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Le conclusioni degli studi più recenti sulla forma fisica dei ragazzi sono tutte concordi, sia che provengano dal Belgio, dalla Francia, dall'Australia o dagli Stati Uniti: i giovani oggi hanno una condizione fisica meno buona rispetto al passato.

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Un dato lo riassume meglio di qualsiasi lungo discorso: nel 1971, i ragazzi dai nove ai sedici anni impiegavano in media tre minuti per correre 600 metri. Oggi impiegano un minuto in più.

Un peggioramento molto preoccupante dovuto a stili di vita e abitudini che sono molto cambiati nel tempo. Il timore è che, nel prossimo futuro, questa condizione non acceleri ulteriormente in senso negativo, a causa, in particolare, delle ripercussioni della sospensione delle attività motorie e sportive dovute al coronavirus, che sta riguardando la gran parte delle discipline sportive.

Sono naturalmente comprensibili i timori e la necessità di osservare rigide regole sanitarie per contenere l’epidemia. Tuttavia, è triste osservare come lo sport professionistico continui le sue attività quasi normalmente, mentre quello amatoriale è soggetto a vincoli che lo rendono in molti casi impraticabile.

Oltre alle conseguenze sul piano fisico, nel caso dei bambini e degli adolescenti andrebbe considerato con maggiore sensibilità l’impatto psicologico di non poter vivere attività per loro tanto necessarie e indispensabili.

Si vedono sempre di più eventi sportivi, dal calcio, al ciclismo, alle maratone, e così via, consentiti a un numero ridotto di professionisti che si impegnano per motivi più di ordine economico e di spettacolo, che non sportivo.

I giovani, come detto sopra, già non hanno oggi mediamente una grande forma fisica. Molti di loro poi non praticano regolarmente attività sportive, sono in sovrappeso e non hanno un regime alimentare sano.

Nelle famiglie benestanti il ​​problema è meno rilevante. Le famiglie con maggiori mezzi economici iscrivono i figli alle palestre, ai corsi di nuoto, di calcio, e così via. Si preoccupano della qualità del loro cibo. Si assicurano inoltre che non rimangano troppo a lungo davanti agli schermi e che di notte dormano a sufficienza.

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All’opposto, si notano sempre più bambini e adolescenti lasciati a se stessi, all’interno di ambienti difficili, senza stimoli salutari. Partecipano meno alle attività extrascolastiche. Spesso hanno diete non equilibrate e passano ore a guardare la TV o giocare ai videogiochi.

Naturalmente, non si può generalizzare, caso per caso si troveranno ovviamente molti controesempi ed eccezioni, anche nei contesti più difficili e precari. Ma il dato di osservazione e l’impressione complessiva resta.

Tutti coloro che lavorano a contatto con ragazzi di classi disagiate sanno bene in quale deplorevole stato di salute e fisico molti di loro si trovino: sovrappeso, scarsa coordinazione, mancanza di forze, tabagismo, e così via.

Gli esperti evocano persino lo spettro di una forma di analfabetismo motorio che sta colpendo molto duramente questo segmento della popolazione. Non ce ne rendiamo ancora conto molto bene, ma sembra si stia assistendo a un cambiamento storico. In passato, i bambini poveri erano quelli più attivi e in forma, rispetto agli altri delle classi più agiate.

Ora sembra di constatare il contrario, come se anche sport stesse ricreando le vecchie barriere di classe. Poche cose sono così dannose come questa impossibilità di sviluppare comportamenti sani, la quale impatta pesantemente sul piano fisico e psicologico dei giovani.


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