A volte i genitori vedono l’adolescenza di un figlio come il passare da un problema all’altro. Ogni giorno ce n’è uno e alla fine questo provoca in tutti frustrazione e stanchezza, sia nei giovani che negli adulti.
Le frustrazioni di genitori e figli hanno origini comuni, spiega la psicologia.
La crescita evolutiva continua a modificare e a reimpostare la definizione di sé dei ragazzi, creando costanti necessità di comprensione e adattamento per i genitori.
L'adolescenza non ha limiti né attenzioni nel modo in cui spinge incessantemente al cambiamento. Tutto quello che precedentemente era abituale viene continuamente messo in discussione e accantonato per quello cose nuove e diverse.
Agli occhi dei genitori anche il carattere dei figli sembra in radicale trasformazione, ora sono più riservati o meno fiduciosi, meno accondiscendenti, spigliati o intraprendenti, e così via, di quanto non fossero fino a pochi anni prima.
Imparare dall’esperienza per tentativi ed errori comporta anche il fare scelte sbagliate che hanno conseguenze impreviste e indesiderate da vivere e affrontare.
Certo, insegnare qualcosa prima che ci si trovi di fronte a un certo problema può aiutare a appianare un po' la strada. Tuttavia, l'apprendimento dopo i fatti, basato sugli errori, insegna in modo di sicuro più doloroso ma anche più profondo.
Quando nel rapporto tra genitore e figlio si crea un problema, bisogna considerare la prospettiva, per comprendere cosa sia quel problema.
Dal punto di vista degli adulti, un "problema" è di solito un giudizio espresso dai genitori che mostra un certo grado di insoddisfazione o preoccupazione per la condotta o la salute del figlio.
Applicare l'etichetta di "problema" a qualche aspetto della condotta di un adolescente esprime il malcontento attraverso il paragone con un modello ideale e sottolineandone la discrepanza.
Questa discordanza, spiegano gli psicologi, può essere colmata in alcuni modi diversi e diversamente efficaci.
I genitori possono convincere l'adolescente a modificare il suo comportamento per adattarlo a quello che desiderano, con un obbligo, una “ritorsione” del tipo: se non fai prima una certa cosa, non potrai avere quel permesso o quella cosa che desideri.
Oppure, gli adulti possono modificare le loro aspettative per adattarle al comportamento dell'adolescente, esprimendo un disaccordo ma lasciando al figlio la possibilità di fare o scegliere quello che a loro non piace. Una musica, un vestito, un’attività extrascolastica, e così via.
Possono anche mescolare un po' di cambiamento delle aspettative e un po' di accettazione di quello che vuole il loro ragazzo per arrivare a un compromesso.
Quello che costituisce un problema dipende spesso dalla percezione che si ha di una certa cosa. In questo, ed è esperienza quasi quotidiana nella loro relazione, giovani e adulti possono avere un parere diametralmente opposto: quello che sembra un "problema" per un genitore non lo è per nulla per un figlio.
Se i genitori assumono una posizione autoritaria, riservandosi in pieno la responsabilità della decisione, questo può causare un problema al loro ragazzo. Un divieto, ad esempio di usare il cellulare, di uscire con gli amici, di andare a quella certa festa, diventa un impedimento che limita in modo insostenibile la sua libertà e le sue possibilità di contatto.
Essere genitori, sottolineano i pedagogisti, non è certo una gara al farsi voler bene attraverso concessioni, perché gli adulti devono fornire una struttura, regole, coerenza e una supervisione che stabilisca le condizioni per una vita familiare positiva e serena.
I giovani da parte loro si sentono ostacolati nel loro impulso all'indipendenza. E, tuttavia, da un punto di vista educativo, creare problemi al proprio ragazzo fa in una certa misura parte di quello che genitori coscienziosi devono occasionalmente fare nella relazione con lui.
Gestire tutto questo può creare tensioni e problemi tra i genitori stessi.
A volte la percezione di ciò che è un problema o meno con i figli può essere legato all’esperienza o alla sensibilità di quel padre o di quella madre.
Può essere anche una questione di genere, in un certo senso. Un genitore in un certo caso può accettare un comportamento in un adolescente dello stesso sesso che il genitore dell'altro sesso trova inaccettabile o preoccupante. Può dire al compagno: essendo maschio non puoi comprendere cosa rappresenti questa cosa per una ragazza. E viceversa.
Solo l’apertura e il dialogo tra gli adulti possono portare a comprendere meglio quello che a prima vista potrebbe risultare insolito.
Un problema può diventare una percezione potenzialmente carica emotivamente quando un evento, un comportamento o una situazione vengono etichettati negativamente. Chi sente in modo forte un certo problema, ha bisogno che venga comunicato, cambiato o corretto. Ad esempio, una menzogna, un tradimento della fiducia concessa, e così via.
In un caso del genere, genitori e figli possono muoversi su un terreno emotivo delicato. Gli adulti rischiano di sentirsi offesi, impazienti o eccessivamente critici, mentre i giovani possono sentirsi troppo criticati, pressati o biasimati.
Non è solo il genitore angosciato a sentirsi emotivamente vulnerabile, ma lo è anche l'adolescente che viene biasimato. Per questo, sottolineano gli esperti, quando un genitore affronta un problema tipico dell’adolescenza, deve procedere con cautela. La scelta delle parole che userà può fare la differenza.
Il consiglio è quello di essere ”emotivamente sobri”. In altre parole, di non pensare seguendo emozioni e sentimenti del momento, di evitare un linguaggio valutativo che può peggiorare ulteriormente una situazione già difficile.
Valutare e descrivere un certo comportamento come "problema" è di fatto un giudizio, e il ragazzo può sentirsi solo giudicato e criticato.
Se si cade nell'accusare, nell’assegnare categorie e negli insulti, si può arrivare a utilizzare parole offensive che difficilmente verranno dimenticate e che mettono i giovani sulla difensiva.
Meglio prendersi il tempo per calmarsi e procedere in modo emotivamente equilibrato, con un linguaggio oggettivo, con parole che descrivano specificamente cosa è successo in termini di comportamenti ed eventi che sono motivo di preoccupazione, attenendosi ai dettagli di quello che è successo.
I problemi dell’adolescenza sono un banco di prova per i genitori. Devono diventare un’occasione per dare l’esempio su come parlare in modo costruttivo. Offrono la possibilità di capire cosa preoccupa un figlio o cosa ha bisogno di cambiare.
Sono troppo importanti le difficoltà che può avere o generare un figlio adolescente, perché i genitori possano mostrarsi turbati. La maturità adulta deve prevalere e stabilire un punto di vista realistico, una via d’uscita.
I problemi sono spesso prevedibili, sono momenti nel processo di crescita, occasioni perché vengano esercitati una supervisione e un “affiancamento” adulti, fatti di una premurosa attenzione.
La preoccupazione può aprire un canale di comunicazione, mentre la sola critica lo può rendere impossibile.