Per gentile concessione dell'autore, pubblichiamo un estratto da "Le due madri. Storia di una bambina in affido" di Gianfranco Mattera (Edizioni San Paolo)
Non ci sono scuole per diventare delle brave mamme. Non ci sono insegnanti che preparano all’avventura irripetibile di crescere un figlio. A volte non si è pronti. A volte si è troppo fragili e schiacciati dalle proprie difficoltà per prendersi cura di un figlio. A volte si ha bisogno d’aiuto e non si è capaci di chiederlo, o di accettarlo.
Solo un figlio può far nascere una mamma. Perché la domanda più complessa non è come cresce un figlio, ma come cresce una mamma.
Il libro di Gianfranco Mattera guarda da dentro l’affidamento familiare, nella sua complessità. Non una storia di burocrazia, ma una duplice storia d’amore.
Al termine del libro è presente un approfondimento della Dottoressa Giuseppina Mostardi, docente di Metodi e tecniche presso le università Lumsa e La Sapienza di Roma, che per dieci anni ha ricoperto la carica di giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Roma, che ci ricorda che: ‘Parlare di affidamento familiare significa parlare di un aiuto, di un sostegno temporaneo che persone singole o famiglie offrono a genitori fragili per tutelare i loro bambini. È un appoggio che è sempre stato presente nella storia dell’umanità fatto di sensibilità, dedizione, capacità, attenzione e solidarietà verso la sofferenza. Non è quindi un’invenzione di oggi, ma un atteggiamento forse inscritto nel DNA degli esseri umani, una sorta di “empatia familiare” che sente e riconosce il dolore, la vulnerabilità dell’altro e la fa propria intervenendo per alleviarla. Quando un genitore si ammala, muore, maltratta, o abbandona i figli, la comunità è sempre intervenuta con modalità diverse anche se con livelli di incisività differenti’.
Coniugando diversi saperi e conoscenze, la storia che Gianfranco Mattera ci presenta svela l’umanità che sottende scelte intime, a volte dolorose, altre inaccettabili, ma necessarie.
(dalla scheda editoriale)
Un estratto dal libro:
Giulia
A me non può bastare d'incontrarti un'ora a settimana. In presenza di un'altra persona, che ci controlla. In una stanza chiusa. Senza finestre. Senza la libertà di dirti quello che penso. Di spiegarti, quello che sta accadendo. Nessuno può costringermi a starti lontana. Io ho sete di te. Di te che sei aria respiro sostanza. Di te che sei più della mia stessa vita. Voglio vederti tutti i giorni. Ogni minuto. Ogni secondo. Senza limitazioni. All'aperto. In un parco. Mangiando un gelato. Facendo una passeggiata. Ridendo di una sciocchezza buttata lì tanto per stare assieme. In armonia. Con leggerezza. Sedute su di una panchina. In un bar davanti ad un caffè. Tra gli scaffali di una biblioteca. Al centro commerciale. In una boutique. Ovunque ti desidero. Sono tua madre! Ne ho il diritto.
Roberta
Da grande comprenderai che non è vero che si diventa genitori solo perché si partorisce un figlio, che ai bambini ciò che più serve è essere amati di un amore incondizionato, non soltanto di essere messi al mondo. Sei entrata nella mia pancia che avevi cinque anni, dopo ventisette mesi d’istituto: da subito mi sono sentita come attratta, da subito mi sono innamorata di te, la tua presenza mi ha restituito la bellezza di sentirmi viva, di essere utile a qualcuno, di alzarmi la mattina e avere uno scopo. C’è la possibilità che un giorno ci separino, sono una mamma a tempo per te, con la data di scadenza, come la cioccolata, il latte in bottiglia, i biscotti, il tonno in scatola. Non dipende da me, credimi! Se potessi fermerei il tempo, ti terrei attaccata a me tutta la vita: non sono pronta a staccarmi da te, a dividere le nostre strade, a lasciarti andare. A dirla tutta spero che non accada, sei troppo piccola per capire il significato delle mie parole, sono discorsi da grandi, sono alberi, grattacieli, montagne da scalare: cose più grosse di te, della tua età. Per questo te ne lascio traccia, dovesse succedere, fosse inevitabile il distacco: un giorno sarai in grado di giudicare che non ti ho abbandonata, che altri hanno deciso per noi, che io con te, ci volevo stare. Questo posso iniziare a dirti: senza figli ero una donna infelice, senza di te, tornerei a esserlo.
Il libro si può acquistare qui
L'autore
Gianfranco Mattera (Ischia 1975) ha vinto il primo premio del concorso di racconti inediti Grenzen Frontiere (2013). Ha pubblicato la raccolta di racconti Anna e i Burattini (Curcu e Genovese, 2014), il romanzo di formazione I Fiori di Parigi (Alpha Beta Verlag, 2016) e il libro Brutte Storie Bella Gente (San Paolo, 2018), vincitore del premio della critica al concorso internazionale Gian Antonio Cibotto (2019). Nel settore sociale vanta una ventennale esperienza professionale come educatore e assistente sociale. Ha lavorato in vari enti pubblici del privato del Trentino, dove attualmente risiede.