Tutti si arrabbiano, a volte, ragazzi e adulti. La rabbia è un'emozione che può variare da una leggera irritazione a una moderata arrabbiatura, fino alla rabbia vera e propria. La rabbia di un figlio spesso fa sentire a disagio, quindi può provocare una tendenza naturale a smorzarla, tentando di modificare la situazione del ragazzo in modo tale che la sua rabbia svanisca.
All’opposto, è facile cadere nella trappola di "picchiare il pungo sul tavolo", per cercare di fermare la rabbia attraverso l'intimidazione o la punizione. Il dato di fatto con cui ci si deve confrontare, però, è che quel figlio nel corso della sua vita farà esperienza di situazioni che potrebbero scatenare la sua rabbia. È quindi bene affrontare da subito nel modo giusto la questione
on si possono eliminare i motivi scatenanti della sua rabbia, ma si possono fornire a un ragazzo gli strumenti necessari per comprenderla e affrontarla.
Da zero a cento in sessanta secondi
I genitori spesso esprimono preoccupazione per la rabbia di un ragazzo con riferimento particolare a due precisi fattori: l'intensità e la velocità dell'escalation emotiva.
L'intensità della rabbia di un ragazzo è tipicamente legata ai pensieri che sta avendo riguardo a una certa situazione. Questo può accadere a tutti. Per esempio, la maggior parte delle persone che si siedono al mattino davanti a una ciotola di cereali e scoprono che è finito il latte, provano una leggera irritazione. "Fantastico, dicono, ora non posso mangiare i miei cereali".
Alcune persone si arrabbiano molto per cause che per la maggior parte delle altre non sono così importanti. Perché? Spesso sotto la loro arrabbiatura, c'è uno schema di pensiero, un copione di comportamento, che viene attivato. Alcuni, sempre di fronte al problema del latte che mancano, pensano "Grande! Chiunque abbia consumato tutto il latte questa mattina è un egoista totale! L’ha fatto apposta!"
In altre parole, prendono le cose personalmente.
I ragazzi che sono oppositivi, provocatori o che hanno problemi a controllare gli impulsi spesso perdono il loro equilibrio in un modo che gli altri non capiscono.
Alcune madri, ad esempio, con comprendono perché un ragazzo si arrabbi tanto, e tanto velocemente, per quello che loro ritengono un nonnulla, come di seguito alla domanda se abbia dei compiti da fare o alla richiesta di mettere a posto le sue cose. Non importa quanto gentilmente glielo si chieda, il figlio lo prende come una critica e inizia a urlare.
Questo accade perché quel ragazzo interpreta quasi tutto quello che dice sua madre come un tentativo di controllarlo.
Da punto di vista clinico, questi comportamenti vengono definiti come Disturbo Oppositivo Provocatorio (ODD), quello per cui i ragazzi reagiscono in modo deciso anche a forme minime di controllo. Il Disturbo Esplosivo Intermittente (IED), invece, indica che un ragazzo (o un adulto) vive episodi di rabbia intensa che si traducono in comportamenti come urla, lancio o rottura di cose e aggressività verso gli altri.
Questa è una diagnosi che descrive episodi di rabbia che vanno e vengono (intermittenti) e sono intensi o gravi (esplosivi). Può sembrare che l'episodio "arrivi dal nulla”, la persona ha una manifesta difficoltà a governare le sue intense emozioni.
Rispondere alla rabbia
Cosa possono fare i genitori di fronte ad una esplosione di rabbia dei figli e cosa è meglio che evitino di fare?
- Non devono cercare di controllare le emozioni del ragazzo. Non si può - e va bene così. Non ci si può aspettare che qualcuno riesca a eliminare le sue emozioni – si può solo chiedere di controllare il suo comportamento. Va bene che un ragazzo si arrabbi, purché quella rabbia sia espressa in modo appropriato. È un indizio per lui stesso, e per il genitore, che non si sente a suo agio in una certa situazione.
- Controllare le proprie emozioni. La rabbia di un ragazzo scatena le emozioni di un genitore. Come ci si comporta di solito con le persone arrabbiate? Alcuni sono molto a disagio con la rabbia - li rende ansiosi o spaventati. Se si è cresciuti in una casa in cui la rabbia significava urla e pericolo, la rabbia di un figlio potrebbe spingere alcuni “pulsanti emotivi” del genitore.
Se non si è a conoscenza dei propri problemi su questa questione, si potrebbe rispondere in modo disfunzionale per il proprio figlio (come accade quando ci si arrende a quello che vogliono o si urla a propria volta per reazione).
Se un adulto inizia a provare emozioni intense, deve fare un respiro e un passo indietro mentale. Uno stratagemma per calmarsi è quello di immaginare il proprio ragazzo come figlio del vicino. Questo può creare una piccola distanza emotiva. - Assicurarsi che le proprie risposte non aggravino la situazione. Solo perché si è scelto di non litigare con il ragazzo questo non significa che si stia cedendo.
Se un figlio ha bisogno di spazio per calmarsi, bisogna darglielo. Se sta urlando, è bene aspettare prima di trarne delle conseguenze o di ammonirlo.
Il momento di dire: "Questo è irrispettoso! Sei in punizione!" non è nel mezzo di una bufera emotiva. Si può sempre richiamare il ragazzo alla responsabilità di quanto ha fatto più tardi, quando le cose sono più tranquille.
- Aiutare il ragazzo a riconoscere quando la rabbia sta montando. Ci sono segni fisici della rabbia che il ragazzo può iniziare a comprendere: lo stomaco serrato, una sensazione di tensione, arrossamento, denti stretti, ecc.
A volte, quando siamo arrabbiati, tratteniamo il respiro senza accorgercene. Se un figlio riesce a intercettare questi segni nella loro fase iniziale, può impedire all’irritazione di trasformarsi in rabbia. Un niente di prevenzione può davvero valere una gran quantità di cura.
- Fare brainstorming con il ragazzo. Molti ragazzi fanno esperienza e esprimono il loro sincero rimorso dopo aver avuto un "crollo" emotivo.
Dopo aver urlato e lanciato cose, un adolescente può trovarsi a dire a sua madre: "Mi dispiace tanto. Non so perché faccio queste cose. Deve esserci qualcosa di sbagliato in me".
Se è disponibile a parlarne e vuole imparare le abilità che gli consentano di gestire la rabbia, si può aiutarlo a lavorare in modo retroattivo dopo l'incidente: cosa è successo prima che la rabbia venisse attivata? Cosa è stato detto? Cosa sentiva (imbarazzo, frustrazione, delusione, paura, ansia)?
C'è sempre un'altra emozione sotto la rabbia. Imparare a riconoscere le emozioni sottostanti è uno strumento potente che il ragazzo potrà usare per tutta la vita.
Tuttavia molti ragazzi - in particolare quelli con disturbo oppositivo provocatorio - non sono disposti o non si fidano abbastanza da esplorare questo terreno con un genitore o con un terapeuta. Se si prova, in questo caso, a fare del brainstorming e il giovane resiste, meglio lasciar perdere e vedere se si può tornare a farlo in un altro momento.
- Ricordare che l'emozione è diversa dal comportamento. Il problema non è la rabbia; è il comportamento che ne segue. Si possono validare le emozioni di un figlio mentre si sta affrontando il suo comportamento, che è la vera preoccupazione dell'adulto, dicendo ad esempio: "Capisco che eri arrabbiato quando ho detto che non potevi andare a casa dei tuoi amici. A volte ci sono regole o limiti che possono frustrarti, ma rompere le cose non cambierà quella regola o quel limite e finirà solo per portarti alle conseguenze punitive di quel comportamento".
A questo punto occorre aiutare il ragazzo a trovare i modi positivi in cui esprimere le sue emozioni.
Ridurre al minimo i fattori che concorrono alla rabbia
Il modo in cui un ragazzo percepisce una situazione è al centro della sua rabbia.
Sarebbe utile che un genitore tenesse note sullo stato d'animo di un figlio, quando sembra che le cose stiano degenerando. Tende ad essere più irritabile se non dorme abbastanza? Se salta i pasti o ha cattive abitudini alimentari? O forse non si sente bene fisicamente?
L'adolescenza è nota per essere un periodo di maggiore irritabilità per i ragazzi. Questo non è un pretesto per un comportamento negativo, ma può spiegare perché "cose da niente" sembrano più irritanti o insopportabili per lui in certi momenti.
Rabbia contro rabbia
Alcuni genitori si preoccupano perché la rabbia di un figlio è al di là di ciò che considerano "tipico" o comprensibile.
Anche se è vero che alcuni ragazzi mostrano una rabbia esplosiva, si può cercare, come detto sopra, si ridimensionarla. Se la rabbia di un ragazzo è estrema, sarebbe meglio rivolgersi a un professionista per consigli a lui e alla famiglia.
Indipendentemente dal grado di rabbia mostrato da un figlio, di fatto è ancora e sempre lui il responsabile della gestione di quell'emozione. Occorre ricordare che anche questo è un processo di apprendimento. Non se ne esce da un giorno all'altro ma, con l'adeguato supporto e incoraggiamento, si può aiutare un ragazzo a perseverare nel rafforzare le sue capacità di coping.