I giovani stanno oggi crescendo in un mondo sempre più saturato dai social media, nel quale la tecnologia, in continua evoluzione, gioca un ruolo centrale nel plasmare la maggior parte delle loro esperienze, influenzando anche il loro stato interiore.
La rapida crescita dell'uso dei social media ha di conseguenza creato allarmi e timori nei genitori e nella società in genere, in riferimento al benessere sociale e psicologico dei ragazzi.
Un gruppo di ricercatori ha utilizzato dati reali sull’utilizzo e sull’influenza dei social media per dimostrare che i giovani potrebbero effettivamente essere molto più sensibili ai feedback, ai “mi piace” rispetto agli adulti, e che questo ha un impatto diretto sul loro coinvolgimento nelle attività online e sulla qualità del loro umore.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances.
Una delle principali paure che riguardano i social media è che potrebbero provocare ansia nei giovani, spingendoli a continuare a usare le app più di quanto in realtà vorrebbero, in modo da ottenere sempre più like. Uno dei ricercatori ha affermato che: "L'adolescenza è un periodo di sviluppo in cui sia la sensibilità alla ricompensa che quella al rifiuto sono particolarmente forti, e queste sono state rispettivamente collegate a un aumento del comportamento impulsivo e a sintomi depressivi".
Gli studiosi hanno utilizzato un approccio a tre livelli per analizzare il problema. In primo luogo, hanno esaminato un ampio set di dati di post Instagram nella vita reale e hanno utilizzato un modello computazionale per catturare la sensibilità ai “mi piace”.
In secondo luogo, hanno realizzato uno studio sperimentale, che replicava le caratteristiche delle piattaforme di social media e poteva essere utilizzato per tracciare i cambiamenti di umore.
Infine, uno studio esplorativo di neuroimaging ha mostrato che la sensibilità al feedback dei social media è correlata alle differenze individuali nel volume dell'amigdala.
Presi insieme, i tre studi hanno prodotto prove convergenti sul fatto che i giovani potrebbero effettivamente essere molto più sensibili al feedback dei social media rispetto agli adulti.
L'adolescenza è un periodo cruciale della nostra vita, caratterizzato da una maggiore sensibilità all'approvazione e al rifiuto dei pari, sottolineano i ricercatori. Nel contesto della ricerca, questa maggiore sensibilità porta a un interessante paradosso: mentre ricevere “mi piace” sembra generare un senso di connessione e può migliorare l'umore dei giovani, questo risultato positivo potrebbe anche creare una tale attrazione verso le app da portare a un uso eccessivo e quindi problematico.
D'altro canto, data la loro sensibilità, i giovani smetterebbero di usare le piattaforme prima degli adulti se non ricevessero like, ma questo potrebbe anche portare a un umore sempre più negativo.
Poiché i risultati dei ricercatori suggeriscono che l'attuale configurazione delle piattaforme dei social media potrebbe avere effetti sia positivi che negativi sui giovani, sembra che potrebbero essere necessari interventi per affrontare gli effetti collaterali negativi.
I ricercatori propongono che, in primo luogo, le piattaforme modifichino le strutture di incentivazione, spostando l'enfasi dai like verso un coinvolgimento più significativo.
In secondo luogo, suggeriscono che non dovremmo concentrarci solo sul rafforzamento dell'alfabetizzazione digitale dei giovani, poiché probabilmente ne sanno più di qualsiasi altra generazione su questo argomento, ma piuttosto concentrarci sullo sviluppo di una regolazione emotiva in grado di essere efficace negli ambienti online.
"Sebbene i social media svolgano un ruolo importante nel promuovere alcuni aspetti dello sviluppo dei giovani, come la formazione dell'identità e la connessione sociale, il nostro studio rivela che possono anche presentare degli aspetti molto problematici, in particolare in relazione agli stati d'animo dei giovani.
Date le crescenti preoccupazioni sull'impatto dei social media sulla salute mentale, è fondamentale che comprendiamo ulteriormente come i giovani interagiscono e rispondono ai social media, affrontando al contempo gli aspetti unici e specifici delle loro fasi di sviluppo" concludono i ricercatori.