Un'ulteriore dimensione tematica di riflessione sugli adolescenti, Passioni, arricchisce la nuova edizione de “Il miele e l’aceto” di Lamberto Bertolé (Laurana Editore). Per gentile concessione dell'autore e dell'editore ne pubblichiamo un estratto.
Il tema delle passioni sollecita molto gli adulti, ovviamente. Sul piano della razionalità genitori, insegnanti, educatori possono ancora confrontarsi e credere di controllare i ragazzi, sconfiggendo l’ansia della loro alterità emergente. I ragazzi, però, più crescono e si individuano, più diventano autonomi, più possono soggiacere a passioni non più affrontabili sul piano della razionalità, passioni sfrenate che inquietano e tengono a distanza gli adulti, che non sanno come affrontarle e governarle.
In questo lavoro abbiamo parlato degli adolescenti dal punto di vista degli adulti che con loro si confrontano, adulti che, a volte, si pongono in modo un po’ distante, nostalgico e in definitiva svalutante, come quelli che ai loro tempi “saltavano i fossi per la lunga”, criticando e quasi demonizzando gli adolescenti spenti con cui hanno a che fare. Sono a volte genitori che non capiscono cosa provino i figli, quello che vivono nelle loro passioni vuote che, nei casi estremi, rispondono a un impulso di morte e nemmeno più a un desiderio effimero di piacere. Nelle passioni povere l’istinto distruttivo e autodistruttivo ha forse più peso di quello del godimento.
Queste passioni fanno esplodere negli adulti le ansie più grandi, fanno sorgere la più grande distanza, senso di scacco e di impotenza, di estraneità nei confronti dei ragazzi. È decisivo, dunque, a mio parere, per stare meglio e realmente in relazione con loro, non sfuggire (anche il rifiuto o l’imposizione autoritaria sono una forma di fuga) ma osservare, cercare di capire, confrontarsi il più possibile con i ragazzi su questo tema.
Ha spesso grande spazio nel discorso pubblico sugli adolescenti il tema della sfrenatezza, dei comportamenti a rischio, delle “imprese” avventate e degli atti antisociali, di interessi quasi ossessivi e attività spesso svolte in gruppo che sembrano rituali, di “giochi” e sfide, anche attraverso la comunicazione virtuale, innervati di sadismo e di masochismo, all’interno dei quali un ragazzo assume ora la maschera del carnefice ora della vittima.
Sono tutti comportamenti che rappresentano passioni povere che, agli occhi degli adulti, sembrano senza controllo. Senza limite, senza freno. Le passioni che bruciano e che non hanno inibizioni né in sé, né negli altri. Queste passione quasi cieche, a volte vengono animate dal gruppo, a volte si trasformano in un’ossessione individuale.
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Gli adolescenti sono impulsivi per natura, è un luogo comune condiviso dalla gran parte degli adulti. Sono come bombe pronte ad esplodere alla minima sollecitazione. Molti genitori assumono un atteggiamento passivo di fronte all’irrequietezza e all’imprevedibilità di un figlio adolescente, quasi incrociando le dita nella speranza che nessuno accenda la miccia che porterà a un'esplosione. Oppure, al contrario, li controllano e limitano la loro libertà di movimento, nel tentativo di proteggerli da esperienze avventate e gesti pericolosi.
Sappiamo tuttavia che un adolescente, da un punto di vista evolutivo, ha la necessità di provare nuovi comportamenti e ruoli. Farlo comporta a volte dei rischi, ma non necessariamente il rischio fine a se stesso. I ragazzi sono spinti ad esplorare i loro ambienti e ad imparare tutto quello che possono su quanto li circonda. L’adolescenza è un tempo di esplorazione e apprendimento: i ragazzi per questa via apprendono le abilità essenziali per entrare con successo nell'età adulta. È il momento in cui i giovani imparano come affrontare e vivere le relazioni sociali, sviluppare un’idea di sé, e capiscono come fare le cose in modo indipendente.
Imparare ed esplorare, per definizione, richiede di fare esperienze il cui risultato è sconosciuto; si prendono alcuni rischi al fine di comprendere e assimilare nuove informazioni. L'essenza dell'esplorazione è avventurarsi nell'ignoto per avere la possibilità di qualcosa di meglio. L’adolescenza è un periodo di maggiore autonomia, socializzazione e autocoscienza.
Cosa avviene di tutto questo nell’epoca delle passioni povere? Per molti ragazzi, in questa fase storica, il tavolo da gioco è truccato: il contesto in cui si trovano a crescere non permette una vera esplorazione, non consente un’assunzione di rischi in grado di definire e potenziare la personalità nella direzione del futuro adulto. Il modo in cui un ragazzo sceglie di esplorare il suo mondo dipende dal modo in cui pensa a se stesso e al proprio avvenire, dal modo in cui vede e giudica il suo mondo sociale. Se questo mondo è il risultato di una narrazione al negativo, quel ragazzo si trova in trappola, la sua energia e il suo bisogno di sperimentare non hanno sbocchi se non quelli spesso implicitamente autodistruttivi di sfrenate passioni povere. Abuso di sostanze, comportamenti devianti, pratiche ed atti che comportano rischi fine a se stessi, a volte letali. La disposizione buona all’azzardo e alla sfida si trasforma, in questi casi, in un boomerang. In autolesionismo. […]
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