La povertà infantile è ancora oggi definita di solito sulla base della povertà dei genitori, e la misura più utilizzata è quella della "povertà economica". Da questo punto di vista, un "bambino povero" vive in una famiglia in cui il reddito complessivo è al di sotto di una soglia di povertà, determinata in relazione alla distribuzione dei livelli di reddito.
Un'altra misura della povertà è quella della “povertà nelle condizioni di vita”. Una famiglia è considerata povera, da questo punto di vista, se non è in grado di far fronte a una serie di bisogni e necessità legate alla vita quotidiana.
Bisogni socio-emotivi
Come l'indicatore di povertà finanziaria, l'indicatore di povertà nelle condizioni di vita è costruito sulla base della famiglia, e non sulla base dei figli, e non tiene conto delle differenziazioni esistenti all'interno della famiglia (tra genitori, tra fratelli) o di specifici bisogni dei bambini.
Gli esperti citano in particolare la necessità di una dieta di qualità che partecipi allo sviluppo del cervello, responsabile tra l'altro della regolazione delle emozioni e dello sviluppo cognitivo. I bambini che affrontano la fame cronica sono più vulnerabili allo sviluppo di problemi comportamentali (ansia, aggressività, impulsività, disattenzione), con implicazioni per l'apprendimento e il successo scolastico.
Lo sviluppo del bambino richiede anche un ambiente sicuro in cui i suoi genitori possano essere disponibili per soddisfare i suoi bisogni socio-emotivi. Tuttavia, lo stress genitoriale e lo stress dei bambini sono più rilevanti nelle famiglie che vivono in un contesto di povertà rispetto ad altre, con possibili ripercussioni sulla qualità dei legami genitore-figlio, fattore protettivo decisivo per lo sviluppo socio-emotivo e cognitivo del bambino.
I livelli di povertà finanziaria stanno pesantemente peggiorando in questo periodo di crisi. La preoccupazione ulteriore è che l'aumento della disoccupazione alimenterà la povertà, soprattutto in relazione ai lavori a bassa qualificazione.
I livelli di povertà stanno crescendo e i poveri sono diventati ancora più poveri (aumento della spesa, difficoltà nel ricevere i sussidi, interruzione o perdita del lavoro, e così via) e sono in situazioni precarie.
Si può parlare di “nuovi poveri della pandemia". Questo include tutti coloro che non hanno potuto beneficiare di sussidi e cassa integrazione: persone con contratti precari, contratti a tempo determinato, lavoratori temporanei, in libertà vigilata, nonché lavoratori stagionali, lavoratori irregolari.
Vulnerabilità future
Oltre all'aumento della povertà, altri studi recenti indicano una maggiore vulnerabilità di questo segmento della società, che in definitiva è più esposto al virus di altri.
Le persone più povere vivono più spesso in alloggi sovraffollati. Queste stesse persone hanno vissuto i periodi di confinamento in modo più critico, a causa della mancanza di accesso a uno spazio esterno privato e delle dimensioni degli alloggi.
Hanno avuto inoltre maggiori difficoltà a comunicare durante l’isolamento a causa della mancanza di dispositivi informatici e anche a causa di una condizione di “analfabetismo informatico”, che potrebbe aver accentuato isolamento sociale e solitudine, fattori di vulnerabilità per la salute fisica e mentale.
I dati statistici evidenziano, in sostanza, l'aumento del numero di persone povere e l'esacerbazione delle loro difficoltà pre-pandemiche. Ovviamente, i bambini e i giovani che vivono in queste famiglie povere sono e saranno colpiti dalle difficoltà vissute dai loro genitori (maggiori rischi di contagio, accesso più limitato alla scuola a distanza, perdita di occupazione e risorse finanziarie...), fonti di stress e di una minore disponibilità educativa.
Tensioni familiari
La vita quotidiana in alloggi sovraffollati crea una mancanza di privacy per le persone, con pochi momenti condivisi e una vita relazionale impoverita. La mancanza di privacy è un problema anche per i ragazzi, che hanno difficoltà a isolarsi per completare i compiti o dormire.
Avere pochi soldi li costringe ad adattare i loro consumi: acquisti misurati, riduzione del cibo di qualità, e così via. Tutto questo crea tensione e peggioramento dei rapporti tra i membri della famiglia. In un periodo in cui il lavoro, comprese le attività non dichiarate, è in sofferenza, in cui molte persone già povere non hanno potuto beneficiare di sostegni finanziari o cassa integrazione, non sorprende vedere le loro difficoltà peggiorare e i conflitti intra-familiari intensificarsi.
L'aumento della violenza domestica espone così i bambini a situazioni di rischio per il loro benessere fisico e psicologico e per il loro sviluppo a lungo termine. Si vedono ovunque le falle del sistema scolastico per questi ragazzi che hanno difficoltà a seguire il percorso scolastico a distanza per la mancanza di apparecchiature informatiche, di spazi adeguati o per l'assenza di persone in grado di aiutarli, con il rischio di ampliare le disuguaglianze.
I poveri, adulti e bambini, oltre ad essere i più esposti e più vulnerabili alla pandemia, stanno affrontando forme di povertà ancora più aspre, senza avere la garanzia, ad oggi, di beneficiare di un maggiore sostegno sociale. Una politica di programmazione per la ripresa dovrà mettere al centro i loro bisogni, per non aumentare ancora di più le già drammatiche disuguaglianze sociali.