La questione relativa a cosa effettivamente sia un’emozione ha appassionato, nei secoli, dapprima i filosofi e più tardi psicologi e neuroscienziati. E’ possibile, a questo proposito, identificare due diverse tradizioni.
La prima fa capo a Platone ed ha trovato espressione, tra gli altri, in Cartesio, dominando poi il romanticismo. La teoria della mente di Platone è essenzialmente dualista e le emozioni sono viste come forze incontrollabili in continuo contrasto con la ragione. La perfezione morale e la salute mentale sono costituite dal trionfo della ragione sulle passioni.
Una seconda tradizione di pensiero fa capo invece ad Aristotele che ha proposto una visione della mente che può essere definita funzionalista. Per Aristotele le emozioni derivano dalle credenze e dai desideri che le persone hanno riguardo al mondo.
La prima tradizione, secondo cui le emozioni sono nemiche della ragione, ha dominato il pensiero cristiano ed ha avuto un’importante influenza su tutta la nostra cultura. Il motivo per cui le emozioni sono state ignorate per molto tempo dalla psicologia probabilmente risale a questa ragione, oltre che alla tendenza diffusa a pensare che le emozioni fossero di natura esclusivamente biologica ed avessero uno scarso interesse per le analisi psicologiche.
Nell’ambito della psicologia cognitiva, da una situazione in cui la comprensione delle emozioni sembrava avere un ruolo minoritario, si è assistito, negli ultimi decenni, sotto la spinta delle ricerche sui meccanismi coinvolti nelle emozioni, ad un notevole sviluppo di teorie che includono le emozioni come particolari forme di valutazioni in grado di orientare l’elaborazione dell’informazione.
{xtypo_rounded2}Oggi sappiamo che le emozioni sono indispensabili.{/xtypo_rounded2}
Trattasi di stati affettivi intensi, di breve durata, con una causa interna od esterna, un contenuto cognitivo, che hanno la funzione di ri-orientare l’attenzione.
L’emozione è un processo che ha un inizio, una durata ed una fase di attenuazione ed è accompagnato da modificazioni fisiologiche, espressioni facciali e comportamenti caratteristici.
Le emozioni svolgono un’importante funzione adattativa, sono associate ad un insieme di reazioni fisiologiche e comportamentali e permettono di affrontare efficacemente le situazioni emozionali (D’Urso, Trentin, 1988)
Ogni emozione ha un ruolo regolatore da svolgere che porta, in un modo o nell’altro, alla creazione di circostanze vantaggiose per l’organismo. (Damasio, 1999)
{xtypo_rounded2}Le emozioni sono dei processi adattivi funzionali alla sopravvivenza dell’individuo:{/xtypo_rounded2}
- Promuovono risposte adeguate alle situazioni di emergenza;
- Promuovono l’esplorazione dell’ambiente (che permette di fare previsioni su un evento);
- Comunicano velocemente gli stati interni alle altre persone (l’espressione non verbale delle emozioni è una modalità rapida e quindi efficace per informare l’altro del nostro stato d’animo);
- Guidano e favoriscono i processi decisionali;
- Le emozioni rappresentano delle reazioni transitorie di aggiustamento che hanno la funzione di riportare l’organismo a ristabilire una relazione stabile con il suo ambiente.
Le emozioni vanno percepite come tali dal soggetto che le esperimenta e le deve accettare, per farlo ne deve riconoscere il significato che assume come segnale di orientamento del comportamento. Questa complessa funzione richiede abilità meta cognitive e di auto riflessività e si chiama competenza emotiva.
Tale abilità prevede la capacità di gestire le emozioni nelle situazioni stressanti e di regolarle e modularle; la capacità di riconoscere le emozioni negli altri (empatia), la capacità di valutare le possibili conseguenze delle manifestazioni delle nostre emozioni.
Si definisce invece validazione emotiva il tentativo di comunicare al paziente che le sue emozioni hanno un senso e che possono essere comprese all’interno del suo sistema di rappresentazioni.
{xtypo_rounded2}Esistono varie strategia di validazione emotiva (Linehan, 2001){/xtypo_rounded2}
Fornire alla persona l’opportunità di esprimere le sue emozioni;
- considerarle con attenzione e accettarle così come sono
- Aiutare l’utente ad osservare e denominare le sue emozioni
- “Leggere” le emozioni dell’utente; proporre la possibile presenza di emozioni manifestate solo parzialmente
- Comunicare al paziente che i suoi sentimenti sono validi
Esistono una serie di atteggiamenti che non favoriscono la validazione (Linehan, 2001);il focalizzarsi sulla percezione personale che si ha riguardo le emozioni dell’utente, il fare commenti critici verso le emozioni dell’utente, sottolineare l’irrazionalità e le deformazioni insite nella vita emotiva dell’utente, il considerare le emozioni dolorose come elementi di cui doversi liberare.
prima parte di un saggio che verrà pubblicato integralmente su Ubiminor - Rivista