Gli adolescenti di oggi appartenevano già da prima dell’attuale emergenza a una generazione condizionata dalla distanza sociale a favore di una più virtuale, alimentata da un utilizzo continuo di smartphone e dispositivi di comunicazione digitale.
Nell’attuale situazione, a seguito delle regole sul distanziamento sociale, i ragazzi scoprono di conseguenza che i loro dispositivi sono un elemento di congiunzione e continuità con la precedente vita sociale che improvvisamente si è interrotta.
Le restrizioni fisiche rivelano il bisogno innato degli adolescenti di stare insieme, un fattore per loro necessario come l'acqua. Ora devono fare i conti con l’usuale flusso e alternanza di stati d'animo che solitamente vivono nell’arco di una giornata, in una condizione però diversa: senza amici e, peggio ancora, confinati con le stesse persone da cui desiderano scappare, i loro genitori.
Questa situazione potrebbe equivalere al peggior incubo di un adolescente.
La tecnologia sta in parte dimostrando che quasi tutto si può fare da casa e, a un adolescente, potrebbe suggerire l’illusione che possa fare tutto da solo.
Da quello che si sente nei racconti di questi giorni fatti da molti genitori, sembra che figli adolescenti stiano navigando attraverso stati d'animo che vanno dalla rabbia alla disperazione.
Questa esperienza, però, e questi adattamenti potrebbero apportare cambiamenti da tenere in considerazione anche in futuro, quando la normalità si sarà ristabilita?
Se il cervello dell'adolescente è incline a sentirsi immortale, ne consegue che gli adolescenti potrebbero essere particolarmente colpiti da una situazione sociale così carica di morte. Per gli adolescenti, la richiesta di rimanere a due metri di distanza e, soprattutto, di rimanere in casa per settimane, è una specie, se non proprio di morte, di grande depotenziamento.
Per loro è un po’ come sentirsi dire: "No, non puoi vedere i tuoi amici". "No, non puoi andare alle feste." “No, non puoi ancora essere adulto. Devi seguire le regole attuali per un tempo indefinito e rispettare le stesse regole che valgono per tuo fratello di sette anni''.
I ragazzi potrebbero vedere i genitori, e la nuova condizione in cui si trovano, come una sorta di personificazione della loro situazione di “prigionia” e, in un certo senso strano, anche del virus.
Genitori e limiti sono più facili da biasimare di qualcosa che non si può vedere. Non importa che i genitori siano le persone più interessate a loro e alla loro sicurezza.
Questo significa, nelle situazioni più difficili, che i genitori si trovano di fronte due antagonisti: il virus e i loro figli.
Questa realtà non ha sempre un facile lieto fine nella condizione di possibili attività in famiglia, come il partecipare insieme ad attività online, il preparare il pane a lievitazione naturale, e così via.
I ragazzi sono molto reattivi all’interesse nei loro confronti e, adeguatamente coinvolti e stimolati, possono risultare d’aiuto e iniziare a condividere con i loro genitori cose che consentano di raccontarsi e di mettere a confronto le loro diverse esperienze, come ad esempio vedere un film insieme per poi discuterne.
Essere genitori di un adolescente non è facile, anche nelle migliori circostanze. Si potrebbe dire che è una battaglia con soli perdenti, i genitori alla fine perdono il controllo sul futuro adulto dei figli, i ragazzi rifiutano le regole dei genitori e il legame una volta inestricabile, e perdono la sicurezza che ne deriva.
A un certo punto ottengono l'indipendenza e la loro relazione con i genitori si ridefinisce.
In questo momento, tuttavia, genitori e figli hanno l’occasione per una tranquilla convivenza. Con il passare del tempo, man mano che ognuno accetta la sfida della relazione con l'altro, soffrendo ognuno a suo modo dei limiti che l’isolamento impone, quello che accade sarà un’importante esperienza condivisa.
In futuro, quando tutto sarà passato, è probabile che guarderanno con gratitudine e rispetto gli uni agli altri, per quello che hanno affrontato insieme.