Info: info@ubiminor.org  |  Segnalazioni: notizie@ubiminor.org  |  Proposte: redazione@ubiminor.org

 facebook iconinstagram iconyoutube icon

“Riportando tutto a casa” è un omaggio alla musica dei Modena City Ramblers ma è soprattutto un viaggio nel mondo dell’educazione. Quindici anni di incontri e storie con cui confrontarsi e da raccontare. Ci sono le vite di adolescenti e giovani, molti dei quali cresciuti in comunità o in affido: il loro coraggio e la loro tenerezza, le tante difficoltà affrontate ma anche la loro speciale resilienza. Con queste storie dialogano idealmente una serie di articoli pubblicati sul blog omonimo, frutto di anni di lavoro nel mondo del sociale, nati da esperienze concrete e dall’incontro con professionisti e volontari, preziosi compagni di strada.

20230102Copertina FB

Un libro che vuole in realtà essere un ideale atto di restituzione perché, con le parole di Daniele Mencarelli, “scrivere è un dovere”, soprattutto se si ha il privilegio di incontrare anime e vite così vere.

Perché ho scritto questo libro

Questo libro tratta temi di nicchia, che hanno poco spazio nella narrazione mainstream e, quando lo trovano, vengono spesso affrontati in modo impreciso o addirittura distorto. Esiste, come scrive l’attivista Chimamanda Ngozi Adichie, il “pericolo di una storia unica”, in cui chi ha meno strumenti e privilegi per narrarsi resta escluso. Penso invece che i protagonisti e le protagoniste di queste storie meritino di essere raccontati e di potersi raccontare. Un modo per sentirsi visti e riconosciuti e scoprirsi, magari inaspettatamente, risorsa anche per altri.

Introduzione

“Le parole con me si sono sempre fatte avanti,
 lasciandomi l’idea che il dolore può essere compreso”.
(Pierluigi Cappello)

Facendo sommariamente i conti, mi sono accorta che nel 2020 ho celebrato quindici anni di lavoro nell’ambito dell’educazione. Certo, le prime esperienze di volontariato erano iniziate molto prima, in parrocchia, a scuola o in casa-famiglia.     
Ma era il 2005 quando, per la prima volta, un coordinatore riminese ha visto una luce nel mio sguardo e mi ha permesso di varcare per la prima volta la porta di un centro giovani della mia città.

C’erano due educatori, Wolli e Andrea, ad accogliermi: erano le tre del pomeriggio ma avevano lo sguardo di chi si era appena alzato dal letto e aveva bisogno di una gigantesca dose di caffè. Intanto indaffarati Vam e Stefano, due frequentatori assidui del centro, sostituivano un cavo elettrico in sala prove.

È stato quello lo stesso giorno in cui proprio quel coordinatore, Guido Fontana, mi ha insegnato che per educare basta anche “un vecchio biliardino”, ossia un mediatore, uno strumento di relazione.

Questa raccolta di articoli e racconti allora non è altro che una forma di restituzione.

È fissare su carta le storie e le esperienze che ho avuto il privilegio e la responsabilità di accogliere, tutte le cose che ho cercato di apprendere.

Troverete le vite di adolescenti e giovani con esperienze familiari complesse, in certi casi costretti a crescere in una comunità di accoglienza, in affido o in una casa-famiglia. Alcuni tra loro sono giovani migranti, giunti in Italia soli quando erano ancora minorenni.

Dialogano con queste storie articoli, riflessioni, recensioni che in questi anni hanno accompagnato il mio lavoro in ambito educativo e sociale.

Alcuni brani nascono da lunghi dialoghi con i ragazzi e le ragazze protagonisti a cui ho dato semplicemente un’opportunità per fare ascoltare la loro voce in modo più forte e cercando di uscire dai soliti clichè. In altri casi i nomi sono di fantasia ma raccontano vite incredibilmente reali.

La scrittura e la lettura sono sempre state per me strumenti per affrontare la solitudine e la marginalità, per ricomporre ferite che mi sembravano troppo profonde per essere curate.

Se queste parole potranno in qualche modo risuonare nel cuore di altri e trovare corrispondenza nei pensieri e nelle vite di chi le legge, sarà per me un grande regalo.

Ogni pagina nasce da una confidenza ricevuta, da un segreto condiviso, da lunghe chiacchierate al tavolino di un bar davanti a un caffè, in riva al mare o mangiando un piatto di riso cucinato con mille spezie, dall’ascolto e dalla condivisione con educatori e educatrici, insegnanti, assistenti sociali, psicologi, volontari.

Sono il frutto di 15 anni di incontri, di viaggi ed esperienze che hanno profondamente influenzato la mia visione del mondo.

Come perle di uno scrigno che per tanto tempo ho custodito le riconsegno a nuovi lettori e lettrici, perché possano riflettere nuova luce.

Dietro ad ogni racconto ci sono volti, nomi e ricordi per i quali non smetterò mai di ringraziare.

20230102Copertina Video

Biografia

Silvia Sanchini è nata a Rimini nel 1983 e ha vissuto tra Rimini, Bologna e Roma. Da sempre impegnata nel volontariato, ha svolto anche esperienze all’estero (in Albania e Brasile), dal 2007 al 2009 è stata presidente nazionale della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) e ha collaborato con diverse organizzazioni del terzo settore. Negli ultimi anni ha lavorato nell’ambito della comunicazione sociale e si è appassionata allo storytelling. Dal 2013 cura il blog “Riportando tutto a casa”. Oltre alla passione per l’educazione e la pedagogia e ad una laurea magistrale in Formazione e cooperazione, da sempre divora libri e usa la scrittura come luogo, parafrasando David Grossman, in cui “sentirsi a casa”. È affascinata dalle storie di chi non ha paura di mostrare la propria fragilità, dai fiori che crescono tra l’asfalto e da chi sa trarre anche dalle proprie ferite una nuova forza e una nuova luce.


Accetto i Termini e condizioni