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Tra i sentimenti particolarmente negativi che possono affliggere la psiche di un adolescente c'è la percezione di una possibile "invalidazione" da parte degli altri e, più in generale, di una mancanza di accettazione.

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L'invalidazione della famiglia è stata rilevata facendo domande come: "Ci sono stati momenti in cui non ti sei sentito accettato dalla famiglia? O nei quali tu non potevi esprimere i tuoi veri pensieri e i tuoi veri sentimenti? O durante i quali se tu avessi espresso sentimenti e pensieri saresti stato allontanato, punito, ignorato o preso in giro?"

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Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Brown University suggerisce che indipendentemente da altri fattori di rischio noti, la rilevazione del senso di invalidazione dei ragazzi da parte di familiari o colleghi può aiutare a prevedere se compiranno atti di autolesionismo, adotteranno comportamenti pericolosi o addirittura se potrebbero arrivare a tentare il suicidio.

In alcuni casi, come nell'ambito del rapporto con i coetanei, quel senso di invalidazione potrebbe provenire dall'essere stati vittime di episodi di bullismo; in altri potrebbe essere più sottile, riferito ad eventi meno clamorosi.

Nel caso della famiglia, per esempio, un adolescente gay potrebbe accusare un forte grado di invalidazione, se percepisse che i genitori potrebbero disapprovare o essere delusi dal venire a saperlo, ha detto l'autrice dello studio Shirley Yen, professore associato di psichiatria e comportamento umano nel Warren Alpert Medical School della Brown University.

Per lo studio, pubblicato online nel Journal of Child and Adolescent Psychopharmacology, Yen ed i suoi colleghi hanno seguito un gruppo di 99 ragazzi, ognuno dei quali ricoverato in un ospedale psichiatrico a seguito di tentativi di suicidio o perché vi era un serio pericolo che questo accadesse. Il follow-up è stato fatto sei mesi dopo. Nel corso del lavoro i ricercatori hanno valutato la percezione che della famiglia avevano i ragazzi e l'invalidazione prodotta dai pari, nonché altri fattori di natura demografica o psichiatrica. Hanno inoltre monitorati se i ragazzi (o i loro genitori) avessero segnalato nuovi tentativi di suicidio o eventi connessi a possibili tentativi, o se l'adolescente si fosse tagliato o avesse attuato altre forme di autolesionismo.

L'invalidazione della famiglia è stata rilevata facendo domande come: "Ci sono stati momenti in cui non ti sei sentito accettato dalla famiglia? O nei quali tu non potevi esprimere i tuoi veri pensieri e i tuoi veri sentimenti? O durante i quali se tu avessi espresso sentimenti e pensieri saresti stato allontanato, punito, ignorato o preso in giro?" Domande simili sono state formulate anche in riferimento al rapporto con i coetanei. I ricercatori hanno valutato l'invalidazione al momento del ricovero in ospedale. Poi, passati sei mesi, i ragazzi sono stati invitati a ricordare il livello di tali sentimenti mettendoli in riferimento a eventi degni di nota. È stata fatta una valutazioni per ogni settimana del precedente semestre. Dopo aver statisticamente rappresentato l'incidenza di altri fattori di rischio noti, quali un basso livello di affetti o alti livelli di aggressività, la dottoressa Yen ha scoperto che una medio-alta percezione di invalidazione da parte della famiglia si è dimostrata un predittore statisticamente significativo di suicidio tra i ragazzi. Un forte grado di invalidazione da parte dei pari, al contempo, predice comportamenti di autolesionismo, in eguale incidenza tra maschi e femmine.

"Questo indica l'importanza e la necessità di valutare i sentimenti di invalidazione provati dal singolo adolescente", ha detto la dottoressa Yen. "È una cosa ben diversa dalla mancanza di supporto o relazioni sociali”. La studiosa sostiene che medici e psicologi potrebbero trovare la misura dell'invalidazione percepita particolarmente utile nel contesto preso in considerazione dallo studio: identificazione di un più elevato tasso di suicidio o di automutilazione all'interno di un gruppo di ragazzi già valutato come molto problematico.

La dottoressa Yen ha dedicato molti anni di lavoro al tentativo di comprendere i diversi fattori di rischio del suicidio e dell'autolesionismo tra i giovani in difficoltà. Il suo obiettivo è quello di approfondire quanto possibile fattori di pericolo per i giovani quali l'invalidazione familiare o dei pari, in modo tale da poter produrre nuovi efficaci interventi clinici o migliorare quelli esistenti.


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