È mezzanotte, sei a una festa a casa d’altri, circondato da ragazzi che conosci e da altri sconosciuti, con cui non hai nessun particolare legame personale. Ti alzi per andare a prendere una birra dal frigorifero e li vedi.
Dall'altra parte della stanza, una porta è socchiusa, vedi il tuo migliore amico sniffare una linea di una polvere bianca. Ti ci ha portato lui a questa festa.
Oppure, immaginiamo un ragazzo alle tre del mattino, in auto con i suoi amici, gli piacerebbe andare a casa, ma non vuole deluderli. Loro insistono perché lui stia fuori ancora un po' . Percepisce la loro delusione mentre prova a dire di essere stanco e che vorrebbe rientrare.
Oppure pensiamo a una ragazza quando il suo ragazzo la sminuisce dicendole di non essere abbastanza spinta e portata a pratiche meno tradizionali, fa pressione su di lei, le dice di “smetterla di essere così convenzionale”.
La pressione dei pari è radicata in fattori psicologici. L’instabilità emotiva - uno dei cinque tratti della personalità legati all'ansia, all'insicurezza, alla depressione e alla timidezza - impatta pesantemente sull'influenza sociale durante l'adolescenza e anche nel corso dell'età adulta.
Chi sperimenta intensi sentimenti di incertezza, ansia e gelosia, sarà più facilmente influenzabile da qualcuno che, al contrario esibisce, sicurezza e determinazione.
I fattori psicologici su cui un pari può far leva, dipendono da quanto siano forti quei limiti legati all’instabilità emotiva. Quanto più siamo in grado di accettare noi stessi, incluse quelle parti di noi che vorremmo cambiare o di cui non siamo tanto fieri, tanto più possiamo essere sicuri della nostra solidità interiore.
Per aiutare un ragazzo a non essere vulnerabile alla pressione dei pari, bisogna fargli capire che quando qualcuno lo vuole “mettere sotto”, è solo per sentirsi più grande, ma che questo di fatto non lo rende più “grande”. Occorre spronarlo a non fare quello che vogliono gli altri, ma essere quello che si sente di essere.
La pressione dei pari ha gioco facile con i giovani in via di sviluppo e impressionabili. Durante l'adolescenza, i ragazzi iniziano a guardare ai loro coetanei per ottenere approvazione o lode. Questo può portarli a un'influenza diretta nelle loro scelte e nelle azioni che intraprendono.
Durante l’adolescenza si costruiscono le reti sociali, è la fase della vita di un individuo in cui più forte è la predisposizione a connettersi con gli altri.
È importante saper porre confini e saper condurre senza influenze soffocanti la scoperta di sé.
Fissare dei confini con i pari è una cosa positiva. Stabilire ciò che è appropriato per sé e ciò che non lo è. È un modo di prendersi cura di sé, non significa essere egoisti. Un ragazzo deve sentirsi libero di poter dire a un compagno: “Non è che tu non mi piaccia, ma io è in quel posto che voglio andare, non dove vorresti portarmi tu".
Le esperienze di vita e la libertà di scelta sono paragonabili a una cena a buffet. Da ragazzi le persone hanno la possibilità di "assaggiare il mondo", ma potrebbero avere solo una possibilità di provare qualcosa.
"Potresti avere l’occasione di fare questo solo una volta, non la sprecare per compiacere gli altri" occorre dire a un ragazzo."Che cosa vuoi fare davvero? Cosa davvero vorresti provare? Senti giusto per te fare o non fare quella determinata cosa?"
Le persone diventano vittime della pressione dei colleghi a causa del loro desiderio di essere accettati.
È una cosa diversa da persona a persona, ma ha sempre a che fare con l'appartenenza, il desiderio di appartenere e di essere accettati. Nessuno vuole essere rifiutato o evitato o escluso perché non siamo fatti per questo. Siamo strutturati come una specie interdipendente, quindi aver a che fare con gli altri e saper mantenere al contempo la giusta distanza, diventa complicato.
Chiunque può essere suscettibile alle pressioni dei coetanei.
Ognuno viene influenzato da quelli che lo circondano. Sarebbe bello che la nostra autostima arrivasse da dentro di noi, in realtà si viene sicuramente influenzati da coloro che ci circondano, che siano la nostra famiglia, i nostri amici, i nostri compagni di classe.
Del resto, le persone che fanno pressioni sugli altri non ne sono sempre consapevoli e certo non si preoccupano dei danni psicologici che possono causare.
Quando qualcuno fa pressione sugli altri, spesso è solo per il proprio interesse, non si cura dell’interesse dell’altro. Questo ai ragazzi non sempre è subito evidente, come può essere invece per un adulto più strutturato. Certo, alcuni ragazzi più intelligenti e sensibili possono essere consapevoli dei danni che può causare la loro pressione, ma in genere probabilmente non è così.
L'amicizia è un fattore importante, quando si tratta di evitare conseguenze negative dalla pressione dei coetanei.
Un ragazzo passivo, esposto maggiormente alle pressioni del gruppo, se si sente circondato da amici, da altri ragazzi cui lui sta a cuore, può sentirsi meno vulnerabile ed esposto a cose che potrebbero arrecargli danni.
Non è facile resistere alla pressione dei coetanei, specialmente quando si sta lottando per adattarsi a loro, durante l'adolescenza.
Basti pensare a un ragazzo non molto sicuro di sé che si inserisce in una nuova scuola. È desideroso di fare amicizie, tende a dire sempre di "sì" a tutto. Vuole solo essere apprezzato. Vuole piacere a chiunque incontri, e con chiunque ancora non conosca, il suo obiettivo è quello di rendersi piacevole.
Questo atteggiamento può anche renderlo obiettivo di bullismo. Gli effetti della pressione dei pari e del desiderio di essere accettati, possono continuare a lungo nella vita di una persona. Cambiano le situazioni, costante resta invece l’accettare cose che non piacciono, per non deludere.
La pressione dei pari, per i ragazzi, non è pericolosa solo quando riguarda l'abuso di sostanze. Può costringerli a sperimentare cose con cui si sentono a disagio e che vorrebbe evitare. Può portare a danni interiori non facili da guarire.
Occorre far sì che un ragazzo divenga consapevole dei limiti che devono avere gli altri con cui si relaziona, e faccia in modo che i pari rispettino i confini che lui ha stabilito, per quanto vuole o non vuole fare o permettere loro.