Agli occhi di molti osservatori ed esperti del mondo adolescenziale, quali psicologi, educatori, insegnanti, risulta evidente come un numero sempre maggiore di ragazzi manifesti apatia e disinteresse nei confronti di quello che li circonda.
Vedendo come la gran parte degli adolescenti si dedichi quasi esclusivamente alle interazioni sui social media, si può quasi pensare che siano stati questi ultimi a produrre l’apatia che li contraddistingue.
In realtà, l’hanno solo favorita. Anche i social media, come quasi tutti i progressi tecnologici, hanno aspetti positivi e altri negativi.
Di buono, a carico dei social, si può ricordare che comunicano l’idea di esser parte di una comunità, offrono la possibilità di interagire in modo multi-mediale, di avere a disposizione uno spazio virtuale in cui condividere qualcosa che si ritiene importante, esporre e raccontare la propria identità attraverso foto e racconti.
Di non positivo, il fatto che i social creino un'illusione del coinvolgimento, producano un sovraccarico di informazioni non fondate, facciano perdere la distinzione tra cose e questioni di valore permanente e quelle semplicemente passeggere.
Basta pensare alle reazioni a qualche episodio di violenza e a tragedie accadute ad amici virtuali, che suscitano in genere una partecipazione momentanea, con rapidità si passa subito a prestare attenzione alla successiva fonte di “emozione”.
La pressione continua del “sensazionale” prodotto dai social può complicare nei giovani il fatto che l’empatia e l’attenzione agli altri diventino fattori stabili e duraturi.
Generalizzando, si può dire che l’apatia più diffusa sia una forma di noia, derivante dal vuoto di non aver nulla di cui doversi preoccupare o, al contrario, dal sentirsi obbligati a fare cose di cui non si ha preoccupazione alcuna.
Gli adulti dovrebbero riuscire a mostrare ai ragazzi come la noia possa essere affrontata come una sfida creativa, un tempo da sfruttare per stimolare motivazioni interiori per trovare ciò di cui davvero vale la pena di prendersi cura.
L'apatia è l'assenza di cura - di sé, degli altri, di uno scopo, di un significato, del futuro, di ciò che sta accadendo o non accadendo. Alla persona assolutamente apatica, non importa di nulla. Nei casi estremi può arrivare alla depressione, per questo una prolungata manifestazione di disinteresse deve suscitare l’attenzione e l’aiuto degli adulti.
L'apatia può essere colta anche da espressioni comuni usate dagli adolescenti, come: "Per me qualunque cosa va bene!" Frase che può essere un modo sintetico di dire: “Qualunque cosa accada non fa alcuna differenza per me!" È indice di un “investimento” nel non prendersi cura di niente.
L’interesse alle cose è facile da perdere e invece può essere difficile tornare a prendersi cura di qualcosa.
Occorre fare attenzione a quanto internet possa agevolare questo disinteresse. Oggi diventa molto difficile concentrarsi e impegnarsi su quanto conta davvero, quando un così grande “parco divertimenti” è a portata di un clic. Mentre l’impegno offline richiede uno sforzo attivo per rimanere preoccupati o coinvolti, l'intrattenimento online richiede solo attenzione passiva.
Internet offrendo una fuga tanto a portata di mano dalle preoccupazioni e dal prendersi cura di altri o di qualcosa, può minare l'impegno in ciò che altrimenti avrebbe importanza. Il virtuale in questo modo può legittimare l'apatia mettendo a disposizione un luogo in cui si può prestare molta attenzione, ma dove è richiesta pochissima responsabilità e cura per essere ammessi alle interazioni.
Un atteggiamento apatico non si lascia facilmente alle spalle, diventando adulti. Quindi un ragazzo ormai nella tarda adolescenza, andrebbe sollecitato a chiedersi: “Da grande voglio essere una persona passiva, che non si decide a nulla, o una persona che invece si spende per qualcosa in cui crede?”
Impegni obbligati, frustrazione, scoraggiamento, delusione, senso di perdita, dolore, traumi e senso di impotenza possono incoraggiare le persone a diventare apatiche. A dire: "Non me ne importa più niente". Può sembrare più facile rinunciare a prendersi cura di qualcosa in queste circostanze.
La cura richiede coraggio: rimanere attivamente impegnati e coinvolti in ciò che conta per se stessi, anche a rischio di sfinirsi o di ferirsi.
Bisogna far comprendere ai ragazzi che vi sono caduti, che l'apatia può proteggere ma non può portare soddisfazioni. A conti fatti, mentre dedicarsi a cose sbagliate può portare un giovane nei guai, è bene ricordare che anche non prendersi cura di nulla può essere rischioso.
Per questo motivo è bene per gli adulti prestare molta attenzione all'apatia adolescenziale, e intervenire tempestivamente per cercare di contrastarla o almeno mettervi un argine.