Come si può fare sì che l’accesso agli smartphone da parte dei ragazzi, mentre diventano grandi ed entrano nell’adolescenza, non divenga una dipendenza? È una questione che assilla oggi la maggior parte dei genitori.
I genitori di adolescenti appartengono ancora a una è cresciuta in un mondo iper-connesso come quello dei figli, nati nel pieno dello sviluppo delle odierne tecnologie digitali. Dovrebbero cercare di controllare tutto e rimproverarli della differenza che esiste oggi in questo rispetto ai loro tempi? O, partecipare a questa necessità di comunicazione e socializzazione?
Sotto forma di smartphone, computer o tablet, gli schermi sono ormai onnipresenti nella vita quotidiana degli adolescenti. A partire dai 10 anni, secondo alcune ricerche condotte in Paesi europei, il 35% circa ha la propria console di gioco, il 28% il proprio tablet e l'11% la propria televisione. Anche lo smartphone arriva molto presto: quasi il 90% dei ragazzi di 10-15 anni possiederebbe uno smartphone, il 65% da quando è entrato in prima media.
Prima del confinamento imposto dall’epidemia, si stima che i giovani già trascorressero in media più di 4 ore al giorno sul proprio smartphone, in una situazione normale. Il periodo di isolamento in casa ha sicuramente intensificato questo legame con la tecnologia digitale, in particolare tra i "nativi digitali", la generazione nata dopo il 1995.
Segnali di pericolo da dipendenza
Se non si può propriamente parlare di dipendenza, nel senso di una dipendenza che richiederebbe un ricovero, alcuni adolescenti possono sviluppare un comportamento particolarmente nocivo con il proprio smartphone, al punto da sentirsi ansiosi all’idea di non averlo a portata di mano.
Recenti studi scientifici sull'argomento sostengono l'idea che una nuova nevrosi si stia diffondendo nella nostra società oggi, e più particolarmente tra gli adolescenti, questi nativi digitali, ultra-connessi: l'ansia o la fobia dell'essere senza il cellulare, nota come "nomofobia".
La nomofobia, una contrazione da " no-mobile phobia", designa una forma di patologia legata alle moderne tecnologie, in particolare lo smartphone e l'eccessiva paura di esserne separati. La persona quindi teme di non essere in grado di comunicare, di perdere la propria connessione, di non essere in grado di accedere alle informazioni o di perdere il proprio benessere.
Uno strumento di misurazione della nomofobia è stato sviluppato e pubblicato sulla rivista scientifica Computers in Human Behaviour per stimare quanto un individuo è dipendente dal suo smartphone.
La nomofobia è indicativa di una nevrosi particolarmente elevata negli adolescenti: il 76% dichiara di essere in ansia per l'idea di perdere il proprio smartphone. Inoltre, il 33% di questi giovani iperconnessi consulta il proprio smartphone almeno cinquanta volte al giorno e talvolta anche di notte.
Un abuso di utilizzo non può essere privo di pericoli: provoca disturbi del sonno, disturbi della vista, depressione, ecc. Anche un peggioramento dei voti nella scuola superiore deve allertare i genitori. La rottura delle relazioni con gli amici o l'isolamento permanente nella loro stanza sono altri segni da tenere in considerazione.
Alcune regole e suggerimenti
Vietare lo smartphone non è la soluzione sia perché è uno strumento per l'integrazione sociale nell'adolescenza e sia perché, per marcare la propria indipendenza, i giovani tendono a trasgredire i divieti. Piuttosto che vietare l'uso dello smartphone, i genitori hanno tutto l'interesse a favorire il dialogo su questo tema.
Innanzitutto, si tratta di parlare con un figlio di ciò che fa con il suo smartphone, di ciò che ci trova e di ciò che gli dà. Poi, possono essere definire alcune regole chiare in accordo con l'adolescente come lo stabilire aree senza schermi a casa (al tavolo da pranzo, nella sua stanza) e magari anche un giorno alla settimana senza smartphone per tutta la famiglia.
Si può poi “istituire” un deposito per gli smartphone di tutti i membri della famiglia per la notte, lontano dalle camere da letto. Inoltre, sarebbe opportuno disabilitare le notifiche dalle applicazioni smartphone per limitare le richieste indesiderate. Al ragazzo potrebbe essere chiesto di portare un orologio per evitargli di controllare costantemente l'ora sul suo smartphone. Impostare attività diverse dal digitale (sport, musica, ecc.), solo poco più della metà dei genitori sembra che oggi lo facciano. Limitare l'uso degli smartphone, con fasce orarie autorizzate e tempo di connessione giornaliero stabilito.
Gli effetti del lockdown
Ora che il lockdown è terminato, naturalmente, è possibile trascorrere più tempo all'esterno. Ma le abitudini sviluppate durante il blocco devono essere valutate e affrontate. Ora è più importante che mai per le famiglie sviluppare nuove routine per rimanere fisicamente e mentalmente sani - e affrontare la questione di quale ruolo smartphone e video svolgono nella nostra vita.
La pandemia può anche essere un'opportunità per ripensare il modo in cui si trascorre il tempo a casa e quale ruolo vi giochino i dispositivi digitali. A casa, computer e smartphone possono fornire un canale di comunicazione efficace con il mondo esterno.
Le case però sono anche un luogo per gestire la salute e prendersi cura del benessere collettivo come famiglia. È importante gestire questo equilibrio e considerare di modificare di conseguenza l'ambiente domestico.
Dare l’esempio
I genitori sono visti come gli attori più influenti nell'educazione digitale degli adolescenti. Oggi, solo poco più di un terzo di loro di genitori adegua le proprie pratiche per dare l'esempio ai propri figli. È importante che i genitori non solo informino i propri figli sui rischi di un uso eccessivo dello smartphone, ma soprattutto che portino i propri figli a conoscenza dei processi di dipendenza.
Per l'adolescente, lo smartphone svolge un ruolo strutturante: rappresenta non solo un oggetto destinato a comunicare ma uno strumento troppo investito di significato che gioca un ruolo chiave nella costruzione della sua identità sociale.
Il fatto che occupi un posto così importante nelle loro vite, può essere spiegato dal fatto che agli adolescenti mancano i luoghi di socialità? O non è forse anche perché il dialogo tra adulti e adolescenti è diventato più difficile?
La presenza pervasiva dello smartphone interferisce con le relazioni familiari, al punto da alterare i rapporti che i genitori devono costruire con i propri figli durante l'adolescenza. Inoltre, paradossalmente, non è insolito sentire gli stessi adolescenti criticare i genitori per aver usato eccessivamente lo smartphone.