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Uno dei segnali più evidenti, per i genitori, dell’ingresso di un figlio o di una figlia nella fase adolescenziale, è la maggiore preoccupazione per la propria immagine. Passare più tempo a prepararsi per uscire di casa, considerare con attenzione i vestiti, curarsi di più dell’aspetto fisico, cercare di vedersi con gli occhi degli altri, e così via.

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L’adolescenza, spiegano gli psicologi, genera sempre un po’ di apprensione per i cambiamenti del corpo, più attenzione all’impressione sociale e a quello che scelgono e propongono i compagni.

L’abbigliamento diventa un fattore di identificazione sociale, quello che si indossa dice quanto si è cresciuti, a quale gruppo si appartiene, le tendenze che si preferiscono. Punta ad avere “consenso” e a rendere socialmente attraenti per i gruppi che si prediligono.

La sensibilità al giudizio degli altri aumenta man mano che si raggiunge una maggiore coscienza di sé.

Il confronto con gli altri, in un ambito sociale come quello scolastico, diventa difficile quando non ci si piace, perché si crede che anche gli avranno lo stesso giudizio su di noi. La paura del giudizio può arrivare a portare al desiderio di non uscire di casa.

L'adolescenza, in altre parole, può essere angosciante quando la giornata inizia con il necessario confronto con la propria immagine allo specchio, quando bisogna decidere cosa evidenziare o cosa tentare di nascondere o migliorare del proprio corpo attraverso l’abbigliamento.

Poiché l’impressione visiva ora conta di più, una buona regola per i genitori dovrebbe essere quella di non criticare o prendere in giro l’aspetto personale anche bizzarro che a volte hanno i figli.

Dietro la loro insofferenza per il giudizio degli adulti si nasconde spesso la preoccupazione di fare comprendere quanto per loro l’apparenza sia importante.

La pubertà comporta anche disagi da affrontare, poiché il momento dello sviluppo fisico femminile e maschile porta cambiamenti che indicano l'inizio della maturità sessuale, quelle caratteristiche più adulte che rimodellano il corpo dei giovani.

Gli ideali mediatici comunicati dalla pubblicità, dalla moda, dalle persone famose che si ammirano, generano modelli inarrivabili e sentimenti di inadeguatezza, insicurezza e anche di inferiorità.

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Anche se i genitori hanno spiegato a lungo che non si può valutare una persona dal suo aspetto esteriore, giudicando quello che si è interiormente a partire da quello che si vede, i ragazzi sono consapevoli di quanto conti la prima impressione quando si incontra qualcuno.

L’aspetto è spesso la prima cosa che si nota. Si giudica da quello che si vede in prima battuta chi un altro potrebbe essere e anche quello che potrebbe avere in mente o anche come si senta.

Un adolescente si sforza intenzionalmente di apparire attraente perché sa che su questo si basa spesso l’accettazione sociale, l’attenzione, l’approvazione e il poter entrare in un certo gruppo di coetanei. L’aspetto fisico veicola l'identificazione sociale e, di conseguenza, il modo in cui si viene considerati e talvolta trattati.

Nel migliore dei casi si può suscitare ammirazione; nel peggiore, può esserci presa in giro ed esclusione. Più si diventa grandi, più ciò che gli altri pensano del proprio aspetto sembra avere importanza.

Nemmeno i giovani di bell’aspetto si sottraggono a forme di ansia e di sofferenza, perché possono cadere in un circolo vizioso: più si sentono attraenti e si rendono conto di quanto l’aspetto conti, più si preoccupano di avere un bell'aspetto.

Anche essere fisicamente belli non porta solo benessere, quando mantenere il proprio aspetto conta e costa così tanto. Quando le attenzioni diminuiscono, si può perdere un po’ di autostima .

Per mantenere una buona immagine di sé, consigliano gli psicologi, è necessario tenere sotto controllo l’ansia per come si appare, in modo che non arrivi a compromettere l’autostima. L'aspetto conta, certo, ma non deve necessariamente contare di più tutto. Un genitore deve aiutare un figlio a mantenere una sana autostima, dando valore al suo "essere", a quello che fa, e portandolo ad amare il proprio aspetto, per arginare l’infelicità che può derivare da un esagerato perfezionismo.


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