Il comportamento controproducente si verifica o quando una strategia immediata scelta per fronteggiare una difficoltà peggiora la situazione o quando, cedendo a qualche “tentazione”, una persona ripete una pratica sebbene dannosa.
Si possono fare facili esempi di scelte indirettamente autolesionistiche. Come quando si attinge a un credito pensando di poter poi saldare con facilità il debito accumulato, trovandosi però in pesanti difficoltà economiche, o come quando si ignorano ripetutamente multe e sanzioni fino ad essere raggiunti da un decreto di pignoramento, se non peggio.
Prima o poi, i costi delle scelte controproducenti, per quanto inizialmente “allettanti” possano risultare quando le si adotta, arrivano a investire chi le ha fatte in modo doloroso.
Il comportamento “autodistruttivo” non deve essere confuso con il modo in cui la maggior parte delle decisioni della vita possono avere risultati contrastanti: un bel lavoro può comportare di dover avere relazioni difficili con alcuni colleghi, un legame affettivo perfetto presenta però alcune grandi incompatibilità, una passione artistica può essere stressante da perseguire, e così via.
A qualsiasi età, il riconoscimento di comportamenti controproducenti porta alla luce una sorta di nemico dentro se stessi.
A questo punto la persona si trova a un bivio - tra la scelta di continuare ad adottare comportamenti controproducenti o di costruire alternative auto-potenzianti. Un ragazzo, arrivato a questo punto di scelta, può confrontarsi con se stesso e correggere la propria condotta dannosa, dicendosi: "Troverò un modo per smettere di farmi questo!". E può farlo indipendentemente dal suo gruppo di amici che continua a comportarsi in quel modo che lui vuole lasciarsi alle spalle.
Alcuni tipici comportamenti controproducenti in adolescenza
Sono tanti e tali questi comportamenti che non è facile darne un elenco esaustivo. Ad esempio: la ribellione, quando un giovane si dice: "Non farò quello che mi viene detto di fare, anche se poi mi troverò nei guai"; il conformarsi al gruppo fino a farsi del male, pur di appartenere; negare l’evidenza, come quando si prova qualcosa dicendosi che per una volta non può fare male; l’audacia: qualunque cosa accada, il rischio vale la pena di essere corso.
La fuga: giocherò piuttosto che impegnarmi in quel compito; la vendetta: "l’avrò, indipendentemente da quello che mi costerà; la disonestà: mentirò quando mi scopriranno a mentire; l’alcol: bere fregandosene di come poi ci si comporta; attaccamento: fare qualunque cosa per continuare ad essere amato; social media: la mia immagine online nasconde la mia vita offline.
L’autolesionismo: farsi del male per controllare il dolore; la gelosia: non ci sarà mai nessuno che mi amerà di più; l’abuso: Il maltrattamento è il trattamento che merito; il procrastinare: quello che ho rimandato si accumula con tutto il resto che devo ancora fare; la volontà: troverò il modo, qualunque esso sia; il nascondere: non dirò agli altri quanto sono infelice; barare: farò pensare agli altri che io sappia più di quello che realmente so.
La vittoria: preferirei perdere un amico piuttosto che una competizione; la brama: devo fare o avere quello che è un male per me; bullismo: preferisco essere temuto piuttosto che apprezzato; la punizione: pagherò per i miei errori; la timidezza: più resto zitto, più difficile diventa poi parlare; l’aiuto: anche salvato dalle conseguenze di un errore, non smetterò di compierlo ancora; la noia: "non sapendo cosa fare, non farò nulla; sabotaggio: per compiacere gli altri, prenderò degli impegni che so di non poter mantenere.
La dipendenza: lo sballo vale il danno; colpire: non perdonerò e lascerò che i miei sentimenti negativi crescano; depressione : più mi scoraggio, più smetto di provarci; paura: più mi preoccupo del pericolo, più mi spavento; rabbia: più persisto nell'avere torto, più mi arrabbio; pessimismo: le cose non funzionano mai per me, quindi non mi aspetto che possa accadere; inferiorità: non sono bravo in questa cosa, quindi non ci proverò nemmeno.
Senso di impotenza: non c'è niente che io possa farci, quindi non faccio nulla; abitudine: continuo a fare ciò che mi è familiare quando mi fa del male; tentazione: so cosa è giusto, ma non posso resistere al fatto di sbagliare; inganno : più inganno gli altri, meno mi credono; colpa: più biasimo gli altri, più mi sento vittima; eccesso: solo con il troppo si sente abbastanza; diffidenza: allontano le persone prima che mi lascino;
Correggere l'auto-sconfitta
L'opportunità di ricorrere a convinzioni e comportamenti controproducenti è presente in ogni esempio fatto sopra. Un giovane può diventare complice della propria infelicità pensando e agendo per peggiorare le cose. E questa complicità continua fino a quando gli adolescenti non assumono più responsabilità.
Questo di solito richiede la capacità di affrontare il danno che stanno facendo a se stessi; di identificare le motivazioni che portano ad agire in quel modo; di calcolare i costi personali; di ammettere la perdita derivante dal cambiamento; di decidere di correggere l'errore dei propri modi di agire; di elaborare un piano d'azione positivo per riuscire a farlo; di mettere in pratica questa alternativa costruttiva; di riconoscere i buoni sforzi fatti e i migliori risultati raggiunti; di essere pazienti con se stessi per non aver corretto tutto prima.
La cosa positiva della complicità nell'auto-sconfitta è che la persona mantiene un certo potere di scelta sulle conseguenze. Quindi, ad esempio, una dodicenne che si sente socialmente sradicata dal divorzio dei genitori e che ha iniziato una nuova scuola, inizia ad adottare comportamenti controproducenti. "Ti farò vedere! Farò quello che devo fare, ma non mi piacerà nessuno dei miei nuovi insegnanti, non farò amicizia, non parteciperò ad alcuna attività e sarò davvero infelice!” Ribellandosi contro il proprio interesse personale, è decisa a punire i suoi genitori punendo se stessa.
Con comprensione, i suoi genitori le dicono: “Questa è una tua scelta fatta con rabbia, e noi la rispettiamo. Spetta a te. Ma se dovessi mai cambiare idea e rendere la tua nuova scuola una scuola divertente, devi sapere che siamo qui per aiutarti. Nel frattempo, accetteremo ogni infelicità che vuoi condividere."
Perché la scelta per il cambiamento è difficile
La scelta di cambiare può essere insufficiente per cambiare davvero comportamento. Le buone intenzioni non sono sufficienti. Una volta diventato ripetitivo, il comportamento autolesionista può diventare difficile da rimuovere. "So che non dovrei mangiare così tanto cibo spazzatura quando sono stanco, e vorrei poter smettere, ma alla fine mi sono abituato a prendermi cura di me stesso in questo modo. Quello che vorrei fare di diverso non può competere con ciò che sono abituato a fare quando ne ho voglia".
Crescendo, i giovani affrontano spesso questa dura realtà: continuano a fare ciò che non vogliono perché il potere dell’abitudine supera la risoluzione al cambiamento. Perché? Occorre considerare le abitudini, quei modelli ripetitivi di processo decisionale che possono sembrare automatici e sembrano bypassare il pensiero cosciente o deliberato quando si verificano. "Mi comporto in questo modo senza pensarci."
Creature abitudinarie, le persone possono facilmente diventare prigioniere delle loro abitudini, alcune per il bene, altre no. La correzione del corso in questi casi autodistruttivi richiede uno sforzo costante nel tempo, per modificare un comportamento. Rinunciare al vecchio deve essere legato alla pratica del nuovo. Non esiste un modo semplice per farlo. Quindi, bisogna non sottovalutare il potere del comportamento autolesionista.
A titolo di esempio, prendiamo in considerazione un tipo di comportamento autolesionista - la dipendenza da sostanze - e come potrebbe essere instaurata una condotta di auto-miglioramento.
Dipendenza da sostanze
Uno dei più potenti comportamenti autodistruttivi è la dipendenza: uno stato fisico e psicologico in cui i giovani diventano disperatamente dipendenti da una sostanza autodistruttiva per sopravvivere. Negazione, abitudine, brama, costrizione e ritiro sociale possono rendere molto difficile smettere di assumere droga. Gli adolescenti crescono in un mondo pieno di droga, quindi possono verificarsi esposizione, sperimentazione e un cadere in trappola “avvincente”.
I costi dell'auto-sconfitta per droga diventano sempre più evidenti: il coinvolgimento con il lavoro scolastico diminuisce, la comunicazione disonesta corrompe il rapporto con i genitori, aumenta il comportamento sociale scorretto e la salute può essere compromessa. Nella maggior parte dei casi, i genitori devono intervenire e aiutare ad affrontare una dipendenza giovanile perché è troppo difficile per il giovane ammetterlo e annullare il comportamento da solo.
Per districarsi da un radicato comportamento autolesionistico come la dipendenza, di solito è necessario un aiuto. A volte questo ha la forma di un time-out di trattamento terapeutico per valutare dolorosamente ciò che sta accadendo, a volte impegnandosi in programmi di disintossicazione assistita.
Uno dei grandi costi di un comportamento autodistruttivo prolungato può essere un abbassamento dell’autostima: "Odio il modo in cui continuo a fare questo". È facile per il comportamento autolesionista portare all'auto-colpa, picchiandosi per continuare una pratica che fa più male che bene. "Per stare meglio, finisco per peggiorare le cose!" E ora la colpa di se stessi può diventare un altro atto di auto-sconfitta perché non si trovano alternative costruttive incoraggianti da offrire.
Deve essere prestata attenzione
I genitori devono prestare attenzione quando il loro adolescente sembra essere coinvolto in un comportamento autolesionistico significativo perché questo può ledere e arrestare la crescita degli adolescenti. Se lo vedono, devono parlarne - non con critiche, ma con preoccupazione.
E se il giovane si sente o appare bloccato, i genitori potrebbero prendere in considerazione la possibilità di ricevere un aiuto di consulenza perché, se lasciato “incustodito”, un comportamento autolesionista può causare molti e pericolosi danni.