Quando ero adolescente, negli anni '60 a New York, i miei genitori hanno sicuramente avuto la loro parte di sfide impegnative da affrontare. Anche se ero una ragazza dal cuore d’oro, ero comunque un po' ribelle.
Pensavo che i miei genitori di origine europea fossero antiquati, e ho usato ogni occasione possibile per non essere d'accordo con loro e fare di testa mia.
Diana Raab, madre di tre ragazzi e autrice di libri sul cambiamento e sul benessere, racconta in un recente intervento la sua esperienza nel crescere una ragazza “ribelle”.
Mio padre ripetutamente mi diceva: "Aspetta solo che di essere tu un genitore; vedrai quanto può essere difficile".
Quando mia figlia maggiore, Rachel, è diventata un'adolescente si è messa con gruppi di ragazzi difficili, e la voce di mio padre ha preso ad echeggiare nella mia testa. La sua situazione era un po' più impegnativa della mia da ragazza, però, e io e mio marito ci siamo sentiti come se non avessimo gli strumenti per aiutarla a gestire la sua angoscia adolescenziale e la sua condotta ribelle.
Dopo molte consulenza da parte di esperti, abbiamo deciso di iscrivere Rachel ad una scuola lontana da casa, una specie di collegio specializzato nello sviluppo emotivo dei ragazzi. Lì, ha fatto una terapia personale e di gruppo, oltre a seguire corsi per conseguire il diploma di scuola superiore.
La decisione di mandarla via da casa è stata estremamente difficile.
Poiché Rachel era nata prematuramente, io e mio marito tendevamo a essere un po' iperprotettivi con lei. Dovendo rinunciare a occuparci quotidianamente di lei all'età di diciassette anni, non è stata cosa che abbiamo accettato facilmente, ma era qualcosa che sentivamo di dover fare per salvare lei e la nostra stessa famiglia. Siamo stati avvisati dagli esperti che, se non avessimo preso provvedimenti prima del suo diciottesimo compleanno, avremmo potuto non avere più la possibilità di aiutarla a dare una svolta alla sua vita.
Mentre Rachel era lontana, il suo terapeuta si teneva in stretto contatto con noi. Per due volte durante il suo soggiorno di otto mesi, ci è stato richiesto di frequentare seminari dedicati ai genitori.
Avevamo due altri due bambini più piccoli a casa e con Rachel è stata la nostra prima esperienza nell’affrontare i problemi dell'adolescenza. Apparentemente avevamo molto da scoprire sulle nostre capacità genitoriali e molto altro da sapere su noi stessi. Nel nostro primo workshop, la prima cosa che abbiamo imparato è stata l'importanza di offrire amore incondizionato ai nostri figli.
Durante i seminari, abbiamo anche scoperto che esistono molte ragioni per cui gli adolescenti si comportano male, diventano ribelli o si mettono nei guai. Più spesso che no, può essere che non sentano amore incondizionato da parte di uno o di entrambi i genitori. Tuttavia, nel nostro caso, ci siamo impegnati a offrire a Rachel il nostro amore nella speranza che i nostri sforzi non sarebbero stati vani.
Durante questi seminari, abbiamo anche imparato molte cose sui nostri tratti di personalità, che influenzavano le nostre capacità genitoriali.
Il facilitatore del gruppo ci ha dato dei soprannomi, e il mio era "Numero amico" perché corro sempre in soccorso di tutti quando ne hanno bisogno. A mio marito è stato detto che era premuroso e che voleva sempre risolvere i problemi, ma che non era un buon ascoltatore. A un altro genitore è stato detto che urlava inutilmente, e, a una mamma, che non era abbastanza abbastanza ferma e che voleva essere a tutti i costi essere un'amica per sua figlia, piuttosto che un genitore.
Durante il primo incontro, abbiamo esaminato la nostra infanzia cercandovi gli elementi che avrebbero potuto influenzare i nostri stili genitoriali. Siamo stati tutti incoraggiati a usare questa consapevolezza per modificare il nostro comportamento in modo da suscitare un cambiamento positivo nei nostri figli. Mi è stato detto di fare in modo che i disaccordi tra i vari membri della famiglia venissero risolti da loro stessi, piuttosto che sentirmi in dovere di andare immediatamente in loro aiuto.
Dopo aver partecipato al primo seminario, mi sono resa conto che gli adolescenti problematici provenivano da famiglie in cui si incrociavano tutte le personalità e le situazioni economiche. C'erano genitori che erano casalinghe, cardiologi, uomini d'affari, dottori e contabili. C'erano anche mamme single, divorziate e genitori adottivi.
Anche se sono figlia unica, penso che la mia innata capacità di amare unita ai miei anni di lavoro come infermiera professionale mi abbiano aiutato a diventare una madre amorevole, attenta e solidale, ma sapere come stabilire una disciplina è sempre stata una sfida per me e, fortunatamente, mio marito è molto più abile in questo campo.
Dalla mia esperienza posso trarre alcuni consigli per i genitori che stanno per affrontare l’adolescenza dei loro ragazzi.
Fidarsi e rispettare i propri figli. Essere genitori, non amici. Essere coerenti con i propri valori. Ricordare che qualsiasi tipo di punizione dovrebbe essere proporzionale adattarsi alla colpa. Trascorrere del tempo da soli insieme al figlio. Lasciare tutto quello che si sta facendo quando i ragazzi vogliono parlare. Parlare con i figli dei loro interessi e delle loro preoccupazioni. Ascoltare senza giudicare. Condividere apertamente i propri sentimenti e le proprie preoccupazioni. Concludere sempre le conversazioni con una nota positiva.
A volte, nonostante tutte le buone intenzioni, i suggerimenti e le raccomandazioni degli altri, i ragazzi finiscono per diventare persone difficili. Molti adolescenti si ribellano perché credono che i genitori esercitino un uso arbitrario del potere, fornendo poche spiegazioni delle regole che vogliono vengano rispettate, senza dare agli adolescenti la possibilità di avere voce in capitolo nel processo decisionale.
Altre cose da tenere a mente se si hanno figli adolescenti che hanno la tendenza ad essere ribelli:
Non reagire in maniera eccessiva. Non usare mai la punizione fisica. Coinvolgere i ragazzi nelle decisioni che li riguardano, ad eccezione di questioni relative alla sicurezza fisica ed emotiva, dove probabilmente si hanno maggiori conoscenze. Controbilanciare controllo e indipendenza. Consentire maggiore la libertà un po’ alla volta. Lasciare che i ragazzi imparino dai loro errori piuttosto che intervenire immediatamente. Scegliere con attenzione le cose su cui “dare battaglia”. Lasciare che i ragazzi esprimano la loro individualità. Gestire le proprie emozioni. Legare i “privilegi” dati ai ragazzi a delle responsabilità.
Bisogna ricordare sempre che non si rischia "rovinare" i propri ragazzi dando loro troppa attenzione e affetto. Gli adolescenti devono sapere che un genitore è lì per loro e che li ama incondizionatamente, conclude Diana R.