Esistono due domande fondamentali che un genitore dovrebbe porsi quando è in gioco la questione della fiducia nel rapporto con il proprio figlio adolescente. Sono entrambe importanti ma la seconda è decisiva: Mi fido del mio ragazzo? E il mio ragazzo si fida di me?
Chi lavora a livello educativo o psicologico con adolescenti e incontra i loro genitori, spesso da questi si sente rivolgere la domanda se possano fidarsi dei figli. La risposta è abbastanza semplice anche se non sempre facile.
Si potrebbe, infatti, rispondere loro che in fondo lo sanno già e, per farli arrivare a questa consapevolezza, chiedere: "Cosa vi sta dicendo il vostro istinto?".
Il lavoro che un genitore dovrebbe fare è quindi duplice. Anzitutto, ascoltare quella "voce interiore" per sentire cosa gli sta dicendo. E, in secondo luogo, sapere come avvia, come fare ad entrare in conversazioni intenzionali e positive con i figli su un certo argomento.
Questo è qualcosa che tutti i genitori dovrebbero essere in grado di costruire nella relaizone con i propri ragazzi adolescenti.
La fiducia è in realtà un concetto semplice: o ti fidi di qualcuno o non ti fidi. Non ci sono vie di mezzo. È una domanda da “sì o no”. Ma con un figlio le cose a volte si complicano.
Un avvertimento da tenere a mente è che nelle relazioni strette (familiari, amici, colleghi di lavoro) ci fidiamo spesso di qualcuno in un modo, ma non in un altro.
Ad esempio, ci si può fidare del fatto che un ragazzo possa prendere buone decisioni in una festa dove girano droghe o alcol, ma ci si potrebbe non fidare del fatto che stia facendo i compiti piuttosto che guardare YouTube quando è nella sua stanza per "studiare".
Inoltre, più qualcuno è vicino a noi, più è complicato raggiungere chiarezza sui nostri sentimenti istintivi.
Le nostre emozioni possono entrare in collisione con le nostre capacità di ragionamento e ci confondono. Ad esempio, si potrebbe avere il dubbio che un figlio non si stia comportando onestamente con noi, tuttavia, sapendo che se si dicesse qualcosa a riguardo lui si arrabbierebbe, si esita a parlarne e poi, si pensa, forse il sospetto che ci passa per la testa è frutto solo dell’ansia, e così via, l’inarrestabile dialogo nella testa di un genitore.
Tenendo a mente queste cose, come si dovrebbe parlare con un figlio riguardo alla fiducia? Anche qui la risposta è semplice (anche se non sempre facile): con calma, apertamente e direttamente.
Quella sulla fiducia dovrebbe essere una conversazione sempre aperta, che si riprende quando si hanno delle preoccupazioni particolari o quando si vuole lodare i figli per la loro affidabilità, il che è un buon modo per rafforzare questa disposizione alla responsabilità e all'equilibrio.
Se si hanno preoccupazioni, questi sono alcuni suggerimenti per avviare una conversazione positiva con figli adolescenti:
Prestare attenzione al momento
Evitare di coinvolgerli in una conversazione solo per il fatto che in un certo momento l’agitazione spinge a farlo.
Bisogna ingaggiarli in un confronto quando loro sono in uno stato d'animo calmo e ricettivo.
Occorre domandarsi, preliminarmente: "Quando i miei ragazzi sono più disponibili e aperti"? La sera tardi prima di andare a letto? Nella tarda mattinata della domenica, dopo aver dormito molto? Bisogna trovare il momento in cui sono più rilassati e a loro agio.
Rimanere calmi
Genitori tranquilli = ragazzi tranquilli.
Non sempre, certo, ma la maggior parte delle volte. Potrebbe non essere un’equazione perfetta ma più si è calmi e più si creeranno le condizioni perché i ragazzi rispondano alle nostre domande.
Mettere in discussione il loro comportamento, non il loro carattere
Indicare i fatti relativi ai comportamenti o eventi specifici che stanno creando preoccupazione. Essere onesti su come ci si sente. I ragazzi hanno bisogno di percepirlo. Ma anche far loro sapere che si crede nel loro carattere, sebbene in questo momento abbiano danneggiato la vostra fiducia con alcune delle loro scelte.
Fare loro sapere come possono riconquistare la vostra fiducia
Elencare quello che possono fare per riconquistare la vostra fiducia. Bisogna dire loro quali comportamenti specifici si vogliono vedere messi in atto affinché possano riconquistarla (ad es. essere a casa in orario, essere sinceri su dove si trovano e con chi sono, ecc.).
Essere disponibili a lasciare una questione irrisolta
Solo perché se ne parla non significa che il colloquio lasci poi fiduciosi. La fiducia non è un processo intellettuale; ci si fiderà ancora di loro quando effettivamente ci si fiderà ancora di loro. È bene lasciare che facciano i conti con questa realtà.
Bisogna ricordare che la conversazione dovrebbe essere sempre in corso, facendo altri confronti con loro se necessario anche per lodarli del buon lavoro svolto per “riparare al danno” e per essere chiari su quello che ancora manca e devono fare.
Domani prenderemo in considerazione l'altra domanda: "E il tuo ragazzo si fida di te?".