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I più fantasiosi, con inconsapevole ironia, lo chiamano il foglio "vai via" Dicono proprio cosi: "mi hanno dato il vai via" sia che si tratti di un vero e proprio decreto di espulsione sia che gli sia stato notificato un più banale ma ugualmente allarmante rifiuto (oppure in certi casi addirittura revoca ) del titolo di soggiorno.

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Ed in effetti in tutte queste nefaste carte viene riportato l'inquietante invito o ordine a lasciare il territorio nazionale in una manciata di giorni.

Perché, nonostante le urla e i proclami da campagna elettorale, fortunatamente non possiamo "cacciarli" fisicamente via tutti.

Espellere infatti costa. E poi, diciamolo, ci servono qui. Ci servono le loro braccia, forti a raccogliere frutta e ortaggi o a costruire case e strade, oppure amorevoli per accudire i nostri cari e meticolose nel pulire le nostre case.

Ci servono le loro anime coraggiose e grate e le loro teste brillanti e resilienti ma chine e mute, ricattabili perché, se osano pretendere i loro diritti, appunto, li si espelle.

E così nonostante i cambi di governo e di leggi le espulsioni continuano a essere notificate ai malcapitati di turno.

Si tratta, nella maggior parte dei casi, di decreti in cui viene ordinato, al migrante irregolare o allo straniero al quale viene sottratto il diritto a soggiornare, di autoespellersi, di andare via.

Possibilmente con le sue gambe e a spese sue. E se non lo fa potremmo sempre rinfacciargli che non rispetta la legge e punirlo severamente per questa trasgressione.

I più sfortunati di loro, in attesa di essere rispediti o di rispedirsi a "casa loro", vengono rinchiusi per settimane o mesi, nei famigerati centri di espulsione che cambiano nome e acronimo ad ogni governo ma restano, in ogni governo, infami gabbie per migranti, luoghi in cui si punisce con la detenzione amministrativa (vale a dire in assenza di reato) alcune categorie di persone non per quello che hanno fatto ma per quello che sono: stranieri privi, loro malgrado, di un titolo di soggiorno.

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In alcuni casi questa indecente prigionia induce alla morte per suicidio o per botte o abbandono del "trattenuto" che però, per ipocrisia istituzionale viene definito, pure da morto, «ospite ».

Il foglio di via può colpire chiunque: ragazzi maggiorenni nati qui che non hanno diritto alla cittadinanza e magari hanno perso il permesso di soggiorno; persone che hanno pure acquistato casa e che si trovano di colpo disoccupati e, in assenza di reddito viene loro spietatamente revocato il titolo di soggiorno; migranti che provengono da paesi (come l'Albania, l'Ucraina e l'Argentina) per i quali non è imposto il visto di ingresso per periodi brevi ma che poi trovano lavoro e si fermano irregolarmente (in virtù di norme sapientemente ottuse che vietano il passaggio da turismo / lavoro), richiedenti asilo ai quali è stata rifiutata la protezione, persone che hanno commesso dei reati pure insignificanti ma comunque ostativi alla regolarità ecc...

Anche i cittadini comunitari, se considerati pericolosi, magari perché offrono solidarietà ai profughi, possono essere oltraggiati da un'espulsione, come ben sanno i solidali francesi a Ventimiglia.

E nella smania espulsiva e securitaria, pure gli italiani (una variazione masochista di "prima gli italiani").

È capitato durante il G8 a Genova, nella foga punitiva che ha invaso gli animi delle nostre divise in quel luglio maledetto, una cittadina italo /svizzera, con chiara nazionalità, lingua e cognome italiano, nel dubbio è stata espulsa in svizzera.

Perché un'espulsione non si nega a nessuno.


articolo precedentemente pubblicato da Repubblica


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