Il doversi orientare nella vita è fonte di notevole stress per i giovani. Spesso è un momento di difficoltà che si produce alla fine della scuola superiore ma, in genere, va ben oltre questo termine.
Secondo indagini fatte in ambito anche europeo, riguarderebbe i due terzi dei giovani dai 18 ai 25 anni.
Nonostante lo stress sembri aumentare con l'avvicinarsi dell'ultimo anno, gli studenti delle superiori manifestano anche da prima le loro difficoltà di fronte alle scelte per il futuro.
Sebbene in molti istituti scolastici, anche attraverso organizzazioni esterne, siano stati messi in atto molti sistemi per aiutare gli studenti a costruire la loro carriera, questi percorsi riguardano in generale i temi della formazione o della scelta professionale.
Spesso si trascura la specificità del tempo in cui cadono queste scadenze, la tarda adolescenza, che condiziona il modo di considerare i progetti futuri.
Orientamento, un passo importante verso l'età adulta
La scelta di seguire incontri di orientamento segna spesso una delle prime assunzioni di responsabilità degli adolescenti. Associato allo sviluppo della loro autonomia, questo momento implica un allontanamento dai genitori, e quindi la perdita della loro protezione. Le apprensioni per il futuro sono ancora più forti quando gli studenti si sentono impotenti di fronte alla complessità dei corsi e delle procedure o hanno un livello di preparazione troppo basso.
La preoccupazione può mescolarsi a un sentimento di rabbia o fastidio rivolto agli adulti.
Sebbene le scelte di orientamento siano meno dipendenti rispetto a prima dalle tradizioni sociali e familiari, attraverso di esse gli adolescenti si posizionano spesso in continuità con i desideri e le aspirazioni dei genitori. “Essere preso”, “essere rifiutato”, “sapere se mi vogliono” sono tutte espressioni che i giovani usano per esprimere le loro preoccupazioni.
Di conseguenza, le scelte di orientamento comportano la costruzione dell'immagine di sé su più livelli. Innanzitutto, il loro programma riflette l'idea che gli adolescenti hanno di se stessi in base, in particolare, alla loro fiducia, alle loro caratteristiche sociali e personali.
Gli esperti del tema spiegano che a volte i giovani ridefiniscono la loro rappresentazione di se stessi in base alle risposte che ricevono dagli orientatori prima e dal mondo del lavoro poi. Non solo rafforzano o indeboliscono la fiducia in se stessi, ma consolidano o, al contrario, mettono in discussione la loro identità, poiché attraverso quelle risposte la società esprime un giudizio sull'adeguatezza della loro personalità al contesto verso cui hanno fatto domanda.
L'elaborazione di un progetto di orientamento, chiariscono i counselor, è infatti assimilabile a quella di un “progetto di identità”. Attraverso di esso il giovane cerca di identificare i suoi desideri, di affermarli, di farli riconoscere. Il progetto gli permette così avere conferme evocando i suoi sogni, i suoi ideali, i suoi desideri, ma anche i suoi limiti.
Si trova soggetto al riconoscimento sociale, attraverso la valutazione cui aderisce.
In altri termini, mentre il progetto rappresenta per l'adolescente un'occasione per esprimersi a suo favore affermando come desidera posizionarsi nella vita collettiva, la convalida o le perplessità per il settore richiesto sostengono o, al contrario, respingono questo tentativo di affermare se stesso come persona.
Tuttavia, spiegano gli esperti, non tutte le forme di stress sono uguali. Alcune riguardano più il timore di non avere informazioni sui percorsi esistenti, sulle aperture o sulla fattibilità di un'attività professionale. Queste preoccupazioni, in genere, sono più significative tra gli studenti provenienti da contesti sociali svantaggiati. Incentrate sulle aspettative sociali, sono dovute spesso alla mancanza di verifiche di realtà esterne.
Mescolata a queste preoccupazioni c'è una ricerca di punti di riferimento interni minata nell'adolescenza con trasformazioni fisiche e psicologiche. Da questo punto di vista, lo stress da orientamento potrebbe essere ridefinito come ansia, legata al rischio di perdere l'amore e la stima della propria famiglia per non essere all'altezza delle aspettative, l’ansia di fronte alla responsabilità di affermare i propri desideri di fronte alle esigenze sociali. L’ansia di non aver ancora definito completamente la propria identità.
Alcune situazioni amplificano questa ansia di identità, come nel caso in cui gli adolescenti siano più fragili psichicamente. Allo stesso modo, gli alunni già in difficoltà a scuola, non riescono a sentirsi riconosciuti quando dichiarano i loro progetti, al punto che alcuni di loro arrivano a pensare di non avere futuro o di essere dei buoni a nulla.
Questa ansia può essere particolarmente opprimente per i ragazzi provenienti da contesti sociali svantaggiati che si sentono di fronte a un futuro senza speranza, ma anche forte negli alunni provenienti da contesti sociali privilegiati che sono soggetti a pressioni impegnative. Infine, può essere alimentata dall'attribuzione a uno stigma sociale, culturale o sanitario, che sottopone gli adolescenti a progetti che non sentono, espropriandoli del loro futuro.
Insita nel processo adolescenziale, l'ansia della scelta del futuro è particolarmente forte quando sorgono preoccupazioni ambientali, sociali o geopolitiche, che rendono difficile la proiezione nel futuro, e quindi, i sogni della giovinezza. Ma i sogni sono fondamentali nell'adolescenza, spiegano gli psicologi. Fornendo uno spazio protetto, permettono allo stesso tempo di crescere e immaginare un modo per presentarsi agli altri prima di affrontare l'incontro con la realtà.
Il requisito della competenza incoraggia lo sviluppo di abilità scolastiche, professionali e sociali, ma non basta un “buon orientamento” per assicurarsi il futuro.
In sostanza, sottolineano gli esperti, non bisogna sottovalutare o addirittura trascurare il travaglio intimo degli adolescenti, in quanto si rischia di non considerarli attraverso la loro storia personale, ma come soggetti da indirizzare in modo troppo freddo e direttivo a una possibile carriera.