloggi sicuri e potendo contare su un accesso non difficoltoso ai luoghi di lavoro. A loro volta, i benefici materiali di queste forme di sostegno tornano poi nelle casse pubbliche: quando raggiungono i 30 anni, i giovani ben inseriti contribuiscono in modo sostanziale al fisco.
Mentre molte discussioni pubbliche sulla politica giovanile si sono focalizzate sui primi anni dei percorsi di istruzione, ultimamente il MoA sostiene che la giovane età adulta è un altro momento cruciale nello sviluppo giovanile e rappresenta forse un'ultima opportunità per trasformare la vita di un ragazzo.
Secondo Kristen Lewis del MoA, coautore del rapporto, i responsabili politici devono riconoscere che un'infanzia segnata da difficoltà è un fattore cruciale per tanti problemi ma non una condanna all'ergastolo.
Anche se è stato dimostrato che gli investimenti nella prima infanzia hanno avuto il maggiore ritorno, questo studio dimostra che anche investire nei giovani "disconnessi" di oggi avrebbe anche un ritorno economico significativo. A parte la questione economica, questi giovani meritano aiuto e sostegno; la società ha fallito quando erano bambini, bambini in età prescolare o studenti delle scuole elementari e secondarie.
Secondo la studiosa "Dire che si possono aiutare o i bambini in età prescolare o nei primissimi anni discuola, oppure dare ai giovani opportunità è una scelta sbagliata. L'America è il paese più ricco della terra e può permettersi di fare entrambe le cose". Un'osservazione che dovrebbe valere per ogni paese di eguali possibilità, come anche il nostro.
Anche se il rapporto citato non punta a una specifica prescrizione politica, i dati mettono in chiaro quali siano i limiti e le barriere che penalizzano lo sviluppo dei giovani.
La lezione principale che se ne ricava è che l'interruzione dello sviluppo e l’isolamento sociale sono il prodotto di problemi interconnessi, i quali per essere affrontati richiedono forme molteplici di supporto sociale progettate ad hoc. Altrimenti, ignorare queste crepe nel sistema sociale, porterà al fatto che si allargheranno sempre di più.