Gli adolescenti a volte resistono a seguire le indicazioni dei genitori su come vivere la loro vita. Si comportano come se non ne avessero bisogno ma non è così, e i genitori possono aiutare i loro figli ad acquisire una prospettiva e assicurarsi che i loro comportamenti siano in linea con gli obiettivi che si sono posti.
Un adolescente, ad esempio, potrebbe affermare di voler ottenere ottimi voti nelle verifiche di metà anno, ma poi il suo stile di vita e i suoi comportamenti non sono coerenti con l’obiettivo.
Di fatto, i genitori potrebbero notare che sta facendo l'opposto di quello che dovrebbe fare per ottenere positivi risultati scolastici. Invece di studiare, gioca ai videogiochi o passa il tempo sul cellulare. Rimane alzato fino a tardi invece di dormire a sufficienza.
In altre parole, gli adolescenti, come tutti, a volte si autosabotano: dicono di volere una cosa, ma il loro comportamento punta in una direzione completamente diversa.
Cosa possono fare i genitori per aiutare gli adolescenti a evitare l'autosabotaggio?
Gli adulti possono osservare quello che sta succedendo nelle vite dei figli da un punto che consente di comprenderlo bene, con chiarezza. Questa prospettiva può essere davvero utile per capire cosa fare.
Da solo, senza il padre o la madre, un ragazzo potrebbe non riuscire a trovare l'equilibrio tra il divertirsi con i propri amici, da un lato, e lo studiare ed essere produttivo, dall'altro.
Per aiutare i loro figli adolescenti a raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati, i genitori dovrebbero saper trovare il momento giusto per i loro consigli e le loro osservazioni.
Non dovrebbero, ad esempio, entrare in interazioni conflittuali subito dopo la scuola. Dovrebbero Invece prestare attenzione alle loro emozioni e notare quando è più probabile che siano pazienti e disponibili piuttosto che impazienti e reattivi.
Il consiglio degli esperti di genitorialità è quello di non cercare di parlare degli impegni scolastici o di qualsiasi altra cosa che dovrebbe essere fatta quando un figlio sta raccontando come è andata la giornata.
In questo modo si perderebbe l'opportunità del loro aprirsi e mettersi in relazione, magari consentendo loro di raccontare qualcosa per cui sono arrabbiati. Se stanno provando a farlo e si parla loro di quello che devono fare a casa per la scuola, si sentiranno inascoltati e si chiuderanno.
È bene poi restare disponibili, a esempio lasciando aperta la porta della stanza in cui ci si trova. Una porta aperta dice che si può essere interrotti.
Una pratica consigliata è quella di avere regolari momenti di verifica e di scambio programmati con ciascuno dei propri figli, una o due volte alla settimana. Anche solo per una conversazione su qualunque cosa abbiano in mente, sia che si tratti di relazioni con i loro fratelli o di quello che sta succedendo a scuola o nelle attività extrascolastiche.
Ovviamente si deve parlare anche di quello che non funziona a scuola, delle verifiche negative, avendo sempre un atteggiamento aperto e comprensivo, in modo che il ragazzo possa davvero confidare quello che sente e quale è la sua opinione.
È importante ascoltare davvero, sottolineano gli esperti. La cosa molto positiva degli scambi programmati è che si parla dei problemi prima che diventino una crisi.
Una routine di confronto e dialogo senza diffidenze, che può evitare le situazioni conflittuali, con possibili conseguenze anche molto negative, che spesso sorgono nelle famiglie nel corso dell’adolescenza dei ragazzi.