Info: info@ubiminor.org  |  Segnalazioni: notizie@ubiminor.org  |  Proposte: redazione@ubiminor.org

 facebook iconinstagram iconyoutube icon

Il bullismo nel senso comune è sinonimo di aggressività, violenza, prepotenza, insulti, umiliazioni, e così via. Esiste però un lato più subdolo del bullo, ma non meno pericoloso e deleterio, che fa leva sulla gentilezza, come strumento per manipolare coloro che potrebbero fermarlo.

20241205 lungas 3

La gentilezza viene chiamata "medicina della natura" dai ricercatori perché produce l'ormone ossitocina, che ora è riconosciuto per avere importanti proprietà curative e salutari.

Con un effetto contrario, il bullismo prende la medicina della gentilezza e la rende velenosa.

Come documentato da diversi studi, il bullismo genera l'ormone dello stress cortisolo sia in chi lo mette in atto che nella vittima. Se il cortisolo viene rilasciato frequentemente nel cervello e nel corpo, è dannoso e mette a rischio la salute.

In genere chi pratica il bullismo prende di mira le vittime, mentre allo stesso tempo offre gentilezza a quelli che sentono come superiori o che hanno un ruolo di maggiore potere nel gruppo o nella situazione.

I destinatari di questa strana gentilezza spesso difendono il bullo. Quando arrivano segnalazioni di comportamenti abusivi, chi è a un gradino più alto, se manipolato dal bullo, può non prenderle sul serio, non credere ai maltrattamenti denunciati.

Questo perché conoscono solo il lato gentile di chi fa bullismo. Non hanno ancora imparato che la gentilezza può essere una delle armi ingannevoli del bullo.

La compresenza di bullismo e gentilezza è una sorta di doppia personalità, confonde, è difficile capire come qualcuno possa essere gentile e compassionevole e, allo stesso tempo, distruttivo e crudele.

A livello razionale è complicato, il cervello per reazione produce quello che gli studiosi definiscono come "controfatti" per cercare di dare un senso a questa contraddizione evidente.

Quando qualcuno, ad esempio, segnala che quel ragazzo così perbene e gentile è in realtà violento, il responsabile della situazione che riceve la segnalazione potrebbe provare a elaborare questa informazione contraddittoria creando controfatti per spiegarla.

Le vittime che denunciano finiscono spesso per essere biasimate per essere "troppo sensibili", "non aver capito la situazione", "isteriche", "non aver detto la verità" o "aver denunciato il falso".

Il destinatario della segnalazione, quello che ha un ruolo di responsabilità per esempio in una istituzione scolastica, può arrivare al peggio a decidere che "in realtà è la vittima quella che ha causato il comportamento negativo", "è geloso o invidioso" o "sta cercando di danneggiare la persona che ha denunciato". La generazione di contro-fatti è la ragione per cui si arriva alla "colpevolizzazione della vittima".

Empatia affettiva e cognitiva

Gli esperti di dinamiche affettive e cognitive sottolineano che chi bullizza gli altri ha spesso una personalità traumatizzata da abusi e negligenze. In particolare, la sua empatia affettiva è stata erosa. L'empatia affettiva, spiegano, è la capacità di mettersi nei panni degli altri. È il fondamento della gentilezza.

Se l'empatia affettiva viene erosa, diventa facile ferire e umiliare gli altri. Coloro che mancano di empatia affettiva possono imitare l'essere premurosi e gentili, anche se questi impulsi non vengono effettivamente vissuti a livello emotivo. La personalità che la psicologia definisce come “triade oscura” è abile nell'imitare emozioni e azioni come la gentilezza attingendo alla propria empatia cognitiva.

L'empatia cognitiva è la capacità di leggere qualcuno come un libro aperto. Chi la possiede, comprende cognitivamente o intellettualmente i pensieri, i sentimenti e le intenzioni degli altri, ma non ne sente il dolore. L'empatia cognitiva sa cosa fa funzionare le persone, ma le vede in modo non più che oggettivo, come potrebbe osservare un’automobile.

Chi è privo di empatia affettiva, vede gli altri come pedine nel suo gioco. Li manipola prendendoli di mira con il bullismo o ricoprendoli di gentilezza. I suoi bersagli vengono maltrattati mentre i superiori vengono rispettati e adulati. Il comportamento cambia a seconda di ciò che questo tipo di bullo vuole che gli altri facciano per soddisfare il loro desiderio di vincere e manifestare potere.

È gentile con coloro che lo proteggeranno e consentiranno lui di fare del male, allo stesso tempo è crudele con coloro che cerca di sottomettere e controllare.

20241205 lungas 1

L'empatia è compromessa dal potere

Chiunque si trovi nella posizione di ricevere segnalazioni di bullismo e abusi deve essere informato su come una personalità anaffettiva e manipolatoria usa la gentilezza per raggirare. Comprendere l'empatia e la sua relazione con la gentilezza sana e malsana è di fondamentale importanza, spiegano i ricercatori.

Il bullo manipola gentilezza e comprensione per nascondere il danno che ha provocato. Paradossalmente, in modo ingenuo, si può cedere all'impulso di proteggerlo da chi denuncia i suoi atti. Si crede a lui e alle sue affermazioni di essere stato accusato ingiustamente quando in realtà è lui a fare del male.

Gli studiosi sottolineano quanto questo possa essere confusivo per il cervello, perché il bullo “triade oscura” controlla la confusione e la usa per governare le difficoltà e i problemi.

L'empatia, dicono alcuni ricercatori, è tribale. Inconsciamente si offre più empatia, gentilezza, compassione a coloro che sono come noi (che ci assomigliano, sono nella stessa fascia economica, hanno la stessa istruzione, seguono le stesse convinzioni morali e politiche, ecc.). Quando si interagisce con qualcuno di diverso, scatta un’allerta perché questo si è strutturato a livello biologico come un meccanismo di protezione dai pericoli.

Questo meccanismo può portare a mettere inconsciamente gli altri nel "gruppo esterno", quello da cui stare attenti, ed è uno dei modi in cui questo tipo di bullo manipola. Fa vedere gli altri come nemici. Incoraggia la l’empatia tribale del responsabile in modo che diventi complice della sua ingiustizia e crudeltà.

Per evitare questa trappola, spiegano i ricercatori, occorre praticare con regolarità la propria empatia con tutti, non solo a gruppi selezionati di persone.

Questo significa essere gentili con tutti, non solo con coloro che siamo incoraggiati a vedere come appartenenti al nostro gruppo. L’empatia tribale è una delle ragioni principali, spiegano i ricercatori, per cui sono necessari programmi di diversificazione delle esperienze, di giustizia sociale e inclusione.

I ricercatori descrivono anche il modo in cui l'empatia è in una relazione inversa con il potere: più potere ha una persona che comanda, meno empatia ha. Chi è in una posizione di leadership ha quasi sempre bisogno di una persona di supporto che sia empatica e possa migliorare le sue decisioni aggiungendo cura e gentilezza empatica. Il potere da solo non prende le decisioni migliori, in genere.

Sapere come gestire l'empatia, sottolineano gli esperti, significa che si possa garantire che la gentilezza sia una medicina e non un veleno.

La gestione dell'empatia è fondamentale

Se si scopre di avere a che fare con un bullo manipolatore, si vedrà come i suoi comportamenti riflettano una doppia personalità. Le vittime ​​bersagli segnaleranno la cattiveria e i suoi “superiori” parleranno della sua gentilezza. Questo è un segnale d'allarme e indica che si ha a fare con una personalità cosiddetta “triade oscura” che può fare danni nella comunità in cui è inserito.

L’impulso a essere gentili e premurosi con lui, per ricambiarlo, è esattamente quello che lui stimola manipolando perché gli sia permesso di danneggiare gli altri.

Gli stessi esperti psichiatrici, raccontano i ricercatori, possono rapidamente ritrovarsi a dubitare delle proprie percezioni quando si trovano faccia a faccia con una personalità di questo genere. Nessuno, in altre parole, è salvo dal rischio della manipolazione, nemmeno i più attenti e esperti.


Accetto i Termini e condizioni