Una delle preoccupazioni principali per molti genitori di preadolescenti e adolescenti è quella del tempo trascorso davanti allo schermo dei loro cellulari o tablet, molto del quale viene speso giocando. Il gioco può diventare una fissazione. Dove tracciare il limite per evitare conseguenze negative sul benessere psico-fisico dei ragazzi?
In un recente studio, i ricercatori hanno scoperto che gli adolescenti con più sintomi di dipendenza dal gioco presentavano un'attività cerebrale inferiore nella regione coinvolta nel processo decisionale e nell'elaborazione delle ricompense.
Questa risposta attenuata all'anticipazione delle ricompense è associata a sintomi più elevati di dipendenza dal gioco nel tempo e suggerisce che una ridotta sensibilità alle ricompense, in particolare a quelle non legate al gioco, potrebbe svolgere un ruolo importante nei casi in cui il gioco diventa problematico.
Per molti adolescenti giocare ai videogiochi è quasi un rito di passaggio, ma per alcuni potrebbe anche rappresentare il primo passo verso la dipendenza da questa forma di “passatempo”.
“I dati del nostro nuovo studio iniziano a darci una risposta su dove tracciare un limite prima che i videogiochi diventino un problema” ha affermato John Foxe, direttore del “Del Monte Institute for Neuroscience” presso l'Università di Rochester e coautore della ricerca pubblicata sul Journal of Behavioral Addictions, ricerca che ha scoperto un marcatore chiave nel cervello degli adolescenti che sviluppano sintomi di dipendenza dal gioco.
Gli studiosi hanno esaminato i dati raccolti da 6.143 ragazzi utenti di videogiochi di età compresa tra 10 e 15 anni nell'arco di quattro anni.
Nel primo anno, i ricercatori hanno eseguito scansioni cerebrali utilizzando una risonanza magnetica funzionale mentre i partecipanti completavano il compito di premere un pulsante abbastanza velocemente da ricevere una ricompensa di cinque dollari.
Successivamente, i ricercatori hanno chiesto agli stessi partecipanti di rispondere a questionari sulla dipendenza dai videogiochi nei tre anni successivi. Hanno scoperto che i partecipanti con più sintomi di dipendenza dai videogiochi nel tempo mostravano un'attività cerebrale inferiore nella regione coinvolta nel processo decisionale e nell'elaborazione delle ricompense durante la scansione cerebrale iniziale eseguita quattro anni prima.
Precedenti ricerche sugli adulti hanno fornito informazioni simili, dimostrando che questa risposta ridotta all'anticipazione della ricompensa è associata a sintomi più elevati di dipendenza dai videogiochi e suggerisce che una minore sensibilità alle ricompense, in particolare alle ricompense non legate ai videogiochi, potrebbe svolgere un ruolo quando il gioco diventa problematico.
"Il gioco in sé non è malsano, ma c'è un limite, e il nostro studio mostra chiaramente che alcuni giovani sono più suscettibili ai sintomi della dipendenza dal gioco rispetto ad altri" ha affermato Daniel Lopez, ricercatore post-dottorato presso il Developmental Brain Imaging Lab presso l'Oregon Health & Science University e primo autore dello studio.
"Penso che per i genitori questo punto sia davvero fondamentale perché si potrebbe impedire completamente ai figli di giocare, ma sarebbe davvero, davvero difficile riuscirci e anche problematico per il loro sviluppo personale, anche a livello sociale.
Occorre conoscere e stabilire il giusto equilibrio tra gioco sano e gioco non sano, e questa ricerca inizia a indicarci la direzione dei marcatori neurali che possiamo usare per aiutarci a identificare chi potrebbe essere a rischio di comportamenti di gioco non sani".
Uno studio longitudinale
I dati utilizzati in questa ricerca provengono dallo studio Adolescent Brain Cognitive Development (ABCD). Avviato nel 2015, lo studio ABCD segue una coorte di 11.878 ragazzi dalla preadolescenza all'età adulta per definire standard di base per lo sviluppo del cervello.
Il modello di dati open source ha permesso ai ricercatori di tutto il paese di far luce su vari aspetti dello sviluppo sociale, emotivo, cognitivo e fisico durante l'adolescenza di questi giovani.
L'Università di Rochester ha aderito allo studio nel 2017 ed è uno dei 21 siti che raccolgono questi dati da circa 340 partecipanti. Ed Freedman, professore di neuroscienze presso l'Università e co-ricercatore principale del sito di studio dell'Università, ha guidato questa recente ricerca sul gioco.
"Il grande set di dati che contiene questa finestra di sviluppo poco studiata sta trasformando le raccomandazioni per tutto quello che riguarda i ragazzi, dal sonno al tempo trascorso davanti allo schermo di un dispositivo elettronico.
E ora abbiamo individuato anche le regioni cerebrali specifiche che sono associate alla dipendenza dal gioco negli adolescenti.
Questo ci consente di porre altre domande che potrebbero aiutarci a capire se ci sono modi per identificare i ragazzi a rischio e se ci sono altri comportamenti o raccomandazioni che potrebbero mitigare questo rischio".
Un importantissimo set di dati che possono essere utilizzati per studiare e migliorare i comportamenti degli adolescenti, con un impatto importante sulle politiche che li riguardano, in molti paesi del mondo, concludono i ricercatori.