Una delle componenti che determinano sofferenza interiore, difficoltà nelle relazioni e uno stato di infelicità strisciante, è l’incapacità di provare amore per se stessi e di coltivare una sorta di autocompassione verso i propri limiti e fallimenti. Una tendenza a volte legata a una personalità perfezionista, che va arginata educativamente nei più giovani, per sostenere un positivo sviluppo della loro personalità.
La mancanza di autocompassione o addirittura l’odio per se stessi, spiegano gli psicologi, è alla radice di molti casi di depressione e dipendenza. Sentirsi disconnessi dalla propria vera natura può alimentare sentimenti di auto-odio. Ma è possibile superarli e riconnettersi con se stessi.
Da più parti viene sollevato l’allarme per i problemi di salute mentale di cui molti oggi soffrono in modo maggiore rispetto a passato, in particolare i più giovani. Un cambiamento che è emerso in modo più evidente durante la pandemia, quando sono stati costretti a isolarsi socialmente per evitare la diffusione del virus. Per alcuni, durante i lockdown c'era poco da fare se non confrontarsi con i propri pensieri e sentimenti, con la propria esperienza, rivangando soprattutto le cose negative, le difficoltà e i fallimenti.
I problemi e le sofferenze interiori sono sempre esistiti, ma sono stati a lungo oscurati dalle distrazioni e dall'incessante "fare" che la società moderna impone, anche ai ragazzi.
Solo quando sono state costrette a fermarsi, alcune persone hanno scoperto una scomoda verità su se stesse: non solo mancano di amor proprio, ma addirittura si detestavano. Sentimenti che nei giovani hanno aperto la strada a pensieri e pratiche di autolesionismo, fino al suicidio.
Due dei mali moderni della società, depressione e dipendenza da sostanze, sono strettamente legati all'auto-odio, spiegano gli esperti. Un’osservazione fatta da tanti terapeuti che hanno visto molti pazienti che soffrivano di grave depressione tentare di suicidarsi - per fortuna in molti casi senza successo. O pazienti dipendenti da varie sostanze che sono arrivati all’overdose.
Il denominatore comune tra loro, spiegano, era la mancanza di autocompassione. Questo detestarsi era alla radice della loro depressione ed era spesso tanto doloroso da portare alla dipendenza.
Perché si detestano così tanto?
Molti psicologi sostengono che abbia a che fare con una falsa identità. Poche persone, tanto più se giovani, sanno veramente chi sono e si identificano con aspetti superficiali della loro identità.
Questi potrebbero essere le loro emozioni, molte delle quali sono represse a causa del dolore che causano; i loro pensieri negativi, che spesso derivano da esperienze infantili avverse; i ruoli che interpretano, che non rendono giustizia alla profondità di chi sono veramente; le loro relazioni, molte delle quali sono difficili e problematiche; o ciò che la società dice loro di essere.
Tutti fattori che impattano potentemente su una personalità adolescente.
Poche persone hanno avuto il beneficio di forgiare la loro identità unica al di fuori delle influenze sociali, come i loro genitori, la famiglia allargata o il gruppo di pari; il sistema educativo; le aspettative sociali; le influenze politiche; i social media, i mass media, il marketing e la pubblicità, e la cultura popolare.
Quando questo accade, spesso vengono seguite le istanze degli altri anziché un percorso proprio. Un errore che gli adulti devono evitare facciano i ragazzi verso i quali hanno una responsabilità educativa.
Se questo, infatti, continua abbastanza a lungo, un ragazzo che si sta avviando all’età adulta potrebbe diventare così condizionato dal mondo intorno a lui da non cercare mai di scoprire chi sia veramente e cosa lo muove e lo ispira veramente.
Quando si perde il contatto con la propria identità, spiega la psicologia, e si inizia a identificarsi con le aspettative del mondo su di sé, si vive in modo “sfasato” rispetto alla propria vera personalità.
Questo avviene quando il detestarsi e la mancanza di autocompassione prendono il sopravvento.
Se un giovane impara a sganciarsi del tutto dal condizionamento esterno, può penetrare nelle profondità del suo essere e scoprire il suo io più profondo.
La domanda che poi sorge è: come si può aiutare un giovane a imparare a scoprire la sua vera natura per coltivare l'autocompassione di avrà così tanto bisogno? Non c'è una soluzione semplice e valida per tutti, tuttavia occorre affrontare la questione e iniziare a lavorarci.
Il primo passo è consigliare di prendersi brevi momenti di sospensione dalla routine abituale e ritirarsi dalle influenze esterne del mondo. Questo può anche assumere la forma di una meditazione, del fare una passeggiata nella natura o persino di un piccolo isolamento per parte della giornata in un luogo dove non venire influenzati dagli altri e dalle aspettative del mondo.
È di vitale importanza, sottolineano gli esperti, prendere questi momenti per riflettere su se stessi e contemplare la propria esistenza. Quello che spesso ostacola nel farlo sono le emozioni difficili e represse, il pensiero negativo e le convinzioni che limitano la propria genuinità. Quando ci si confronta con questi fattori, occorre imparare a interrogarli e arrivare alle loro radici.
Se un giovane imparerà a fare questo con disciplina e determinazione, scoprirà spesso che i suoi demoni interiori sono solo frutto della sua immaginazione e che non hanno alcun vero potere su di lui. Questo gli permetterà di liberarsene e andare più a fondo nella riflessione su se stesso.
Man mano che inizierà questo viaggio interiore scoprirà che la sua vera natura è molto più grande e amabile di quanto immaginasse. Non è quella falsa identità che è stata condizionata in lui da una società che cerca di realizzare comportamenti e progetti diversa da quelli suoi veri. È la sua coscienza più vera. Questa scoperta della sua vera natura è l'inizio dell'amore di sé e la fine dell'auto-odio.
Una volta che un giovane riuscirà a fare questo primo passo verso la scoperta di se stesso e coltivare l'autocompassione, inizierà a crescere e sbocciare per quello che è veramente, con un ritorno di energia e di benessere interiore.
Se un ragazzo acquisirà questa capacità di introspezione, di liberazione dalle negative influenze esterne, acquisirà contestualmente il potenziale per cambiare e raddrizzare la sua vita in meglio anche da adulto, quando ne avrà bisogno.