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Una volta che si è superata la metà dei vent’anni, è più facile che gli amici vadano e vengano, che cambino così come, per le necessità e le evoluzioni della vita, si cambiano lavoro, casa, città o si hanno figli. Le amicizie nate nel corso dell’adolescenza, invece, sembrano spesso rientrare in una categoria completamente diversa: resistono anche quando tutto nell’esistenza di un giovane si rinnova.

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Le ricerche dimostrano che la maggior parte delle persone ha almeno un caro amico dell'adolescenza, conosciuto in genere tra i dieci e i ventiquattro anni, a cui si rivolge nei momenti difficili, di cambiamento o di successo, anche se non lo vede da anni.

Gli studiosi affermano che ci sono buone ragioni per cui le amicizie che si stringono durante questo periodo di grandi trasformazioni e sviluppo possono non solo durare tutta la vita, ma addirittura cambiare il modo in cui si struttura il cervello.

In particolare gli esperti di neuroscienze spiegano che l'adolescenza è un periodo decisivo per costruire amicizie, e le amicizie che si creano durante l'adolescenza possono durare a lungo.

È un periodo della vita in cui avvengono grandi cambiamenti nel senso di sé, e in particolare nel 'sé sociale', il modo in cui ci si descrive agli altri. Questo include il gruppo di pari di cui si vuole far parte e le relazioni sociali in generale.

Il potere di queste amicizie è ulteriormente potenziato perché il cervello è predisposto per dare molta più enfasi a nuovi tipi di esperienza. Ce ne saranno in abbondanza durante questo periodo formativo e saranno spesso collegate agli amici, il che significa che è più probabile che si fissino nella coscienza.

Nel frattempo, durante l'adolescenza, quando ci si diverte, il cervello rilascia quantità maggiori di dopamina, l'ormone che migliora l'umore, rispetto a qualsiasi altro momento della vita, intensificando di conseguenza le esperienze di amicizia in quel periodo.

Il cervello è particolarmente plastico e malleabile durante l'adolescenza, spiegano gli esperti, comprese le regioni del 'cervello sociale'. Ciò suggerisce che il proprio ambiente sociale, le persone che ci circondano e le relazioni con i coetanei potrebbero svolgere un ruolo nel plasmare e indirizzare lo sviluppo del cervello.

Durante l'adolescenza, i livelli di dopamina aumentano per aiutare il cervello a svilupparsi, segnalando attraverso sensazioni amplificate di piacere che è accaduto qualcosa di bello e che è necessario ricordarlo.

Questo può portare a cambiamenti nelle connessioni tra le cellule del cervello e del sistema nervoso, note come “connettività neurale”, che facilitano la ripetizione dell’attività, il che può generare la formazione di abitudini.

Mentre le amicizie create all'inizio dell'adolescenza possono essere molto intense - e potrebbero rivelarsi durature - quelle sorte qualche anno dopo, a ridosso della giovane età adulta, hanno maggiori probabilità di durare nel tempo.

Nella prima adolescenza, i giovani spesso testano identità diverse, ad esempio, in termini di sensibilità estetica, di gusti musicali, di preferenze di gruppo di pari e persino di valori. Potrebbero cambiare gruppo di amici. Quando sono nella tarda adolescenza o nei primi vent'anni, di solito hanno un senso più forte della propria identità e le amicizie potrebbero essere meno suscettibili di cambiamento.

Una ricerca svolta in Inghilterra ha rilevato che l'83 percento degli inglesi con più di 30 anni è ancora amico di persone con cui aveva rapporti a scuola o all'università e, nella maggior parte dei casi, queste amicizie sono strette.

Questi amici non dovevano andare necessariamente nella stessa scuola o università: potrebbero essere, ad esempio, vecchi amici di famiglia o persone che conoscevano prima dell’università. L'amicizia si è in gran parte consolidata durante questo periodo.

L'indagine ha anche rilevato che il 60 per cento dei partecipanti era "estremamente propenso" a confidarsi con uno dei propri vecchi amici quando i tempi si facevano duri, indipendentemente dalla frequenza con cui lo vedevano, mentre il 23 per cento era "abbastanza propenso".

Le persone, spiegano i ricercatori, provano affetto e probabilmente molta nostalgia per gli amici che avevano quando erano più giovani, e tuttavia resta sorprendente il numero di quelli che mantengono ancora in età avanzata strette amicizie.

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Gli studiosi si aspettavano maggiori differenze tra uomini e donne, dato che alcune ricerche suggeriscono che gli uomini non sono così propensi a mantenere le amicizie. Eppure sembra che quando si tratta di vecchi amici, questo non si verifichi.

Un altro fattore alla base del potere delle amicizie adolescenziali è noto come “teoria dell’attaccamento” e si riferisce al ruolo mutevole che l’amicizia gioca durante questo periodo, quando l’“attaccamento” primario passa dai genitori agli amici.

Mentre nella prima infanzia gli amici forniscono principalmente compagnia e divertimento, durante l'adolescenza le amicizie iniziano a soddisfare anche altri bisogni di fiducia, intimità, attaccamento e sostegno emotivo.

Il momento per fare migliori amicizie sarebbe l'adolescenza, la fase di maggior cambiamento biologico, psicologico e sociale. Questa è la prima volta che una persona si allontana dal nido familiare ed è la prima opportunità di 'attaccarsi' ad altre persone, spiegano gli psicologi.

I risultati della ricerca sottolineano come si abbia bisogno di figure di attaccamento nei momenti di difficoltà.

La nostra è una ricerca dedicata e mirata, spiegano i ricercatori, che prova quanto sia importante per una persona essere un "legame di attaccamento", piuttosto che un semplice legame di affetto e sociale. La ricerca di aiuto è una parte molto importante di una relazione di attaccamento: è più che una semplice condivisione, in quanto ha per obiettivo quello di alleviare la sofferenza.

Si ritiene che anche il modo in cui si formano i ricordi durante l'adolescenza possa aumentare l'importanza delle amicizie.

La "forza del ricordo" descrive la tendenza generale degli adulti a ricordare la maggior parte dei ricordi autobiografici risalenti al periodo in cui avevano un'età compresa tra i 10 e i 30 anni.

Nel caso della musica, dove il termine viene utilizzato più spesso, il termine "bump" spiega come in genere si amino di più le canzoni che ascoltavamo da giovani, credendole migliori della musica del presente.

Questo non è la stessa cosa della nostalgia, ma viene potenziato dalla nostalgia, che è particolarmente forte per i ricordi creati durante questo periodo della vita, spiegano gli studiosi.

E il concetto si applica anche ad altri ambiti, come film e libri, così come lo studio indica che vale anche per gli amici.

Alcuni dei ricordi più forti in relazione a una persona sono i ricordi di ciò che è successo quando la si è incontrata per la prima volta o il momento cruciale in cui si è deciso che quella persona sarebbe diventata un amico o un’amica, o qualcosa di veramente significativo che ha cementato l'amicizia.

Questi ricordi, sottolineano i ricercatori, sono di fatto particolarmente potenti nell'adolescenza e di conseguenza continuano a produrre il loro effetto nel corso della vita adulta.


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