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Federica aveva diciassette anni quando è stata accolta dal nostro Centro. Mi è stata segnalata dal responsabile, Alberto Dal Pozzo, che ha individuato nella giovane il bisogno di confrontarsi con me sulla elaborazione di un percorso di counseling orientativo. In quella fase Federica stava attraversando un momento di grave difficoltà personale.

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La sua è una famiglia con buone possibilità economiche, senza particolari problemi. I genitori svolgono lavori impiegatizi di elevata specializzazione; i suoi due fratelli maggiori hanno ottenuto brillanti risultati scolastici e professionali: uno si sta per laureare al Politecnico, l’altro lavora già in uno studio di avvocati e si è avviato senza problemi su una strada di affermazione professionale e personale. La sofferenza interiore e psicologica di Federica risente sicuramente anche del confronto e della inevitabile competizione con l’immagine dei fratelli, che sono l’orgoglio dei genitori.

Durante un periodo di grande sofferenza psicologica Federica è stata presa in carico dall’Uonpia, che è poi l’ente che l’ha segnalata al nostro Centro. Ente che rimarrà un punto di riferimento nel tempo per le cure. Lo stato di Federica preoccupa da tempo i genitori che si sentono inadeguati di fronte al problema.

Lei si presenta in modo originale, per come si veste e si esprime. Sta facendo il liceo scientifico; quando l’ho conosciuta era in un momento di crisi, non riusciva più a seguire le lezioni e desiderava prendersi un periodo di pausa, una specie di anno sabbatico dalla scuola, per fare altro che potesse alleggerire la sua sofferenza e il suo senso di costante inadeguatezza. Dal punto di vista dell’apprendimento, da poco le è stato diagnosticato un lieve disturbo. Riconoscimento medico che ha sollevato Federica anche se lei avrebbe desiderato che accadesse molto prima, perché già dalla scuola elementare sentiva che qualcosa in lei non andava. Nonostante i suoi sforzi costanti nello studio non riusciva mai a raggiungere risultati proporzionali all’impegno. Così ha potuto finalmente sentirsi riconosciuta e aiutata con alcune agevolazioni per lei necessarie. Lo è stato anche in famiglia, in quanto prima le veniva spesso ripetuto che cercava scuse per non impegnarsi abbastanza e per giustificare voti non sufficienti per i genitori.

Il primo bisogno che emerge dall’incontro orientativo è quello di fare il punto della situazione. Capire se deve o meno abbandonare la scuola, quale strada alternativa tentare. La famiglia, ovviamente, all'inizio era abbastanza delusa da questo proposito di rinuncia, sicuramente si aspettavano di più da lei, avendo avuto altri due figli così brillanti.

A casa si crea una situazione conflittuale, fatta di silenzi e incomprensioni. Pochissima comunicazione vera tra lei e i genitori e anche tra lei e i fratelli. Uno di loro vive ancora in casa ma tra lui e Federica non ci sono praticamente scambi; l’altro si è da poco trasferito a casa della compagna e si vede solo occasionalmente con i familiari. La famiglia è sempre stata coinvolta; si è resa disponibile nei vari incontri con le diverse figure operative del nostro centro che seguono Federica.

Durante i nostri incontri chiedo a Federica di avere pazienza e di non abbandonare subito la scuola in attesa di mettere a fuoco, con l’orientamento, un progetto e un percorso alternativo a quello scolastico. Ho bisogno di capire meglio la natura delle sue difficoltà. Federica comprende e segue il consiglio. Ogni giorno dopo l’orario scolastico va a studiare presso un dopo scuola per non restare a casa. Tenta, ci prova, ma i compiti in classe vanno male, tutti risultano sotto la sufficienza.

Arrivati a Natale, di fronte alla sua continua sofferenza e difficoltà, viene presa la decisione di interrompere il percorso scolastico. L’idea della ragazza in quel momento, dicembre 2023, è quella non di un abbandono ma di una sospensione, in attesa di riprendere la stessa scuola l’anno successivo, ripetendo l’anno. Sempre il liceo scientifico. Al momento le propongo di non pensarci e di riconsiderare la scelta in primavera.

Nella parte di autobiografia narrativa, Federica dimostra piacere e generosità nello scrivere di sé. Le sue capacità di concentrazione, attenzione e comprensione delle richieste sono ottime. Dal punto di visto dei contenuti, dimostra creatività e buone capacità letterarie. Nel racconto delle proprie esperienze scolastiche pregresse colpisce l’assenza di soddisfazioni, di successi e di riconoscimenti. Descrive un suo vissuto del percorso scolastico come fallimentare, il che l’avrebbe, quasi da sempre, fatta sentire non in grado non all’altezza. La riflessione e l’osservazione degli esiti dei vari strumenti utilizzati ci confermano le attitudini di cui sopra e mettono in evidenza i bisogni di Federica di una maggiore stabilità riguardo alla sfera emotiva e relazionale. La scarsa autostima emersa sarà un elemento importante nella scelta delle attività. Queste ultime dovranno avere lo scopo di permettere a Federica di acquisire maggiore fiducia in sé. Il mio compito è quello di farla emergere attraverso l’elaborazione di una scelta condivisa e consapevole al fine di impegnare il proprio tempo in un’attività soddisfacente e che le permetta di sentirsi adeguata e capace “nel posto giusto al momento giusto”.

Nel corso dei nostri incontri emerge l’interesse di Federica per l’informatica e per tutte le attività di natura tecnica che si collegano al mondo dei computer, della rete, dei dispositivi tecnologici. A questo si associa la sua grande sensibilità nei confronti delle persone svantaggiate, degli anziani, di chi fatica a essere autosufficiente. Mettendo insieme queste due cose, e considerando il suo grande bisogno di relazione e di stare in un contesto piacevole e accogliente, abbiamo pensato di proporle un’esperienza presso un centro anziani di un quartiere vicino. Un luogo molto particolare, dove uomini e donne in pensione si incontrano per parlare, fare giochi da tavolo, commentare un fatto di cronaca o di politica. Non manca qualcuno con il deambulatore o in carrozzina. I responsabili del centro hanno organizzato un corso di alfabetizzazione informatica e si interessano subito alla possibilità di avere una volontaria come Federica, vista la sua passione per la tecnologia.

Affido a uno dei nostri tutor il compito di verificare a fondo le possibilità e i contenuti di questa collaborazione e di predisporre la necessaria documentazione per il suo avvio. Il Tutor seguirà Federica passo dopo passo durante tutta l’esperienza di tirocinio. Peraltro, casualmente, una delle volontarie che operano al centro conosce Arimo e le sue attività. Questo facilita le cose, in poco tempo l’attività di Federica viene definita e predisposta dal tutor e la ragazza inizia il suo lavoro da volontaria al centro, che sta tuttora proseguendo. Una partecipazione convinta. L’impegno è per la mattina, nel corso della quale Federica aiuta gli iscritti al corso a comprendere la logica di funzionamento di un computer, di un foglio di calcolo, di word, come ci si muove in internet, i social, e così via. Alcuni dei frequentatori del centro, grazie al suo supporto, hanno già aperto un profilo Facebook o Instagram.

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Federica è di grande aiuto, ci informa il tutor, i responsabili del centro sono contenti della loro nuova volontaria e, dopo i primi due mesi, ha rinnovato il contratto di collaborazione.

Federica in passato faceva atletica. Corsa e salto in alto. Discipline molto impegnative dalle quali la depressione l’aveva allontanata. L’ex allenatore a dicembre l’ha contattata per chiederle se volesse riprendere a esercitarsi, e Federica ha accettato. Sono tre, quattro pomeriggi alla settimana, allenamenti duri. Federica era inattiva da molto tempo. Il fatto che abbia deciso di riprendere a allenarsi, quasi tutti i giorni della settimana, oltre alle gare durante alcuni week end, mette in evidenza la grande capacità d’impegno e la determinazione a trovare la propria strada e a uscire dalla stasi in cui si era venuta a trovare.

A un certo punto, durante uno dei colloqui di verifica con il nostro tutor, Federica ha espresso il desiderio di cambiare scuola. Le ha quindi consigliato di tornare nel setting orientativo. Abbiamo organizzato insieme un incontro con Federica per una restituzione condivisa del percorso in atto. Con lei abbiamo poi ripreso, con   qualche incontro, il nostro percorso orientativo nel corso del quale mi ha ribadito la sua soddisfazione per il percorso che stava facendo. Questo periodo di attività vissute positivamente le ha permesso di ripensare con maggiore consapevolezza e senso di realtà alla fatica eccessiva che le richiede un percorso liceale.  Il pensiero di un’altra scuola era stato già condiviso con la madre e insieme a lei aveva fatto una ricerca di possibili istituti.

La scelta è caduta su un istituto tecnico con un indirizzo di informatica, meno impegnativo dal punto di vista delle materie teoriche rispetto al liceo ma in grado di stimolare e soddisfare la sua intelligenza e la sua attitudine alle cose pratiche in ambito tecnologico.

Federica è una ragazza che in matematica se la cava e sa leggere e comprendere bene le istruzioni di funzionamento di un computer o di installazione di una rete. Si è subito attivata e ha trovato un Istituto tecnico pronto ad accoglierla a settembre. Federica vorrebbe iniziare da subito a prepararsi, per poi avere tempo durante l’estate per lavorare e guadagnare qualche soldo e per fare anche un po’ di vacanza.

Dopo un breve inizio, bisognerà porre subito l’attenzione ai suoi primi rimandi per capire insieme a lei se il nuovo ambiente scolastico sia in grado di tenere conto del suo vissuto pregresso.

Federica sta già pensando a un eventuale formazione post diploma, di sicuro non universitaria, che potrà tenere conto delle sue numerose potenzialità elencate prima oltre a quella intuitiva, a suo agio con la tecnologia e desiderosa di conoscere i dispositivi di ultima generazione.  

Per quello che lei riporta, sotto il profilo psicologico, Federica mi racconta di avere ancora dei momenti down, si aiuta con i farmaci e si consulta con un neuropsichiatra. Ha anche ripreso un percorso di psicoterapia. È una delle tante ragazze e dei tanti ragazzi che hanno risentito dell’isolamento del covid, di dovere studiare a casa, separati dal resto del mondo. Le sue difficoltà venivano sottovalutate e trascurate in famiglia, come se esagerasse o fingesse, e questo ha prodotto ulteriore sofferenza in lei. Colpisce sentire Federica confidare con molta trasparenza che una delle sue difficoltà quasi quotidiane è quella di affrontare la vita. Non di affrontare la scuola o gli impegni, ma proprio di vivere.

Nonostante questo si spinge a fare tutto quello in cui si sta impegnando. Il lavoro con gli anziani, l’atletica. Per i genitori è un grande impegno quello di sostenerla, devono informarsi, parlare con gli esperti che la seguono, comprendere i suoi stati d’animo ed esserle vicini - tutto quello che in passato non hanno fatto. Da parte nostra ci impegniamo a renderli sempre più consapevoli dei bisogni di Federica e a sostenerli in questo duro compito per loro. L’alternativa che abbiamo trovato per lei dopo l’interruzione scolastica ha tranquillizzato anche la famiglia.

È stata una precisa richiesta di Federica quella di essere occupata tutti i giorni e per così tante ore, perché aver sempre da fare, senza momenti di vuoto, vuole dire per lei lasciare meno spazio ai pensieri ansiogeni.

Infatti, le sue giornate sono piene. Al centro anziani inizia presto la mattina e resta fino al primo pomeriggio. Poi va ad allenarsi. Tutti i pomeriggi. Nonostante questo, Federica riconosce di essere ancora sofferente. Ma la cosa importante è che questa ragazza si è fidata degli adulti con cui è entrata in relazione. Aveva molto bisogno di impegnarsi e di vedere di potercela fare. È riuscita a ripristinare così un po’ di autostima.

Con lei il mio lavoro è stato molto particolare. I miei percorsi sono sempre molto individualizzati ma, nel caso di Federica, ciò ha avuto una maggiore caratterizzazione. È stato essenziale, come sempre, potere svolgere un lavoro sistemico che coinvolgesse tutte le parti in causa: genitori, neuropsichiatria, tutoring sotto la regia di un coordinatore e di un responsabile del mandato.

Sarebbe interessante potere prima dell’estate rifare un incontro di counseling orientativo per verificare eventuali cambiamenti dopo sei mesi di crescita personale attraverso attività scelte e diversificate di cui il racconto di Federica per ora risulta costruttivo e soddisfacente.

Il fatto che mi abbia raccontato di aver fatto la ricerca della nuova scuola con la collaborazione della madre, potrebbe voler dire che anche in famiglia le cose stanno migliorando; si sono, come dire, diluite, ammorbidite.

Avere saputo coinvolgere costruttivamente i genitori di Federica aiutandoli a valutare la situazione sperimentando un altro punto di vista, è stato un passaggio molto importante: quando sono i genitori a poter rispondere con generosità e riconoscenza a un reale bisogno, questo ha un valore imparagonabile per una figlia o per un figlio.

 

 

In questo articolo Alberto Dal Pozzo, responsabile del progetto di Arimo, parla del Centro Diurno Diffuso: 

I due anni di sperimentazione del “Centro Diurno Diffuso - Progetti educativi di territorio” di Arimo Cooperativa Sociale

Alcune esperienze, dalla voce degli operatori del Centro Diurno Diffuso:

I ragazzi e le ragazze del Centro Diurno Diffuso di Arimo: Felipe

I ragazzi e le ragazze del Centro Diurno Diffuso di Arimo: Amir

Chantal Masserey
Counselor orientativo, lavora nei progetti dei Servizi di Orientamento Professionale e Avviamento al Lavoro di Arimo Cooperativa Sociale.

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