Sarà presto estate. È un periodo dell'anno che gli adolescenti si godono standosene per un po’ lontani dalle pressioni degli impegni scolastici, con infinite opportunità di giocare e passare del tempo con gli amici sotto il sole.
Il vostro ragazzo però si rifiuta di andare fuori, sembra non apprezzare la bella stagione, il caldo, rifugge dal sole e tende a starsene rintanato e coperto.
Per caso rifiuta di indossare camicie a maniche corte, magliette, cannottiere pantaloni corti? Si rifiuta di mettersi in costume e di fare una bella nuotata?
A parte questioni di pudore o di vergogna fisica, alcuni adolescenti si comportano in questo modo perché hanno compiuto atti di autolesionismo fisico e non vogliono rivelarlo.
L’autolesionismo, che comporta il danneggiare il proprio corpo, il procurarsi ferite e così via, può essere un grido di aiuto del ragazzo e anche il segno di una grave, sottostante depressione.
I ragazzi e le ragazze adolescenti si fanno del male in modo diverso.
Le ragazze si tagliano e si feriscono più dei maschi. Iniziano ad adottare tali comportamenti, mediamente, in precedenza rispetto ai maschi.
Esiste inoltre, nel caso delle ragazze, una maggiore incidenza dell’abuso sessuale, nelle pratiche riconducibili all'autolesionismo. Alcune statistiche indicano casi di abuso sessuale fino al 50 per cento, tra le ragazze che soffrono di questo disagio.
Gli adolescenti maschi tendono a bruciare se stessi, sono meno preoccupati delle cicatrici e delle ferite, sono portati a cercare di più l'attenzione degli altri e sono meno preoccupati per le deturpazioni permanenti del corpo.
L’autolesionismo può assumere molte forme, compresi il tagliarsi, lo sfregiarsi, il fare piccole mutilazioni, il mordere se stessi, lo sbattere la testa contro un muro o il bruciarsi la pelle.
Le ragioni che spingono gli adolescenti a comportamenti autolesionistici, possono essere molteplici.
Mentre per alcuni la mutilazione e il “marchiare” il proprio corpo diventa un comportamento giustificato da ragioni "estetiche", come un segno di ribellione o addirittura d'arte, per molti adolescenti è invece un segno di depressione, disperazione e di una molto bassa autostima.
Come può un genitore riconoscerne la differenza? I giovani ribelli o quello orgogliosa dei loro segni e marchi fatti “ad arte” vorranno esporli e mostrarli all’esterno spinti da un senso di orgoglio per esserseli fatti.
È l'adolescente che nasconde il suo autolesionismo, le marchiature della pelle, i tagli e i lividi che dovrebbe preoccupare un genitore.
Chi è a rischio di l'autolesionismo?
L'adolescente che si sente incapace di esprimere il proprio dolore, le paure, la tristezza e altri sentimenti forti ... in un modo utile (adattivo) e capace di generare il sostegno degli altri.
I comportamenti autolesionistici, come il taglio, danno al l'adolescente un temporaneo senso di liberazione da forti sentimenti negativi. Si pensi all'esempio di una pentola a pressione che possa sfiatare.
Per la metà, gli adolescenti cominciano a praticare l’autolesionismo all'età di quattordici anni.
I genitori sono spesso scioccati dallo scoprire che il loro ragazzo ha imparato le tecniche di autolesionismo dai coetanei. Esistono anche siti web che un adolescente può andare a visionare per imparare a farsi del male.
Se non affrontati e trattati, i comportamenti autolesionistici possono diventare difficili da trattare in modo efficace o essere modificati, via via che gli adolescenti crescono e diventano adulti. C'è un tasso di diffusione del 18 per cento dell’autolesionismo per gli adolescenti e un tasso di diffusione del 6 per cento tra gli adulti.
Un articolo del luglio 2016 in Contemporary Pediatrics ha pubblicato un approccio di valutazione, il modello SOARS. Ogni lettera è sinonimo di una zona che dovrebbe essere esplorata con l'adolescente che si fa del male.
Questo acronimo indica la necessità di indagare pensieri suicidi (S), di chiedere riguardo all’insorgenza, la frequenza e la posizione dell’autolesionismo (O), di domandare come l’adolescente si prenda cura poi della ferita (A), di quali siano le ragioni per cui l'autolesionismo offre un aiuto (R), e di valutare dove l’adolescente si trovi nel suo percorso per cambiare e fermare il comportamento autolesionistico (S).
Occorre parlare con i figli adolescenti di questo problema. Se questo risulta difficile, per qualsiasi motivo, occorre consultare un professionista della salute mentale.
Una delle cose che si dovrebbero chiedere a un adolescente che si fa del male è: “Se le tue ferite potessero parlare, che cosa direbbero di te?”
Il counseling fatto da professionisti dovrebbe aumentare il meccanismo di coping di un adolescente, riducendo il loro livello di stress e aumentando le loro capacità di comunicazione. I genitori, al contempo, dovrebbero essere parte coinvolta del trattamento, seguendo nel corso del tempo la terapia del loro ragazzo.