Desta grande preoccupazione l’incidenza di autolesionismo, depressione, ideazioni suicidarie tra i più giovani. Una sofferenza di cui si ha sempre più coscienza a livello sociale per quanto riferiscono i terapeuti che hanno in cura i giovani, e anche per il forte aumento dei casi di tentato suicidio nel nostro paese (+ 75% negli ultimi due anni) e il suicidio è la seconda causa di morte in Italia nei giovani tra i 15 e i 24 anni.
Uno studio recentemente condotto ha gettato luce su un tema importante e spesso sottovalutato: il rischio di pensieri e comportamenti suicidi tra i preadolescenti. Secondo questa ricerca, i preadolescenti che si percepiscono come un peso per gli altri sono particolarmente inclini a sviluppare pensieri suicidari.
Questo dato rivela una dinamica emotiva delicata che può avere conseguenze profonde sulla salute mentale dei ragazzi in questa fase cruciale dello sviluppo.
Ma non è solo il senso di essere un peso che può mettere a rischio i preadolescenti. Anche le critiche, specialmente quelle provenienti dai genitori o dai caregiver, sono emerse come fattori significativi associati ai pensieri e ai tentativi suicidari in questa fascia d'età. Questo sottolinea la responsabilità della famiglia per il benessere psicologico dei preadolescenti.
I risultati di questo studio, pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, pongono l'attenzione su una problematica emergente e sempre più preoccupante. Le preadolescenti, in particolare, sembrano essere a un rischio maggiore, dato che indica la necessità di interventi mirati e preventivi specifici per questo gruppo di giovani.
La ricercatrice principale, Renee Thompson, sottolinea l'urgenza di identificare e affrontare i fattori di rischio associati ai pensieri suicidari precoci. Questo non solo aiuta a individuare i giovani che potrebbero avere bisogno di supporto psicologico, ma fornisce anche indicazioni cruciali per lo sviluppo di interventi efficaci e trattamenti appropriati.
Per condurre lo studio, la dottoressa Thompson e il suo gruppo di ricerca hanno analizzato una vasta gamma di fattori di rischio, tra cui depressione, disconnessione emotiva, conflitti con i caregiver e incapacità di esprimere i propri sentimenti.
Le indagini, condotte attraverso interviste e questionari somministrati periodicamente, hanno fornito una panoramica dettagliata della complessa interazione di questi fattori nel determinare il rischio di pensieri suicidari tra i preadolescenti.
I risultati sono stati sorprendenti e preoccupanti: circa il 30% dei ragazzi analizzati soddisfaceva i criteri per una grave depressione, e durante il periodo dello studio sono stati identificati ben 70 casi di pensieri o comportamenti suicidari. In particolare, le ragazze sembravano essere più vulnerabili, con un rischio quattro volte maggiore rispetto ai ragazzi.
Tuttavia, gli autori dello studio evidenziano che esistono fattori specifici che possono essere presi in considerazione per la prevenzione e il trattamento dei pensieri suicidari nei più giovani.
Ad esempio, l'abilità di esprimere i propri sentimenti e il supporto emotivo da parte dei familiari sono stati identificati come fattori protettivi cruciali.
In conclusione, lo studio sottolinea l'importanza di affrontare con tempestività e sensibilità il problema dei pensieri suicidari tra i preadolescenti. Solo attraverso un'azione coordinata e basata sull'evidenza è possibile ridurre efficacemente il rischio e garantire una efficace prevenzione. Iniziando dalla cura e dalle relazioni quotidiane, fatta anche di attenzioni minime, se si pensa quanto poco basta per far sentire a un giovane di essere di peso, e come questo possa avere conseguenze terribili.