La diffusione dell’obesità tra gli adolescenti è in forte aumento a livello globale. Nei paesi occidentali i giovani che soffrono di questa condizione fisica sono tra il 20% e il 30%. Vari fattori biologici, sociali e psicologici limitano il trattamento e la prevenzione dell’obesità in adolescenza, la quale ha pesanti conseguenze anche psicologiche e relazionali.
Uno studio pubblicato sulla rivista Pediatric Research descrive l’associazione tra esperienze infantili avverse e rischio di obesità in adolescenza. Lo studio identifica le difficoltà comportamentali e il concetto di sé come potenziali mediatori di questa associazione.
È noto che l’obesità nell’adolescenza aumenta il rischio di diabete, ipertensione, malattia coronarica, cancro e mortalità prematura. Una complessa interazione tra fattori ambientali, fattori genetici e atteggiamenti psicologici è considerata il principale motore dell’obesità.
Le prove esistenti evidenziano anche che l’esposizione a esperienze avverse durante l’infanzia può potenzialmente aumentare il rischio di aumento di peso e obesità durante l’adolescenza.
Esperienze infantili avverse, inclusi abusi fisici, emotivi e sessuali, malattie mentali di chi si prende cura di loro, abuso di sostanze, ambiente domestico violento, povertà e perdita dei genitori, possono influenzare direttamente o indirettamente i bambini minando il loro senso di sicurezza. Tuttavia, non è chiaro come queste esperienze aumentino il rischio di obesità.
Il presente studio mira a identificare possibili fattori che potrebbero influenzare l’associazione tra esperienze avverse infantili e rischio di obesità adolescenziale.
Progettazione dello studio
I ricercatori hanno analizzato i dati prospettici raccolti dallo studio di coorte Growing up in Ireland, che ha riguardato 8568 bambini di 9 anni nati tra il 1997 e il 1998 e le loro famiglie. I bambini sono stati seguiti e valutati a 13 e 18 anni di età. Un totale di 6216 famiglie ha partecipato all'intera indagine.
Lo studio ha considerato l'esposizione infantile a 14 esperienze avverse avvenute prima dei 9 anni. L'indice di massa corporea (BMI), una misura consolidata dell'obesità, è stato calcolato nelle case degli adolescenti all'età di 9, 13 e 18 anni. Quando i ragazzi avevano 13 anni, sono stati raccolti quattro tipi di mediatori, tra cui l’attività quotidiana, la qualità della dieta, il concetto di sé e le difficoltà comportamentali.
Osservazioni importanti
L'analisi finale dello studio è stata condotta su 4.561 adolescenti. Di questi, il 77,2% aveva riportato eventi avversi durante l’infanzia, il 50,5% erano femmine e il 26,7% era sovrappeso o obeso all’età di 18 anni.
Gli adolescenti che hanno sviluppato obesità a 18 anni avevano maggiori probabilità di avere avuto esperienze infantili di morte di un membro della famiglia, spostamento di casa o divorzio dei genitori rispetto ai loro coetanei non obesi. Un BMI più elevato è stato osservato a 9 e 13 anni di età nei bambini esposti a esperienze avverse rispetto ai bambini non esposti.
Un più basso concetto di sé e maggiori difficoltà comportamentali sono stati osservati durante l'adolescenza per coloro che sono stati esposti a esperienze avverse durante l'infanzia. Sono state rilevate differenze significative nelle difficoltà comportamentali, nel BMI e nel reddito familiare tra i ragazzi esposti alle avversità e quelli non esposti all’età di 13 anni. I giovani esposti a esperienze avverse hanno vissuto per lo più in famiglie a basso reddito durante l’adolescenza.
È stato rilevato che un BMI genitoriale più elevato e un reddito familiare più basso sono associati a un BMI più elevato all’età di 18 anni. È stata riscontrata anche un’associazione tra la frequenza dell’attività fisica intensa e un BMI inferiore degli adolescenti all’età di 18 anni. Tuttavia, tale associazione non è stata riscontrata con certezza in relazione alla qualità della dieta.
L’analisi dell’effetto dei possibili mediatori ha rivelato che bassa autostima e maggiori difficoltà comportamentali mediano indirettamente l’associazione tra esperienze avverse infantili e rischio di obesità in adolescenza.
Significato dello studio
Lo studio rileva, in definitiva, che l’esposizione a esperienze avverse prima dei 9 anni può aumentare le difficoltà comportamentali e ridurre il concetto di sé a 13 anni e può causare obesità a 18 anni. L’associazione tra i due fattori non può comunque essere considerata come diretta ma solo per induzione.
Le questioni sollevate dai ricercatori sono comunque preziose per suggerire accorgimenti di miglioramento delle attività di prevenzione dell’obesità, che devono essere allargate anche a una considerazione più ampia del contesto familiare in cui crescono i giovani e un supporto più efficace alle difficoltà che vivono nell’ambiente domestico.