Esistono molte ragioni per preoccuparsi del nostro rapporto con la tecnologia, non ultima il modo in cui gli smartphone, e le loro app che funzionano come delle slot-machine, hanno agganciato tutti in modo così potente e accurato.
Grazie a questi tiranni in miniatura molti adulti hanno ridimensionato la loro capacità di attenzione (e le buone maniere) a quelle di un bambino e, come i prigionieri in libertà vigilata, sono fisicamente incapaci di muoversi senza che i loro dispositivi elettronici li controllino per tutto il tempo.
Quando sono gli adulti a comportarsi in questo modo è deprimente e strano, ma quando sono degli adolescenti a entrare in questa dimensione - non avendo conosciuto una realtà alternativa - il problema diventa una preoccupazione sociale.
Le più recenti ricerche in questo campo, mettono in guardia sul possibile rischio di un aumento di ansia e depressione negli adolescenti quando contraggono una vera e propria dipendenza dagli smartphone.
Recentemente diversi esperti di psicologia dell’adolescenza hanno affermato che esiste una potenziale correlazione tra la diffusione degli smartphone tra i cosiddetti iGens (nati tra il 1995 e il 2012) e l'aumento dei livelli di depressione giovanile. Si parla di ragazzi che trascorrono le vacanze "frequentando" online i loro amici, mentre a malapena lasciano la loro camera, per non parlare della casa.
Diversi sondaggi rilevano che oltre la metà degli adolescenti è cosciente di trascorrere troppo tempo online.
Di recente, accademici e ricercatori hanno sostenuto che le paure dell'influenza della tecnologia sul benessere degli adolescenti sono sopravvalutate e che la lettura scientifica a riguardo sia inconcludente.
In sostanza affermano che, mentre è vero che alcune ricerche suggeriscono che i giovani che segnalano un maggiore utilizzo dei social media mostrano livelli di benessere leggermente inferiori, la maggior parte di questi risultati siano inaffidabili e le loro conclusioni potrebbero essere solo poco più di un’imprecisione statistica.
Altri esperti osservano che, se si confrontano gli effetti dello smartphone con quelli del mangiare correttamente o meno, dormire o fumare, non gli arrivano nemmeno vicini per il potenziale pericolo.
Questo è vero, ma non significa che dovremmo lasciar perdere la tecnologia e i suoi effetti come se niente fosse. Forse val la pena di non esagerare sulle conseguenze della dipendenza dalla tecnologia degli adolescenti, né supporre che gli adolescenti siano un gruppo omogeneo che replica gli stessi comportamenti sui social media, tuttavia non è sbagliato diffidare di questa soggezione tanto diffusa ai dispositivi dell’interazione virtuale.
La sovraesposizione all’utilizzo degli smartphone minaccia di derubare gli adolescenti di un mondo interiore vitale, che richiede silenzio, solitudine, concentrazione per essere vissuto e sviluppato, e questa perdita è molto più difficile da misurare e valutare.
Oggi è più difficile per i giovani disconnettersi. Una cosa è sentirsi sfiniti per la competizione e per i conflitti di “gerarchia” e relazione sociale quando si è a scuola o in un contesto di socializzazione reale, un'altra cosa è tornare a casa, ritirarsi nella propria camera, accedere ai social media e scoprire che in realtà non c'è fine alla tua giornata di delusioni: perché non ti hanno invitato a quella festa, perché vedi che il ragazzo o la ragazza per cui sei infatuato sta flirtando con qualcun altro e per vedere che il bullismo che subisci si è semplicemente spostato online.
Come sostiene qualunque terapeuta, siamo ineluttabilmente modellati dai nostri anni d'infanzia e un adolescente che non ha modo di sfuggire al suo paradigma sociale, sia esso piacevole o negativo, è di fatto una persona che si trova in una condizione costantemente performativa, o per lo meno, o che si sta preparando al fatto che questo avvenga.
L'adolescenza per molti (se non tutti gli adolescenti) rappresenta anche un momento confusivo di confini incerti e di identità in competizione, un conflitto cui in certi momenti dovranno sottrarsi, per costruire difese interiori, per imparare a far fronte alle difficoltà e a “sopravvivervi”.
La sovraesposizione agli smartphone minaccia di derubare gli adolescenti di un indispensabile mondo interiore e questa perdita è molto più difficile da misurare attraverso gli studi.
L'essenziale la curiosità propria di quegli anni di sviluppo, quando non viene mai coltivata è difficile da ricostruire, come lo è la persona che non si è mai diventati o gli interessi che non sono riusciti ad evolversi perché si è trascorso tutto il proprio tempo libero impegnandosi soprattutto a interagire o addirittura a subire passivamente i contenuti di uno smartphone.
In considerazione di questo, si potrebbe arrivare a sostenere che a una generazione rischia che vengano negati i mezzi con cui scoprire la propria vera identità: chi si è, cosa si ama o non si ama, cosa fa sentire vivi.
Tutto ciò che è significativo per un ragazzo viene sostanzialmente messo a fuoco nello spazio di disconnessione dalla sfera sociale, mentre le cose insignificanti fluiscono ininterrottamente online, nelle infinite iterazioni.
Senza dubbio, il dibattito tra i ricercatori su un possibile legame tra l'ansia adolescenziale e gli smartphone si svilupperà ulteriormente, ma è difficile negare l'effetto trasformativo sulla società quando una sua parte così importante e significativa trascorre gli anni di sviluppo più sugli smartphone che al di fuori da questa dimensione, e non può nemmeno comprendere cosa fosse la realtà prima dell’avvento degli smartphone.
Forse, per ridimensionare questi possibili effetti, basterebbe dare priorità al "tempo da soli" come diritto di tutti, molto umano, tanto importante per gli adolescenti quanto lo è per i genitori sfiniti dalla loro giornata.
Gli adolescenti più di chiunque altro hanno bisogno di quel tempo cruciale trascorso in solitudine, in cui le emozioni vengono elaborate e il cervello si “spegne”. Un luogo dove andare quando il rumore del mondo diventa soverchiante o semplicemente si vuole scollegare per un momento il mondo da sé.