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I giovani che si avviano all’autonomia entrando nella prima età adulta devono affrontare non solo le difficoltà di una realtà esterna complicata e spesso avversa, fatta di competitività, di lavoro precario, di mancanza di case a prezzo abbordabile, e così via, ma spesso anche un nemico interiore che agisce in modo subdolo e quasi sempre inavvertibile.


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A molti genitori può capitare di osservare i figli ormai grandi prefissarsi un obiettivo irraggiungibile solo per vedersi fallire, quasi che l’inciampo fosse stato programmato. Rimandano un progetto importante, evitano una conversazione cruciale o mettono fine a una relazione promettente.

E allora i padri e le madri si chiedono perché i figli si mettano i bastoni tra le ruote e come possano aiutarli a liberarsi da questo circolo vizioso.

Cos'è l'autosabotaggio?

L'auto-sabotaggio si verifica quando le proprie azioni (o non azioni) interferiscono con i propri obiettivi a lungo termine. È una sorta di meccanismo protettivo, radicato nella paura, nell'insicurezza e in abitudini di comportamento profondamente radicati.

È un tentativo inconscio di evitare disagio, rifiuto o fallimento, spiega la psicologia, e, paradossalmente spesso provoca proprio gli stessi risultati che si temono.

Per comprendere l'auto-sabotaggio occorre iniziare a esplorarne le radici psicologiche.

I fattori scatenanti più comuni sono, anzitutto, la paura del fallimento (o del successo).

La paura del fallimento è una causa facile da comprendere e nota. Ma la paura del successo può essere altrettanto potente. Raggiungere un obiettivo importante può comportare una pressione aggiuntiva, aspettative più elevate o persino invidia da parte degli altri.

Per alcune personalità il comfort dello status quo sembra più sicuro che l’avventurarsi nell'ignoto.

C’è poi la bassa autostima. Se ci si sente indegni del successo, si potrebbe essere sotto l'influenza di una bassa autostima. Un giovane potrebbe sabotarsi inconsciamente per confermare le sue convinzioni negative su se stesso, perpetuando un ciclo di delusioni e fallimenti.

Anche il perfezionismo gioca un ruolo. È un'arma a doppio taglio. Sebbene possa portare a porsi standard elevati, può anche spingere in un punto morto. La paura di non essere "abbastanza bravi" può portare a procrastinare o evitare, garantendo così di non correre mai il rischio di non raggiungere i risultati sperati.

Le esperienze passate, in particolare quelle che riguardano rifiuto, tradimento o fallimento, possono costituire un trauma irrisolto, determinando il modo in cui si vede se stessi e il mondo. Un tale trauma può innescare comportamenti di auto-sabotaggio come un modo per evitare di ripetere esperienze dolorose.

Un altro fattore è rappresentato dal comfort garantito dalla familiarità. Gli esseri umani, spiega la psicologia, sono in gran parte creature abitudinarie e persino le modalità di comportamento negative possono sembrare sicure perché sono familiari.

Se si crescesse in un ambiente caotico, si potrebbe inconsciamente ricreare questo caos nella propria vita, anche se è dannoso.

Forme comuni di auto-sabotaggio

L'auto-sabotaggio può manifestarsi in molti modi, alcuni dei quali sono sottili e facili da ignorare. Tra questi la procrastinazione. Si rimandano i compiti, spesso per paura di fallire o per perfezionismo.

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Così pure, l’assumersi troppi impegni che portano al burnout o a risultati mediocri. Il dialogo interiore negativo, la continua critica interna che mina la fiducia e la motivazione.

Anche l’evitamento è una forma di auto-sabotaggio, fatta dello schivare opportunità, conversazioni o rischi che potrebbero portare alla crescita.

E così, anche restare in dinamiche e relazioni malsane rafforza sentimenti di indegnità.

Come riconoscere l'auto-sabotaggio

Il primo passo per superare l'auto-sabotaggio, indica la psicologia, è riconoscere quando sta accadendo. La propria tendenza a non raggiungere gli obiettivi nonostante le buone intenzioni.

Sentimenti ricorrenti di colpa, frustrazione o rammarico dopo determinate azioni sono indice di possibile auto-sabotaggio. Il dare costantemente la colpa dei propri insuccessi a fattori esterni. Evitare o avere una reazione eccessiva alle difficoltà.

La consapevolezza di sé è fondamentale, per vincere queste dinamiche. Ci si può aiutare iniziando a annotare su un diario pensieri e comportamenti, cercando azioni ripetute che potrebbero indicare auto-sabotaggio.

Sebbene l'auto-sabotaggio possa sembrare profondamente radicato, è possibile cambiare.

Occorre sfidare le convinzioni negative, identificando quelle che guidano i comportamenti negativi. Se crede, ad esempio, di non essere abbastanza brave in qualcosa, un giovane dovrebbe chiedersi se questa convinzione è basata sui fatti o è invece una falsa percezione che ha interiorizzato.

Le convinzioni negative devono essere sostituite con altre più costruttive e realistiche.

Bene poi stabilire obiettivi piccoli e raggiungibili, suddividendo quelli grandi in altri più piccoli e gestibili. In questo modo lo stress si riduce e aumenta la sicurezza. E i progressi vanno festeggiati, non importa quanto piccoli, in quanto rafforzano il senso di competenza.

Un giovane adulto deve imparare che la perfezione è solo un'illusione. Gli errori sono una parte naturale della crescita, non un segno di fallimento. E così, quando sbaglia, deve essere comprensivo con se stesso e considerare l’errore un’opportunità per imparare.

Superare l'auto-sabotaggio non significa raggiungere la perfezione, ma progredire. Significa riconoscere di essere degni di successo, crescita e felicità, anche quando il proprio “nemico” interiore cerca di convincere del contrario.

Quando ci si libera da vecchie modalità di comportamento, si fa spazio alla persona che si è destinati a essere. Un giovane in grado di raggiungere il suo pieno potenziale, un passo alla volta, imparando dagli errori e crescendo oltre di essi.


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